“Infermiere di famiglia? Governo e regioni hanno mostrato il braccino corto nel momento più importante”

Il progetto dell’infermiere di famiglia, fondamentale per implementare il nuovo modello di assistenza territoriale, non decolla. Anzi, secondo i dati della Corte dei Conti riportati nel Rapporto 2021 sul coordinamento delle finanze pubbliche (VEDI), praticamente non è ancora partito.

Già, perché dei 9600 professionisti impegnati sul territorio che erano previsti dal Decreto Rilancio, finora ne sono entrati in servizio solo il 12%. Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato di categoria Nursing Up, ha commentato il report in un comunicato che vi proponiamo qui integralmente.

‘Un boomerang sulla sanità ordinaria’

“Constatiamo, con grande amarezza, e non ne siamo certo soddisfatti, che le nostre previsioni hanno trovato riscontro nei recenti dati della Corte dei Conti: durante il Covid, il peso dei ricoveri nelle terapie intensive e le difficili situazioni dei pronto soccorsi ogni giorno allo stremo, legate anche alla cronica carenza di personale, hanno agito come un boomerang sulla sanità ordinaria e sulle cure ambulatoriali.

La Corte dei Conti evidenzia, nel suo report, che sono stati registrati ben 747mila ricoveri in meno nelle aree non Covid, e inoltre, ben 145 milioni di prestazioni ambulatoriali in meno, delineano il quadro desolante di una sanità italiana con molte criticità, le cui lacune sono state messe a nudo da un virus che ha obbligato a concentrare le già scarse energie sui pazienti infetti, chiudendo reparti su reparti, anche a causa di quel triste picco di 80-85 mila infermieri mancanti all’appello solo nel SSN.

‘Infermiere di famiglia promosso con squilli di tromba e poi…’

“In tutto questo appare evidente che, al di di fuori della realtà ospedaliera, avevamo bisogno come il pane di quel progetto degli infermieri di famiglia, quello che il Governo prima ha promosso con squilli di tromba, arrivando anche a promuovere una legge ad hoc, e che poi ha lasciato che si realizzasse solo in minima parte.

Avevamo chiesto a gran voce, con ripetuti appelli purtroppo inascoltati, al Governo e alla Conferenza delle Regioni, che dopo l’approvazione della legge per l’assunzione degli infermieri di famiglia, le circa 9600 unità di professionisti previste dalla nuova normativa, di per se già poche, fossero inserite da subito in pianta stabile nelle realtà sanitarie locali, per fronteggiare nel migliore dei modi, con un concreto sostegno alla sanità territoriale febbricitante da tempo, l’esplodere dei ricoveri, nel pieno dell’emergenza pandemia.”

‘I dati della Corte dei Conti sono schiaccianti’

“Tutto questo non è accaduto, il Governo e le Regioni ancora una volta hanno mostrato ‘il braccino corto’ nel momento più importante. I dati della Corte dei Conti sono schiaccianti ed evidenziano che stiamo camminando, anzi correndo, contro mano, su un’autostrada, a bordo di un veicolo con i freni difettosi.

Eppure le occasioni non mancano, ancora oggi, per poter rimediare alle azioni disastrose del recente passato. Gli infermieri di famiglia, adesso più che mai, vanno inseriti in modo capillare, da nord a sud, con un solido piano di rilancio della sanità territoriale.”

‘Urge una concreta riforma della sanità territoriale’

“Il nuovo PNRR del Governo Draghi, l’atteso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbe dare impulso, la nostra speranza è questa, a una concreta riforma della sanità territoriale, un salto di qualità indispensabile da mettere in atto, alla luce di un aumento consistente delle risorse, con la dote per l’assistenza domiciliare che sale ufficialmente fino a 4 miliardi di euro.

Serve una Convenzione nazionale per l’infermiere di famiglia. Sarebbe inimmaginabile un contratto analogo a quello dei dipendenti del Ssn, che non è certo funzionale alle attività che questa figura andrà a svolgere.”

‘Occorrono assunzioni capillari’

“E se da un lato, le Rsa e le strutture private hanno bisogno come il pane degli infermieri dipendenti, dall’altra occorrono assunzioni capillari anche nella sanità pubblica, in un piano strategico lineare che preveda, il rafforzamento delle realtà ospedaliere, il supporto di quelle private sempre più bisognose di ossigeno, offrendo in tutto questo alla sanità italiana la figura chiave dell’infermiere di famiglia, quella che con la sua professionalità snellirà i ricoveri, offrirà sostegno ai cittadini bisognosi di assistenza e cure, garantirà finalmente la prevenzione nelle scuole”.

Autore: Alessio Biondino

Corte dei Conti: mancano gli infermieri di famiglia previsti dal Decreto Rilancio

Alessio Biondino

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