Quando il responsabile di un servizio viene assunto, ma dopo sei mesi tale servizio non risulta ancora essere attivo… Che cosa fa? Di sicuro prende comunque lo stipendio, poi chissà.
La denuncia dei sindacati
È questo il tenore della denuncia di Ercole Castelnovo, capodelegazione dei sindacalisti dei dipendenti dell’Asst provinciale di Lecco, che ha raccontato a Il Giorno una situazione che ha del paradossale (VEDI).
L’argomento principe della vicenda è l’infermiere di famiglia, figura fondamentale per implementare il nuovo modello di assistenza territoriale, che in realtà non ha mai iniziato la sua attività (VEDI) così come era invece previsto.
Dovevano essere 54 già attivi sul territorio
E anche nel Lecchese, nonostante la legge regionale del dicembre 2020, il progetto sembra fermo con le quattro frecce: dovevano essere 54 gli infermieri di famiglia già al lavoro (almeno in base alle direttive e ai calcoli dei vertici della sanità lombarda nei paesi dell’Asst in oggetto), eppure… A distanza di quasi un anno, di loro non si vede neppure l’ombra.
Sì, 33 sono stati selezionati e sarebbero anche pronti per lavorare sul territorio, ma in realtà non hanno mai iniziato a svolgere il ruolo per cui sono stati assunti. Dove sono finiti? Con ogni probabilità sono stati sbattuti in corsia per compensare le carenze dei nostri ospedali.
Il direttore è ‘al lavoro’ da 6 mesi
Eppure il loro direttore delle professioni sanitarie (a cui spetta un compenso lordo di circa 60.000 euro annui…), responsabile del progetto dell’Infermiere di famiglia, è già ‘al lavoro’: da ormai sei mesi percepisce regolarmente lo stipendio per gestire un servizio che in verità non è mai stato attivato e che non si sa nemmeno quando partirà.
Castelnovo, sulla questione, è piuttosto provocatorio: “Chissà di cosa si sta occupando. Ci sembra opportuno evidenziare questa nuova mancanza dei nostri servizi sanitari”, denuncia.
‘Cos’altro deve accadere?’
Per poi rivolgersi ai palazzi del potere: “Cosa deve ancora accadere per auspicare un sussulto degli amministratori e dei politici locali? Ancora una volta si sottraggono servizi territoriali e risorse al territorio e alle attività domiciliari per i cittadini”.
E intanto, senza infermieri di famiglia, i medici di base hanno ricominciato a intravedere file interminabili nei loro studi; per non parlare di pronto soccorso, che si vanno man mano ripopolando e intasando di codici verdi e bianchi.
Autore: Alessio Biondino
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