Infermieri indiani: l’Italia non è tra le loro mete preferite

Dario Tobruk 28/05/25

Gli infermieri indiani continuano a cercare occupazione all’estero, attratti dalla domanda crescente di personale sanitario a livello globale e dalla possibilità di ottenere salari più alti e condizioni lavorative più favorevoli.

Tuttavia, secondo quanto riportato dall’associazione BorderPlus, l’Italia non rientra tra le destinazioni preferite dagli infermieri indiani, poiché altri paesi offrono benefit più vantaggiosi e retribuzioni superiori.

Gli infermieri indiani snobbano l’Italia e vanno in Germania

Paesi occidentali come Germania, Emirati Arabi, Belgio e Regno Unito stanno reclutando attivamente forza lavoro infermieristica dall’India con la promessa di condizioni di lavoro e retribuzioni migliori. Solo l’Italia ha avuto la necessità di stabilire accordi intergovernativi per recuperare un po’ di quel surplus di forza lavoro tanto gradita ai paesi occidentali.

Ma secondo le fonti, le mete preferite dagli infermieri indiani sono comunque Germania, Regno Unito e Australia.

 Gli infermieri indiani trovano sempre più conveniente lavorare all’estero, dove gli stipendi sono ben più alti rispetto a quelli percepiti nei loro paesi d’origine. Secondo BorderPlus, ad esempio, un’infermiera in Germania può guadagnare fino a 3.300 € al mese dopo aver ottenuto la licenza, una cifra oltre cinque volte superiore a quella corrisposta dagli ospedali privati in India.

A facilitare questo esodo professionale sono agenzie specializzate, come BorderPlus stessa, che supportano gli infermieri indiani nell’inserimento lavorativo all’estero. La domanda è alta soprattutto nei reparti di terapia intensiva, geriatria e assistenza prenatale.

Per agevolare il reclutamento, molti paesi hanno alleggerito i requisiti linguistici e di abilitazione all’esercizio, una strategia adottata anche dall’Italia in alcuni casi, per rendere il sistema più attrattivo per gli infermieri indiani.

Le agenzie del lavoro intercontinentali

Per sostenere l’immigrazione degli infermieri indiani, le agenzie intercontinentali specializzate nel collocamento sanitario stanno investendo in veri e propri campus formativi.

Offrono prestiti, borse di studio e supporto logistico per un massimo di 120 candidati per volta, con l’obiettivo di espandere la capacità fino a 500 posti.

Questi centri non si limitano all’insegnamento linguistico, ma forniscono assistenza nella documentazione, consulenza personalizzata e servizi orientati all’integrazione culturale e professionale nel sistema sanitario del Paese ospitante.

Un modello che conferma quanto il reclutamento di infermieri indiani sia ormai un segmento redditizio e strutturato del mercato globale del lavoro.

La depredazione della forza lavoro sanitaria dei paesi occidentali

Nonostante il crescente esodo di infermieri indiani verso l’estero, le ripercussioni su scala nazionale sono evidenti.

In India, il rapporto è di appena 1,96 infermieri ogni 1.000 abitanti, ben al di sotto della soglia minima raccomandata dall’OMS, fissata a 3. Nei Paesi OECD, la media è di 9,2; in Italia, si attesta a 6,2 (dati 2021).

Un paradosso che colpisce tanto l’India quanto l’Italia: da un lato, un Paese con pochi infermieri che li esporta, dall’altro uno con alta disoccupazione infermieristica e una carenza strutturale. Il nodo? Retribuzioni basse, scarsa soddisfazione e mancanza di valorizzazione professionale.

Il reclutamento massivo di infermieri indiani da parte dei Paesi occidentali solleva più di una questione etica. Alimenta la carenza nei territori d’origine, specie nelle zone rurali, e soffoca ogni possibilità di rivendicazione sindacale interna. Un modello di sfruttamento che qualcuno ha già definito “colonialismo al contrario”.

Gli esperti parlano chiaro: investire su formazione, condizioni lavorative e stipendi equi è l’unico modo per trattenere i talenti infermieristici. Ma si tratta di una scelta politica, spesso evitata perché costosa. E così, il ciclo continua. Anche gli infermieri italiani, in fondo, emigrano per le stesse ragioni.

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Perché gli infermieri indiani sono così richiesti all’estero?

Gli infermieri indiani sono sempre più richiesti a livello internazionale grazie alle loro competenze cliniche solide, alla conoscenza della lingua inglese e alla disponibilità a trasferirsi. Un mix vincente che ha attirato l’interesse di numerose agenzie di collocamento transcontinentali, che facilitano l’espatrio offrendo supporto per visti, corsi di lingua e inserimento lavorativo.

Ma cosa spinge davvero gli infermieri indiani a lasciare il proprio Paese? Le retribuzioni. In Germania si parte da 2.700 euro al mese, con possibilità di arrivare a 3.300 euro dopo la licenza. Nel Regno Unito, gli stipendi partono da circa 2.600 sterline, l’equivalente di 9–12 volte uno stipendio medio mensile in India.

Quanto agli Emirati Arabi Uniti, il discorso cambia completamente: le offerte salariali sono così elevate che il confronto non regge nemmeno per gli infermieri italiani. Secondo l’ODEPC, gli stipendi proposti da Dubai sono più che raddoppiati negli ultimi anni, attirando personale sanitario da tutto il mondo, anche dall’Italia.

Perché gli infermieri indiani decidono di emigrare?

Per molti infermieri indiani, emigrare è diventata una scelta quasi obbligata. La domanda globale di personale sanitario, unita a retribuzioni più elevate e migliori condizioni di lavoro, spinge sempre più professionisti verso l’estero. Solo in Germania, si stima un fabbisogno di 150.000 infermieri già nel 2025, che salirà a 500.000 entro il 2030.

Per rispondere a questa emergenza, Berlino sta sviluppando percorsi di migrazione strutturati e “etici”, capaci di attrarre operatori qualificati.

In quest’ottica, nell’aprile 2025 BorderPlus ha acquisito Onea Care, azienda tedesca specializzata nel reclutamento sanitario, con l’obiettivo di formalizzare un settore ancora frammentato.

Fino ad allora, Onea operava principalmente in Paesi come Brasile, Nord Africa, Indonesia, Turchia, Medio Oriente e Filippine.

Ora l’India diventerà il nuovo bacino prioritario per l’arrivo di infermieri indiani. “L’acquisizione ci consente di espandere l’approvvigionamento e diversificare il reclutamento su tutto il territorio tedesco, evitando una dipendenza eccessiva da un unico mercato”, ha dichiarato Mayank Kumar, fondatore di BorderPlus.i in cui Onea era operativa.

Ora avremo la capacità di approvvigionarci in più sedi in Germania, il che ci garantisce maggiore diversificazione ed evita una sovra-indicizzazione sul mercato indiano”, ha affermato Mayank Kumar, fondatore di BorderPlus.

Quindi gli infermieri italiani non hanno nulla di cui preoccuparsi: difficilmente subiremo la concorrenza al ribasso da parte dei colleghi indiani.

La verità che emerge da questi dati, è che neanche per gli indiani siamo una metà ambita a cui fare concorrenza.

Forse la preoccupazione maggiore è quella che agenzie del lavoro come BorderPlus possano fiutare definitivamente l’aria di stagnazione qui in Italia e incominciare ad investire anche nel nostro paese: così che, insieme agli indiani, iniziamo ad essere merce di scambio ed emigrazione per lavorare in paesi stranieri con condizioni di lavoro e stipendi migliori.

Gli infermieri italiani dovrebbero preoccuparsi: perché non hanno nulla di cui preoccuparsi

Gli infermieri italiani non hanno motivo di temere una concorrenza al ribasso da parte dei colleghi indiani: l’Italia non è tra le mete ambite, né rappresenta un’opportunità particolarmente vantaggiosa per chi cerca retribuzioni e prospettive migliori. E a dirlo non siamo noi, ma i dati raccolti da associazioni come BorderPlus.

Il vero timore, semmai, è che queste agenzie del lavoro inizino a investire anche nel mercato italiano, annusando il clima di stagnazione e malcontento che serpeggia tra gli operatori sanitari.

In quel caso, potremmo non solo assistere all’arrivo di professionisti da altri Paesi, ma anche diventare noi stessi parte di un sistema di esportazione della forza lavoro infermieristica. Come avviene da molti anni.

Un paradosso tutto italiano: formare professionisti di valore, per poi vederli partire in cerca di stipendi e dignità altrove.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Fonti:

  • Stubbs F. Recruitment of nurses from India and their experiences of an Overseas Nurses Program. Nurs Crit Care. 2017 May;22(3):176-183. doi: 10.1111/nicc.12181. Epub 2015 Jun 22. PMID: 26095166.
  • Alonso-Garbayo A, Maben J. Internationally recruited nurses from India and the Philippines in the United Kingdom: the decision to emigrate. Hum Resour Health. 2009 Apr 24;7:37. doi: 10.1186/1478-4491-7-37. PMID: 19393080; PMCID: PMC2680394.
  • MedicalBuyer (2023). Germany fast becoming popular work destination for indian nurse. [medicalbuyer.co.in]
  • Greco, G., de Belvis, A. G., Meregaglia, M., Fattore, G., & Ricciardi, W. (2023, December 18). Challenges for the Italian National Health Service in 2024. How to plan the future health workforce. European Observatory on Health Systems and Policies – Health Systems Monitor.

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

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