Infermieri su ambulanze al posto dei medici? “Il servizio non peggiora, occorre smorzare i toni!”

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Tra cittadini che scrivono lettere ai giornali per urlare al mondo che “vogliono essere curati da medici e non da infermieri” (VEDI), i media che ci descrivono come “inservienti” (VEDI) e i medici che non perdono occasione di gridare allo scandalo (VEDI) se gli infermieri evolvono come negli altri paesi europei, il clima di scarsa fiducia che si respira nei confronti dei professionisti dell’assistenza è piuttosto preoccupante.


Per certi versi inaccettabile, come denuncia il Coordinamento degli Ordini delle Professioni Infermieristiche della regione Toscana in riferimento alla questione “Infermieri su ambulanze al posto dei medici” (VEDI Gazzettino del Chianti): «Non riteniamo più accettabile il clima che si sta generando in troppe zone della regione accostando la figura infermieristica ad un depauperamento dei sistemi sanitari.

Abbiamo sostenuto sin da subito la delibera 1424 della Regione Toscana che ha l’obiettivo di riorganizzare il sistema dell’emergenza sanitaria territoriale. Necessità spesso richiamata e che trova finalmente una pianificazione e programmazione regionale che meglio definisca una diffusione territoriale al passo di sistemi già in atto nella restante parte d’Europa e del mondo intero.


Con esperienze già consolidate all’interno della Toscana che hanno dimostrato la garanzia di percorsi di cura efficienti, efficaci ed appropriati con ottimi ritorni di soddisfazione da parte degli utenti, familiari e istituzioni locali».

In parole povere: dove ci sono gli infermieri sulle ambulanze il servizio non peggiora affatto! «Lo diciamo con forza – proseguono dal coordinamento degli ordini infermieristici toscani – sostenuti dai profili normativi e soprattutto dalle evidenze scientifiche.


Che hanno più volte sottolineato l’importanza dell’intervento infermieristico anche farmacologico, nelle condizioni cliniche caratterizzate dal migliorare le possibilità di sopravvivenza dei pazienti e che hanno dimostrato come gli esiti dei pazienti trattati da team infermieristici specializzati siano equiparabili a quelli trattati da team medici.

Crediamo da sempre in un sistema multiprofessionale integrato, in grado di garantire risposte appropriate e che valorizzi lo sviluppo di tutte le figure che operano nella complessità delle reti dell’emergenza-urgenza territoriale.


Riteniamo opportuna la revisione e rimodulazione dei territori e dei professionisti a bordo dei mezzi di soccorso avanzato. In particolare sarebbe cruciale avere medici, con infermieri e autisti soccorritori, a bordo di automediche in partenza da punti centrali delle aree strategiche. Una implementazione fondamentale e capillare dei mezzi di soccorso avanzati infermieristici a supporto dei soccorritori delle associazioni di volontariato al fine di garantire standard elevatissimi di soccorso pre-ospedaliero.

Infine, ma non per importanza, sono da tenere presenti le ambulanze con soccorritori volontari in grado di assicurare manovre rianimatorie di base precoci in attesa dell’infermiere o del medico.


Riteniamo che sia davvero grave che in un momento storico così delicato e complesso si utilizzino questi toni che non fanno altro che aumentare una frattura sociale, rischiano di generare aumento di episodi di violenza ai danni degli operatori, minano la fiducia in un servizio sanitario nazionale già indebolito.

Come Coordinamento degli Ordini degli Infermieri della Toscana continueremo a lavorare ai tavoli istituzionali nel mandato del nostro ruolo, ma non possiamo più accettare strumentalizzazioni che non trovano fondamenti in ciò su cui si basano le scelte in sanità. Ovvero, i dati scientifici».

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Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino