Infermieri ucraini al lavoro in Italia, FNOPI: “No a sanatorie future”

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“Non ci tireremo indietro per accogliere e curare sia i pazienti che i professionisti che fuggono dalla guerra”. È questo il pensiero principale che la FNOPI, Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, ha voluto esprimere all’indomani dell’entrata in vigore del decreto “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”.

Commentando il decreto, che prevede anche la possibilità per gli operatori sanitari (medici, infermieri e OSS) residenti nel paese occupato di esercitare temporaneamente qui in Italia fino al 4 marzo 2023, la Federazione ha però voluto mettere alcuni puntini sulle “i”.

FNOPI: “Una questione non legata alla carenza”

“Ci siamo già trovati durante la pandemia e per far fronte alla forte carenza di professionisti che da anni denunciamo nelle condizioni di prevedere l’immissione di infermieri stranieri senza il regolare percorso di verifica della qualità della formazione e senza il controllo degli ordini a cui, anche se viene data comunicazione, non c’è obbligo di iscrizione, ‘sfuggendo’ così alle verifiche deontologiche ed etiche oltre che della lingua italiana.

Ma questa è evidentemente altra questione, non legata alla carenza. Potrebbe anzi avere grande valenza non tanto per sostituzioni di personale mancante, perché ovviamente non è pensabile sostituire infermieri con un percorso certificato, quanto per fungere da mediazione culturale con i tanti pazienti ucraini che ci troveremo ad assistere”.

“No a sanatorie future”

Però, sottolinea la FNOPI, non deve esserci il rischio di andare incontro a un qualche condono tipicamente italiano: “Tutto questo non può poi, alla distanza, trasformarsi in una sanatoria. Niente sanatorie: per una eventuale stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della formazione di chiunque provenga dall’estero e comunque da una formazione diversa da quella garantita in Italia e sono necessarie le verifiche previste per legge.

Massima disponibilità quindi per un percorso che può rivelarsi non solo umanitario, ma funzionale, anche se non certo nelle vesti di logiche sostitutive, quanto di logiche di affiancamento, soprattutto per l’assistenza alle popolazioni che giungeranno da quelle zone d’Europa nel nostro Paese e avranno bisogno di tutta l’assistenza sanitaria possibile.

Anzi la Federazione degli infermieri per dare maggior supporto a tutte le situazioni che, professionalmente, si possono creare nell’emergenza, sta anche studiando l’opportunità di far proseguire gli studi, ovviamente senza bisogno di prova di ammissione, agli studenti di infermieristica che hanno dovuto abbandonare le facoltà ucraine, negli atenei del nostro Paese, per dar loro la massima formazione di qualità che l’Europa e il mondo riconoscono agli infermieri italiani, i più ‘ricercati’ e ‘desiderati’ in tutte le nazioni europee ed extraeuropee”.

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Alessio Biondino

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