Intervista a Raffaele Varvara: fondatore di “Infermieri in Cambiamento”

Gaetano Romigi 02/11/20
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Si è costituito da poco come associazione ma è già da un anno che spopola sul web. Si tratta di “Infermieri in Cambiamento”.

Il movimento è nato ufficialmente dall’idea e dall’impegno fattivo di Giuseppe Piazza, Andrea Farris, Andrea Tramacere, Gaetano Ciscardi, Antonio Caracallo, Daniela Maggio e Raffaele Varvara, il presidente che abbiamo deciso di intervistare per meglio sapere chi sono e cosa vogliono fare per la professione.

Intervista a Raffaele Varvara: fondatore di “Infermieri in Cambiamento”

Raffaele: intanto grazie alla redazione di Dimensione Infermiere per averci consentito di esordire nel giornale. Siamo un movimento politico/professionale che intende ascoltare e dar voce al malcontento diffuso tra i colleghi per incanalarlo in un percorso di emancipazione con l’obiettivo di applicare le evoluzioni che abbiamo conosciuto sulla carta alla prassi clinica rimasta invariante.

Gaetano: come nasce questo progetto?

R: questo progetto è già in cantiere da 3 anni quando un gruppo di giovani infermieri si è ritrovato a condividere lo stesso senso di insoddisfazione e mortificazione per la professione. Poi abbiamo visto che questo disagio era più diffuso di quanto credessimo: c’è chi si sente professionalmente smarrito, turbolento, in ricerca, chi pensa di abbandonare la professione, chi pensa di aver sbagliato scelta, chi pensa di abbandonare il proprio Paese per andare altrove, chi addirittura soffre di ansia, burnout e moral distress.

A questo punto ci siamo detti: “Dobbiamo fare qualcosa”. Infermieri In Cambiamento nasce per aggregare, in un luogo di riparo, di primo soccorso solidale, coloro che avvertono sulla propria pelle questo malcontento. Solo se siamo uniti, il comune malessere può essere accolto, protetto, condiviso, riconosciuto, valorizzato e infine rappresentato su un piano politico-professionale.

G: ecco politica-professionale, ci spieghi meglio cosa intendete esattamente per “politica professionale”?

R: grazie per la domanda che ci dà l’occasione di sciogliere un dubbio sulla parola “politica” vittima di tanti pregiudizi. Molti movimenti si dichiarano a-politici ma di fatto con le rivendicazioni che essi sostengono fanno già politica-professionale. Noi abbiamo voluto sciogliere le riserve dichiarandoci orgogliosamente, “movimento politico/professionale” con il quale intendiamo un’aggregazione di infermieri che vuole concorrere a determinare la politica professionale, cioè le scelte politiche all’interno del perimetro professionale, su sponda ordinistica.

Decidere se cambiare gli insegnamenti al corso di laurea è politica professionale, discutere sul modello organizzativo migliore è politica professionale, esattamente quella che si fa tutti i giorni nelle cucine, con l’aggiunta che noi abbiamo dato un nome, un simbolo e una configurazione sociale.

G: che obiettivi avete?

R: vogliamo applicare le leggi nelle nostre organizzazioni del lavoro. Per farlo serve innanzitutto creare una coscienza di categoria ovvero una presa di consapevolezza dei problemi che viviamo.

Vogliamo aggregare i tanti colleghi che lottano tutti i giorni per l’affermazione di una nuova cultura per convergere le battaglie dei singoli in una rivendicazione comune, con obiettivi comuni.

G: qual è il problema più grande della professione?

R: l’invarianza. Non cambia nulla! Sono passati 21 anni dall’ abrogazione del mansionario eppure ancora oggi il pensiero “ausiliaristico” sembra dominare a tutti i livelli, in barba alle evidenze normative e al progresso scientifico. Evidentemente vi fu posta grande fiducia nella forza illuministica della norma, capace da sola di cambiare, valori professionali, consuetudini, organizzazioni, pratiche; tuttavia ad oggi possiamo affermare che non solo le norme non hanno cambiato nulla ma al contrario le prassi, le organizzazioni, le abitudini hanno respinto le novità apportate dalle norme.

Abbiamo creduto che l’infermiere del futuro fosse la proiezione delle norme e che esse avrebbero cambiato automaticamente le organizzazioni del lavoro senza alcun progetto attuativo perché la norma lo contiene in sé. Dobbiamo ammettere, con onestà, il fallimento di questa linea politica poiché la pratica clinica quotidiana rifiuta il nuovo ruolo dell’infermiere. A questo punto non servono bacchette magiche o soluzioni estemporanee, urge una rivoluzione culturale.

G: e le priorità da affrontare?

R: le priorità da affrontare sono la formazione e l’organizzazione del lavoro. Sulla formazione bisogna lavorare contemporaneamente su due assi: uno per costruire l’infermiere COAUTORE serve la revisione di tutto l’impianto formativo di base, due per rendere consapevoli gli infermieri di oggi serve la revisione di tutto l’impianto formativo post-base.

Dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro urge mandare in pensione nel 2020 il modello per compiti che riduce e frammenta la complessità del processo assistenziale in meri compiti da eseguire in serie, a chiamata.

G: ah ecco l’infermiere COAUTORE, ho letto dallo statuto, molto interessante. Ci puoi spiegare cos’è?

R: si, in pratica il militante di Infermieri In Cambiamento assume la denominazione di CO-AUTO-RE ovvero di un professionista che con COmpetenze di base e avanzate, riconosciute in un contratto fuori dal COmparto, governa la COmplessità della cura con un alto grado di AUTOnomia nella gestione dei processi, accettando quote di REsponsabilità crescenti (che abbiamo già) con un’adeguata REtribuzione (che non abbiamo ancora).

In “Infermieri in Cambiamento” si è COAUTORI perché insieme agli altri attori della sanità, concorreremo a comporre una nuova cultura, un nuovo modo di essere professionisti della salute. Ovviamente l’infermiere COAUTORE non deve essere solo un acronimo ma un modo di essere professionisti poiché l’emancipazione culturale della professione tutta passa necessariamente da un cambiamento culturale interno di ciascuno di noi.

G: Grazie Raffaele.

Autore: Gaetano Romigi

Per maggiori informazioni su Infermieri in Cambiamento vai sulla pagina facebook del movimento.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

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