Meduse, cosa fare in caso di contatto?

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Un incontro ravvicinato, quello con le meduse, che può generare bruciore, dolore, tanto prurito, ma non solo. Come risolvere la situazione e quando bisogna davvero preoccuparsi? Ecco il parere degli esperti.

Il contatto con meduse

In caso di contatto coi tentacoli urticanti di una medusa, che generano una reazione tossica paragonabile a quella dovuta al morso di un serpente, si percepiscono un forte bruciore e dolore la cui intensità dipendono dall’area della cute interessata: se ad esempio, in un bambino, viene colpita un’area più estesa del 50% del suo corpo, la loro intensità può diventare davvero insopportabile. Subito dopo, la pelle si irrita, diventa rossa, e compaiono dei piccoli, tipo orticaria. Solitamente, la sensazione di bruciore comincia ad attenuarsi dopo 10-20 minuti, dopodiché inizia il prurito.

Cosa fare nell’immediato

Per prima cosa sarebbe da verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle e bisognerebbe eliminarle delicatamente con le mani, oppure con un coltello (dalla parte opposta alla lama) o con una carta di credito inclinata di 45 gradi. Attenzione però a non sfregare le parti rimanenti dei tentacoli: su di essi vi sono ancora molte capsule urticanti, che possono continuare a rilasciare veleno.

Se non si dispone di medicamenti, può essere utile far scorrere acqua di mare sulla parte interessata per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata, meglio se calda (43-45°). La stragrande maggioranza dei veleni, infatti, si inattiva con il calore. La parte non va grattata e non va strofinata con la sabbia. No all’ammoniaca, all’alcol, all’aceto, al succo di limone e a altri rimedi “della nonna”, come quelli piuttosto pittoreschi mostrati in alcuni film (VEDI) e che andrebbero a peggiorare la situazione.

La medicazione

Come riportato sul sito dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma (VEDI), la medicazione corretta consiste nell’applicazione di Gel astringente al cloruro d’alluminio. Esso, infatti, ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Purtroppo, in Italia l’abitudine di portare con sé questo gel (utile anche per quanto riguarda le punture di zanzara) non è ancora diffusa in Italia. In alternativa, anche se ha un effetto più ritardato, si può usare una crema al cortisone che agisce dopo circa 20-30 minuti dall’applicazione.

L’area colpita rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi in poco tempo. Per evitare che la pelle si macchi, però, le pomate antistaminiche sono da evitare e l’area andrebbe coperta o ben protetta da uno schermo solare, almeno fino a quando la razione infiammatoria non scompare (non più di due settimane).

Quando preoccuparsi

Qui nel mar Mediterraneo non ci sono specie di medusa pericolose come quelle che, lo scorso anno, hanno ucciso la povera piccola Gaia nelle Filippine (VEDI), ma… La gravità della lesione e del quadro clinico dovuti al contatto accidentale con uno di questi esseri dipendono in primis dalla specie di medusa da cui si è stati toccati e dal tempo di esposizione all’agente irritante, rappresentato da una miscela di tossine. I bambini, per il fatto che hanno una massa corporea minore e il veleno ha maggiori facoltà di agire, sono i più a rischio.

Una situazione di vera emergenza  può materializzarsi quando la sostanza irritante va a colpire soggetti allergici. È infatti possibile l’instaurarsi di uno shock anafilattico, con la repentina compromissione delle funzioni vitali fino al decesso. È perciò necessario fare molta attenzione a segnali quali dispnea, rash cutaneo, sensazione di ostruzione delle vie aeree, astenia profusa, sudorazione e/o tachicardia; segni di fronte ai quali è consigliabile allertare immediatamente il 118.

Alessio Biondino

Fonti:

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