Ministero della Salute conferma: una dose sola per guariti dal Covid

Gaetano Romigi 05/03/21
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In una recentissima nota del 3 marzo 2021 della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute (DGPRE n.0008284), indirizzandosi ai diversi Ministeri, agli Assessorati regionali, agli Enti direttamente o indirettamente coinvolti  e, tra gli altri, anche a tutti gli Ordini professionali compresa la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), su parere scientifico del Gruppo permanente di Esperti sull’infezione da SARS-Cov-2 del CSS, il Ministero della Salute invia l’informativa con cui esprime la possibilità di somministrare un’unica dose di vaccino nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 decorsa in maniera sintomatica o asintomatica.

La vaccinazione – prosegue la nota – deve essere eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa.


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Ministero della Salute conferma una dose a chi ha avuto Covid

Ciò non è da intendersi applicabile ai soggetti in condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta, cioè doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili.

Inoltre, poiché le informazioni relative a una pregressa infezione da SARS-CoV-2 vengono raccolte al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione, si raccomanda di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata di infezione da SARS-CoV-2.

In assenza di questa evidenza di positività al tampone, si raccomanda a tutti gli operatori coinvolti nella campagna vaccinale di raccogliere l’informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione nel modo più completo e dettagliato possibile.

Infine come da indicazioni dell’OMS, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale. La nota chiude affermando che tali raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di SARS-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione.

Ci sembra un documento estremamente importante che esce in una fase delicata in cui la campagna vaccinale necessita di chiarezza e tempestività. Tuttavia il desiderio è anche quello di una migliore definizione del ruolo dell’Infermiere all’interno della campagna vaccinale, dell’individuazione di quale possa essere il contributo in termini di contingente ed infine della scelta di quali contesti operativi e scenari affinché si possa realizzare in tempi ragionevoli la vaccinazione sicura di milioni di cittadini.

Autore: Gaetano Romigi

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Gaetano Romigi

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