Ministero della Sanità a Ordini e Collegi sui selfie in corsia e il decoro professionale infermieristico

Alexandra Alba 17/05/17
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Fotografie, video, selfies pubblicati e diffusi attraverso i social network, che ritraggono operatori sanitari all’interno di strutture pubbliche e private durante l’attività lavorativa sono ormai all’ordine del giorno.

Ecco che l’obiettivo degli ultimi tempi da parte del Ministero della Salute è divenuto la costante vigilanza su questi fenomeni. Questa attenta attività di osservazione ha indotto la Direzione Generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del SSN ad intervenire direttamente attraverso segnalazioni e richieste di chiarimenti ai vari Ordini e Collegi competenti.

I limiti del decoro professionale infermieristico

Il rischio che vede superare i limiti del decoro professionale infermieristico e sanitario si accresce sempre di più, tanto da spingere la Direttrice Generale delle professioni sanitarie, Rossana Ussenti, a rivolgersi direttamente agli organi centrali delle rappresentanze professionali (IPASVI, Ordine dei Medici, Federazione delle Ostetriche) al fine di sollecitarne la partecipazione attiva attraverso:

specifiche raccomandazioni nelle quali si evidenzi la problematica e si sottolinei la necessità del rispetto dell’etica professionale.”

Strutture Sanitarie 2.0? Ma anche no…

Che la nuova dimensione della circolazione di informazioni sia sotto la tirannia dei social network è noto a tutti, ciò che probabilmente non è altrettanto noto è quanto tale canale sia vulnerabile agli eccessi ed agli utilizzi impropri; stiamo facendo crescere in seno a questa società un enorme cancro in merito a sicurezza e privacy, i cui effetti sono squisitamente reali, sebbene la matrice sia virtuale.

Il delicato tema dell’utilizzo dei social network e dei nuovi strumenti comunicativi all’interno delle professioni sanitarie è stato l’oggetto di un interessante convegno svoltosi a Milano intitolato: “La professione ai tempi di Internet, mass media & social network”.

A prendere la parola nella tavola rotonda formatasi in tale evento appare Barbara Mangiacavalli, Presidente della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, che sostiene come:

Si è professionisti non solo quando si indossa la divisa. Siamo professionisti sempre. Se sui nostri profili Facebook ci presentiamo come infermieri, dobbiamo ricordarci che ogni cosa che postiamo dice ai cittadini qualcosa della professione. Correttezza, trasparenza, rispetto, veridicità: le parole che devono guidare la comunicazione da parte nostra.”

Questo solenne invito alla ponderazione e all’appropriatezza dei contenuti che gli infermieri, in servizio e fuori servizio diffondono sui social network, anche – o forse soprattutto – attraverso gli spazi personali sembra cogliere in pieno le preoccupazioni e le conseguenti raccomandazioni del Ministero.

Decoro professionale, dignità e riservatezza del paziente richiedono cure attente!

La distinzione (per molti banale ma che in realtà si rivela tristemente disattesa) che vi è tra l’esorcizzazione del “peso” di alcuni contesti lavorativi nel quale si è chiamati ad operare e la spettacolarizzazione, il dispregio della riservatezza altrui (a maggior ragione in contesti in cui l’altro versa in una situazione di vulnerabilità e debolezza tanto fisica, quanto psicologica) non è poi cos’ trasparente a quanto pare.

L’errore comune ed insidioso che spesso si tende a fare, è quello di considerare la rete come “anonima”, spersonalizzata e spersonalizzante, questo sebbene sia vero in certe sfumature della complessa questione, è quanto meno fuorviante per ciò che stiamo cercando di analizzare: la responsabilità che ogni individuo ha nella risposta di quanto scrive pubblicamente.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

L’immagine della professione viene percepita anche (e questo anche è così denso ed intricato che di certo un articolo non basterebbe a spiegare) da come ci si mostra e ci si propone in questo “mondo virtuale”. Ecco che il convegno tenutosi a Milano si conclude con una proposta-invito di istituire in un prossimo futuro un Tavolo tecnico per la stesura di specifiche linee guida condivise per il corretto uso dei nuovi mezzi e strumenti di informazione e comunicazione. È questa la sfida al quale gli infermieri di questo NUOVO millennio non possono sottrarsi venendo pedissequamente accompagnati in ciò da una VECCHIA e consolidata coscienza etico-professionale.

Alexandra Alba

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