Nuova Carta degli operatori sanitari del Vaticano: Sull’aborto

Alexandra Alba 25/02/17
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La scorsa settimana abbiamo analizzato e commentato la prima sezione – Generare – della Nuova Carta degli operatori sanitari edita dal Vaticano. Questa settimana proseguiremo con la seconda sezione del Dossier sulla Carta:

Dossier: Il Vaticano e la Nuova Carta degli operatori sanitari – Seconda parte “Vivere”

La posizione canonica riguardo l’aborto è stata recentemente rettificata da papa Bergoglio, il quale ha deciso di concedere a tutti i sacerdoti del mondo, la facoltà di assolvere dal peccato d’aborto.

La decisione è contenuta nella lettera apostolica “Misericordia et misera”; a spiegare la scelta del papa è stato Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione:

[…] il perdono arriva comunque dopo un percorso di riconciliazione del credente, vale non solo per la donna che ha abortito ma anche per medici, infermieri, familiari, per chiunque insomma sia più o meno direttamente coinvolto nel fatto.

 

Va per amor di chiarezza ed a scanso di fraintendimenti sottolineato, che resta la scomunica “latae sententiae” prevista per chi abortisce ( stiamo parlando di una scomunica immediata ed automatica, consequenziale al fatto commesso), tuttavia questa viene meno con il perdono del sacerdote.

Lo sviluppo fetale

Prima di proseguire nella nostra analisi credo sia bene definire quando è possibile parlare di formazione di un nuovo essere umano. Fino al termine della decima settimana dobbiamo parlare di embrione, da questo momento in poi possiamo parlare di feto; a partire dalla decima settimana iniziano a svilupparsi ossa, muscoli, nervi ed i grossi vasi. L’estremità cefalica dell’embrione comincia a separarsi dal torace ed ha un volume pari ad un terzo di tutto il corpo embrionale; a livello cerebrale compare il cosiddetto “corpo calloso”, la struttura nervosa che collega i due emisferi cerebrali.

Il nostro “terminus post quem” della decima settimana è puramente esemplificativo ed indicativo, è ovvio che il processo di sviluppo del feto è continuo e non prevede interruzioni.

Cosa leggiamo nella Nuova Carta degli operatori sanitari del Vaticano

Tale scritto conferma la posizione sull’aborto che la chiesa cattolica ha sempre mantenuto, tuttavia, probabilmente sulla scia della posizione pubblica presa da papa Bergoglio, sono stati inserti nuovi articoli che “giustificano” l’aborto dati casi specifici, come ad esempio:

  • Riduzione embrionale
  • Feti anencefalici
  • Gravidanze ectopiche

Per intenderci viene giustificata e legittimata l’interruzione terapeutica di gravidanza (ITG) consentita dalla legge italiana 194 del 1978 anche dopo i primi novanta giorni di gestazione, ed in casi specifici fino alla venticinquesima settimana quando:

la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna. Sono accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

 

Tirando le fila del ragionamento:

interruzione terapeutica di gravidanza : l’assoluzione
=
aborto “scelto” : la condanna.

 

Mettiamo in discussione i luoghi comuni, o almeno proviamoci!

Questo articolo non vuole soffermarsi su quelle che sono credenze o convinzioni legittimamente personali, si propone solo di esplicitare quello che molto spesso rimane nell’ombra, dunque misconosciuto.

L’interruzione di gravidanza condiziona il benessere sia fisico che psichico della donna, e come tutti i lutti richiede una notevole capacità di adattamento ad una “nuova-ma-vecchia” realtà. Il punto è questo: tale lutto accade indipendentemente dalla scelta, o programmazione o non accidentalità dell’aborto. È intrinseco all’aborto stesso.

Si tende a pensare che chi sceglie di abortire abbia una consapevolezza tale da non provare sentimenti luttuosi, e si fatica a credere che tale scelta, pur essendo razionalmente volontaria può comunque essere emotivamente sofferta. Nella maggioranza dei casi le donne sperimentano per molto tempo un intenso vissuto di colpa, che le accompagna per anni. Sintomatologia da lutto complicato, ecco come viene catalogato il periodo seguente ad una “scelta” o “non-scelta” del genere.

 

Il ruolo dell’infermiere nell’interruzione di gravidanza

La durata del lutto post-aborto, e la sua relativa risoluzione possono essere decisamente influenzate dalle esperienze vissute durante tale evento: il sostegno, l’assistenza, l’empatia di tutto il personale sanitario risulta essere una delle variabili più decisive per un processo quanto più sano e sereno.

Sia prima che dopo l’aborto una costante presenza “non-giudicante” da parte degli operatori sanitari rende la paziente in grado di esternare le sue emozioni senza alcun tipo di inibizione o censura, sto cercando di dire che un’adeguata professionalità (ancor meglio se accompagnata da autentica umanità) infermieristica è un ingrediente necessario per la tutela e la cura di ogni tipo di paziente che deve vivere o sceglie di vivere tutto questo.

Leggi anche:

http://www.dimensioneinfermiere.it/dossier-vaticano-la-nuova-carta-degli-operatori-sanitari/

Alexandra Alba

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