OMS: screening su malattie cardiovascolari non riduce la mortalità

Dario Tobruk 20/01/21
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Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo. Ogni anno 17 milioni di persone muoiono per questo tipo di patologie. Purtroppo però, nonostante tutti gli sforzi, lo screening per rilevare i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari ( ipertensione arteriosa, fumo, diabete, ipercolesterolemia, ecc..), a conti fatti, non riduce statisticamente la mortalità e nemmeno il numero di nuovi ammalati.

OMS: necessario rivedere i programmi di screening

Il rapporto dell’OMS Health Evidence Network pubblicato recentemente, ha evidenziato che, nonostante le prove di efficacia degli attuali programmi di screening non siano efficaci nel ridurre mortalità e morbilità, non ci sono motivazioni valide per un abbassamento del livello di guardia. Sulla base dei risultati del rapporto HEN è più prudente:

  • evitare di avviare nuovi programmi analoghi ai precedenti e considerare metodi e prove alternative per raggiungere i risultati desiderati nella riduzione delle malattie cardiovascolari;
  • attendere i risultati delle attuali prove di efficacia dello screening prima di implementare nuovi programmi di prevenzione e screening.

Rapporto Health Evidence Network: cosa dicono le prove?

Lo screening di massa è un protocollo di valutazioni cliniche-diagnostiche, utilizzato per identificare in una popolazione, i soggetti con patologia o a rischio di svilupparla. Nel caso specifico, rilevare tutti i fattori di rischio tipici delle malattie cardiovascolari: fattori sia intrinseci e non modificabili (età, sesso, familiarità) sia estrinseci e quindi modificabili (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo, obesità e sedentarietà, alcool, stress). Patologie che causano gravi perdite ogni anno, con un notevole carico economico per i sistemi sanitari. Il Rapporto Health Evidence Network, targato OMS/ Europa, ha sintetizzato diversi studi randomizzati e controllati di alta qualità, confermando che le attività di screening non hanno avuto alcun effetto sul ridurne l’impatto. Qualche effetto positivo è stato riscontrato sullo screening dell’aneurisma aortico addominale ma, l’evidenze ormai obsolete, a causa di cambiamenti nei fattori di rischio e alcuni miglioramenti nel trattamento, ne inficiano il risultato. Lo scopo di queste rapporto di evidenze scientifiche però, non deve risultare la conferma di un fallimento, ma bensì il motore di azione per indirizzare meglio il timone dell’efficacia. Lo screening di massa è ancora uno strumento potentissimo per migliorare lo stato di salute mondiale: pertanto uno sforzo collettivo di tutti i paesi sarà sempre incoraggiato per trovare nuove alternative e nuove evidenze scientifiche.

Autore: Dario Tobruk (FacebookTwitter)

Cronicità e dintorni

Nei libri di storia, leggeremo: “Nella prima parte del XXI secolo, la costante connessione caratterizzò la vita di tutti. Ma nei primi mesi del 2020…”. La probabile verità è che fino a oggi l’impegno a globalizzare tutti gli aspetti della nostra vita aveva scongiurato la potenziale presenza di uno stress per un evento globale,rischiandolo solo in alcuni casi sanitari oppure per incidenti nucleari o terremoti, senza tuttavia mai incrociarlo. La pandemia da Covid-19 ha modificato questo quadro costruito in un trentennio di progressive aperture delle frontiere e al commercio di beni e servizi, con un primo vero test che sta risultando catastrofico per tutto il globo, con l’Italia in prima linea. Veniamo da anni in cui la spesa sanitaria è stata complessivamente crescente, ma soprattutto è stata in gran parte determinata dalla classe di pazienti affetti da patologie croniche. Viviamo più a lungo, viviamo probabilmente meglio della generazione precedente in termini di salute, ma questo benessere richiede oggi servizi sanitari e socio-sanitari che dovrebbero essere erogati in modo diverso, per numerosità ma anche per complessità.  È il famoso spostamento del baricentro di cura, tema organizzativo individuato da anni senza ricadute programmatorie. E poi è arrivato anche il Covid. Nel periodo di crisi più nero dal secondo dopoguerra, il Servizio Sanitario Nazionale – ed in particolare quello lombardo ma anche di altre Regioni – è stato messo sotto una pressione che ha rischiato di far collassare l’intero Paese. Ora appare chiaro che il Welfare attuale dovrà cambiare per tenere in futuro un ritmo dato da un’emergenza sanitaria che prima non esisteva. Un rapido adattamento è assolutamente necessario. Nelle situazioni di emergenza le pecche organizzative vengono evidenziate molto più rispetto alle condizioni di lavoro normale, ove la buona volontà degli operatori tende a coprire le falle. L’inevitabile confusione che nascerà nel prossimo periodo non dovrà quindi far perdere di vista l’obiettivo per l’assistenza ai pazienti affetti da patologie croniche, ovvero monitoraggio, supporto al paziente, visione olistica. Se l’obiettivo è salvare il Servizio Sanitario Nazionale come patrimonio del nostro Paese, la sfida è decisiva.

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Fonte:

  • www.euro.who.int
  • What is the effectiveness of systematic population-level screening programmes for reducing the burden of cardiovascular diseases? (2021). Health Evidence Network synthesis report 71 By Christian Ulrich Eriksen, Oxana Rotar, Ulla Toft, Torben Jørgensen [apps.who.int]
  • Fotocredit: Gerd Altmann/ Pixabay
  • / https://pxhere.com/en/photo/891074

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Dario Tobruk

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