Le parole del presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, Gian Luigi Bettoli, sono perentorie: “E’ ora di finirla con ideologie corporative e polemiche inutili, servono OSS ‘complementari’ al più presto” , ha dichiarato. E la sua presa di posizione, sicuramente, farà discutere.
La questione degli ‘OSS con formazione complementare
La questione veneta degli OSS che ‘diventano infermieri’ grazie a una delibera (VEDI) della Regione Veneto, scellerata iniziativa seguita poi anche dalla Liguria e da altre regioni, sta scatenando dibattiti e discussioni a non finire nel panorama socio-sanitario del bel paese.
Fortunatamente, dopo le proteste degli infermieri e di diversi OPI in tutta Italia, La FNOPI si è finalmente mossa (VEDI), sguinzagliando i suoi legali e provando a tranquillizzare i professionisti con la promessa di imminenti (e speriamo positivi) aggiornamenti sulla questione.
Diatriba chiusa o quantomeno ‘sospesa’ fino a data da destinarsi, quindi? Macché: non vi è giornata in cui qualcuno, più o meno illustre, non vada a rigirare il dito in questa fresca piaga professionale, l’ennesima, aperta nel cuore degli infermieri italiani.
Bettoli: ‘Non ci sono più infermieri in Italia’
Stavolta c’ha pensato Gian Luigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, con delle prese di posizione che faranno sicuramente discutere e che sono state pubblicate da Redattore Sociale (VEDI).
Bettoli ha criticato non poco “quell’agitazione corporativa che tutti i collegi infermieristici d’Italia hanno scatenato contro le prime delibere regionali per avviare i corsi di Oss complementari”.
Gli infermieri che mancano in Italia, come ricorda il presidente, sono davvero tanti. Anzi, peggio: “La realtà è questa: non ci sono più infermieri in Italia ed i tanti concorsi banditi o annunciati spostano solamente i pochi infermieri disponibili dal sociale agli ospedali, lasciando sguarnito proprio il territorio e le residenze per anziani.
Il ministero della Salute, invece di moltiplicare la formazione universitaria degli infermieri (e comunque ci vorrebbero quattro anni da ora, per averli disponibili), dà indicazioni per restringere ulteriormente il numero di formandi per il prossimo anno accademico. E’ assurdo”.
E le cause di questo scempio, per Bettoli, andrebbero ricercate nel “taglio generalizzato del welfare di natura neoliberista” e nella “posizione corporativa delle professioni di area medica, che puntano tutte al ruolo ‘direttivo’.”
‘Gli infermieri sono diventati mini-medici’
“Così non abbiamo più medici (ridotti in gran parte a burocrati); gli infermieri sono diventati mini-medici e le assistenti sociali, sono tutte dirigenti dei servizi sociali; i sociologi, poi, si sono infilati negli uffici programmazione, invece di fare ricerca nel territorio; ed ora anche gli educatori sociosanitari si sono fatti il loro ordine, seminando confusione e disorientamento tra gli educatori sociopedagogici, che sono oltre il 90% della categoria.
Pure gli psicologi hanno puntato in alto ma, subendo la concorrenza di miriadi di councelors, finiscono in gran parte per fare gli operatori educativi o assistenziali ‘privi di titolo’. La ministra Lorenzin è arrivata anche ad istituire l’ordine degli Oss (gli addetti all’assistenza).
Allora mi domando: chi rimarrà a lavorare concretamente con l’utenza? Di questo passo, rimarranno solo pulitori e badanti, in una condizione di crescente precariato”.
‘E’ urgente averne disponibili presto’
Che in verità gli OSS non abbiano affatto un Ordine non è una cosa di poco conto, vista l’imminente e riconosciuta ‘complementarità’ di cui si parla, ma non abbiamo intenzione di polemizzare su questo.
Piuttosto sul fatto che, per quanto riguarda la carenza di infermieri, secondo il presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia “è urgente rispondere subito, come hanno deciso non alcune singole regioni, ma la Conferenza delle Regioni nel suo insieme.”
L’OSS con formazione ‘complementare’ sarebbe quindi l’unica soluzione possibile.
“La figura dell’OSS – C corrisponde al tradizionale (ed esaurito, sul mercato del lavoro) infermiere generico che opera in collaborazione, e sotto la direzione, dell’infermiere professionale. E’ urgente averne disponibili presto, per coprire questa fase di alcuni anni in cui, altrimenti, le punture ce le dovremo fare da soli” spiega Bettoli.
“Quindi non sono Oss (addetti all’assistenza) ma figure maggiormente qualificate, già prevista dal sistema sociosanitario nazionale, di cui dobbiamo eventualmente lamentare il ritardo nell’attuazione. Si tratta di una figura (gli esponenti intelligenti degli OPI lo sanno) che contribuisce a facilitare lo stesso lavoro degli infermieri.
E’ ora di finirla con ideologie corporative e polemiche inutili: abbiamo bisogno di risposte di sistema e questa, a breve, è una concreta risposta ad un’emergenza che dura da anni, e durerà altri ancora. Nell’interesse generale”.
Perciò ricapitoliamo: secondo il presidente Bettoli, per far fronte alla situazione d’emergenza attuale e per rafforzare a lungo termine il nostro sistema, invece di rendere appetibile la professione infermieristica (magari dando una bella ritoccatina allo stipendio base o facendo loro offerte di lavoro degne) e di ‘liberare’ i tanti professionisti incatenati dal vincolo di esclusività… Dovremmo far rientrare dalla finestra e con un altro nome gli infermieri generici che abbiamo salutato, ’buttandoli fuori’ dalla porta, tanto tempo fa? Discutibile.
Ridurre poi a “ideologie corporative e polemiche inutili” le proteste degli infermieri italiani, che tanto hanno lottato per la propria evoluzione professionale e che fino a non molto tempo fa erano considerati alla stregua di eroi nazionali, ci sembra decisamente inaccettabile.
Autore: Alessio Biondino
OSS che diventano infermieri in Veneto, la FNOPI sguinzaglia i suoi legali
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