Pandemia: il modello svedese è stato soltanto un tragico “fallimento”

Dario Tobruk 15/04/22
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Ma quale “libertà”! Quale modello virtuoso a cui ispirarsi! La verità sul modello svedese di gestione della pandemia , ovvero del “tutto aperto e nessuna restrizione“, è quella di un grave fallimento su tutta la linea, un approccio “moralmente, eticamente e scientificamente discutibile“.

Uno studio pubblicato su Nature incastra la Svezia alle sue responsabilità e conferma, in tal modo, le corrette modalità di gestione nel resto dei paesi europei, Italia in primis.

Svezia: da modello virtuoso a tragico fallimento

Chi non ricorda l’orda di commenti di aspiranti scienziati, novelli ricercatori, dilettanti medici che criticavano, nei migliori dei casi, le restrizioni che l’Italia e il resto d’Europa aveva messo in campo per evitare la diffusione del contagio e la morte di migliaia di persone?

Migliaia di negazionisti laureati su Facebook non perdevano un minuto della loro vita per snocciolare quanto altre nazioni virtuose, come appunto la Svezia, lasciassero maggiormente liberi i cittadini di circolare, ergo loro avevano ragione e noi torto.

A confermare il grave fallimento uno studio pubblicato su Nature in cui gli autori accusano pesantemente la cattiva e anti-scientifica gestione della pandemia nel paese scandinavo.

Scienziati, medici e giornalisti di diversi paesi, tra cui alcuni svedesi, affermano “che una metodologia scientifica non sia stata seguita dalle principali autorità in carica – e dai politici responsabili – con narrazioni alternative considerate valide, con conseguenti decisioni politiche arbitrarie“. In parole povere, cittadini disinformati e decisioni arbitrarie senza alcun fondamento che hanno comportato gravi conseguenze e migliaia di inutili morti.

La pandemia in Svezia? Sacrificare i più deboli

In base allo studio, il vertice politico svedese, dopo aver rimpastato i componenti delle sue maggiori istituzioni sanitarie, si è affidata a fonti ed esperti “indipendenti” che miravanoa raggiungere un’immunità di gregge naturale e a evitare una chiusura della società” in totale discordanza con il resto dei paesi europei e delle evidenze scientifiche disponibili sin dai primi momenti.

Secondo gli autori dello studio “questa strategia svedese di laissez-faire ha avuto un grande costo umano per la società svedese” e le statistiche non possono che confermarne la gravità: a dicembre del 2020, la Svezia registrava una media di 44 decessi per milione di abitanti mentre la vicina Norvegia soltanto 0,5. Più di ottanta volte i morti del paese adiacente.

Le istituzioni sanitarie e la politica della Svezia, pur di non congelare la propria economia ha, a tutti gli effetti, sacrificato i suoi cittadini più fragili, scaricando la responsabilità, dalla società nel suo complesso, alla libera iniziativa dei cittadini e a cui è stato raccomandato soltanto di lavarsi le mani frequentemente, di rispettare il distanziamento sociale e poco più.

Mentre il resto dell’Europa blindava gli abitanti delle città nelle loro case, il territorio scandinavo brulicava di bar, negozi e ristoranti aperti e frequentati.

Solo negli ospedali e nelle case di cure fu raccomandato l’uso delle mascherine e solo nelle più ristrette aree Covid. L’uso dei dispositivi fu scoraggiato negli altri luoghi, contribuendo a diffondere disinformazione nella popolazione.

“Anziani lasciati morire e cittadini disinformati”

Ancora più grave è stata la continua smentita di fatti scientificamente dimostrati quali la diffusione nell’aria del virus, il rapido calo di immunità nel post-Covid e il ruolo del contagio nelle scuole e a lavoro, solo perché dissonante rispetto agli obiettivi istituzionali: raggiungere un’immunità di gregge su precontetti e modelli epidemiologici basati su malattie diverse dal Sars-Cov-2 e che non si comportano come tale.

Eppure, nonostante l’evidente fallimento ciò “sembra non aver fatto cambiare idea al governo centrale non si sono verificati cambiamenti drastici, le prove scientifiche sono state ancora ignorate e la strategia è stata ancora fortemente promossa”.

Per concludere la cieca visione di una società che ha sacrificato i suoi componenti più deboli per salvare poco più di qualche attività economica, non possiamo che riportare l’agghiacciante e tagliente commento degli studiosi: “A molte persone anziane è stata somministrata morfina invece dell’ossigeno nonostante le scorte disponibili, ponendo fine alla loro vita“. Neanche il più sciatto dei tentativi di salvarli, una vera e propria sentenza di morte.

Un risvolto etico, che a quanto pare, i più fomentati no-vax, no-mask, no-greenpass e così via, non credo abbiano mai considerato. Ma conoscendone ormai le ferree convinzioni, siamo sicuri non lo faranno mai.

Lo studio:

Autore: Dario Tobruk 

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Dario Tobruk

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