“Urge investire nella più importante infrastruttura sanitaria che abbiamo: i professionisti della salute. Questa doveva essere la risposta per coloro che durante la pandemia hanno lavorato senza sosta per noi”.
Fials: ‘Stipendi inadeguati’
È così che Giuseppe Carbone (segretario nazionale Fials) commenta ciò che doveva materializzarsi ma che, purtroppo, non si è affatto verificato in favore degli infermieri italiani: un vero e tangibile riconoscimento.
Il segretario, infatti, denuncia una situazione che oramai da tempo non è più tollerabile: “Gli stipendi sono sempre più inadeguati, le indennità di disagio sono da fame, ferme ormai da vent’anni, e le forme incentivanti languono.
In molti territori da gennaio 2021 non viene riconosciuta l’indennità di malattia infettiva ai professionisti impegnati nei servizi Covid, malgrado i ripetuti solleciti del sindacato”.
Per tale motivo, Carbone annuncia che il sindacato è pronto alla mobilitazione: “Senza soldi non c’è futuro, questo gli infermieri e le altre professioni sanitarie lo sanno bene, e anche senza regole d’ingaggio condivise viene a mancare la progettualità.”
La ‘fuga’ di professionisti
Di fronte a questo desolante scenario “e pandemia a parte, deflagra la questione infermieristica e cresce il precariato nelle aziende, mentre le RSA si desertificano a discapito del diritto alla salute dei cittadini. Ormai le chiacchiere stanno a zero: occorre reagire con forza a certe prese di posizione da parte datoriale”.
Certo, le istituzioni hanno in qualche modo cercato di far fronte all’emergenza da Coronavirus, ma… La loro risposta, “se da un lato ha portato all’acquisizione di personale, dall’altro comporta una vera e propria fuga di professionisti che decidono di abbandonare le aziende sanitarie, alla ricerca dell’agognato posto fisso, e ricorrono all’autolicenziamento in mancanza di nulla osta al trasferimento ad altra azienda, creando così buchi in organico difficilmente colmabili”.
Il precariato
Per non parlare del precariato, che non ha abbandonato la categoria neppure in epoca Covid: il sindacato ha infatti criticato “aspramente le scelte aziendali di inserire operatori sanitari con contratti a tempo determinato, soprattutto in quei servizi che richiedono un addestramento ed un affiancamento lungo per acquisire le necessarie competenze”.
Siamo alle solite, insomma. E “se il buongiorno si vede dal mattino, non ravvisiamo siano state poste le basi per affrontare in serenità il futuro e riconoscere agli infermieri e alle altre professioni sanitarie la dignità professionale di cui hanno diritto da tempo.
‘Credevamo fosse l’alba di una nuova era’
Lo stato dell’arte descrive una situazione intricata e non allettante, anche per i pochi neolaureati. Credevamo fosse l’alba di una nuova era con il Recovery Fund in arrivo, invece oggi facciamo i conti con le macerie di quel che rimane”.
Poveri infermieri… Tra stipendi inadeguati, indennità da fame e precariato selvaggio!
Autore: Alessio Biondino
Abbiamo davvero ricominciato a cercare infermieri all’estero (pur di pagarli due soldi)?
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