RSA, i pazienti continuano a morire da soli: una ‘situazione drammatica’

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Muoiono lì, lontani dai propri affetti, per cause naturali indipendenti dal Covid: parliamo dei tanti anziani nelle RSA italiane, impossibilitati a ricevere visite a causa della pandemia in corso.

6 anziani ogni ora muoiono da soli in RSA

Una situazione triste, ingiusta, che rappresenta uno degli aspetti peggiori della pandemia che ha investito il nostro paese e il mondo intero da oramai 14 mesi. Secondo i dati Istat prepandemia, ogni anno muoiono in Italia circa 280.000 ‘nonni’; rapportando questo dato ai 350.000 ospiti delle Residenze Sanitarie Assistenziali del bel paese (con un’età media di oltre 65 anni), al netto del Covid, sappiamo che ne muoiono ben 140.000. 6 anziani ogni ora, in completa solitudine.

Orsan: ‘No alla proposta della Moratti’

Il Comitato Orsan (Open Rsa Now) ha bocciato la proposta della vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, effettuato alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Tale proposta prevede il permesso (deciso dalla direzione sanitaria della struttura) per le visite e gli incontri tra familiari e ospiti delle residenze per anziani se a entrambi è stata rilasciata la certificazione verde Covid-19.

Il Comitato ha chiesto al Governo di convocare un tavolo tecnico per elaborare un protocollo per la riapertura in sicurezza: “Le visite in sicurezza dei familiari degli ospiti nelle Rsa italiane dovranno essere garantite a tutti i familiari, evitando inutili discriminazioni tra familiari vaccinati e non.

Siamo fermamente contrari alla proposta della vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti che sarà presentata oggi in Conferenza Stato – Regioni. Il comitato Orsan ringrazia Letizia Moratti per la sensibilità dimostrata ma chiede alla Conferenza Stato-Regioni e al Ministro della Salute Speranza di stilare entro il 3 maggio, in accordo con il CTS, un protocollo semplice e immediatamente applicabile in tutte le strutture italiane per ripristinare gli incontri in presenza.

Chiediamo inoltre che i familiari siano coinvolti attivamente e direttamente nella stesura di questo protocollo, senza più direttive e decisioni calate dall’alto senza prima sentire il parere e l’opinione di chi è direttamente coinvolto in questa drammatica situazione” ha spiegato Dario Francolino, presidente del comitato Orsan.

Il protocollo proposto da Orsan

Entrando nello specifico, la ‘controproposta’ di Orsan per consentire le visite in presenza a tutti i familiari, amici e conoscenti dei ricoverati, si articola in 5 punti:

    1. Chi si reca a visita deve aver effettuato in farmacia un tampone antigenico naso faringeo, massimo 48 ore prima dell’incontro e presenti il referto (esito negativo) in RSA;
    2. deve eseguire un tampone antigenico rapido all’esterno della struttura prima dell’incontro;
    3. deve essere stato vaccinato;
    4. Si privilegino, in questa fase, gli incontri in spazi all’aperto come giardini e parcheggi o all’interno come palestre e saloni, ovvero gli incontri nella stanza dei pazienti (se vaccinati, come già avviene in Francia);

 

  • Si azzeri il distanziamento tra ospiti e familiari vaccinati o che hanno fatto un tampone con esito negativo.

 

In Italia la situazione è drammatica

Il presidente Francolino conclude ricordando che La situazione italiana è drammatica. Per oltre 300mila persone, ospiti nelle Rsa e nelle Rsd, ogni minuto trascorso senza più vedere ed essere assistiti dai propri cari è un acceleratore di morte.

Chiediamo pertanto l’intervento dei Nas per una verifica urgente delle condizioni di salute e delle modalità di trattamento dei nostri familiari all’interno delle strutture. Anche il personale sanitario è stremato, insufficiente perché molti operatori sono stati assunti dagli ospedali o dalle case di riposo più grandi.

Oltre al valore terapeutico e al gesto d’amore dell’incontro con i propri cari, ai familiari è ormai negato da oltre 13 mesi il diritto di esercitare un ruolo attivo di vigilanza e controllo delle modalità di assistenza interne alle strutture. Oltre che di supportare il personale delle Rsa in attività quali imboccare gli ospiti non autosufficienti, accompagnarli in bagno, intrattenerli leggendo loro un libro o ascoltando insieme la musica preferita o disegnando e scrivendo.

Stiamo raccogliendo testimonianze drammatiche sulla sistematica violazione dei diritti dei nostri familiari in alcune strutture come la riduzione dei pasti, l’aumento dell’utilizzo degli strumenti di contenzione, il mancato utilizzo dei DPI. Non potendo più entrare nelle strutture anche solo per controllare la qualità dell’assistenza caos, arbitrarietà e mancato rispetto dei protocolli di cura e assistenza aggravano la situazione degli ospiti ricoverati nelle Rsa italiane ora dopo ora”.

Autore: Alessio Biondino

Grazie per il francobollo, ma… Quando arriveranno riconoscimenti veri per gli ‘eroi’?

Alessio Biondino

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