È passato più di un anno da quel suo memorabile “dobbiamo chiudere la stagione dei tagli e aprire una e di grandi investimenti” (VEDI) e quasi sette mesi dal suo roboante “abbiamo bisogno di più medici e più infermieri e abbiamo bisogno di trattarli meglio” (VEDI), ma… Roberto Speranza non ha imparato la ‘lezione’ e seguita instancabilmente a fare proclami in tal senso. Nonostante il nostro sistema sanità non se la stia passando benissimo, i professionisti che lo compongono siano sull’orlo di una crisi di nervi senza precedenti, si sentano abbandonati dalla politica e il Governo sia appena caduto.
Tre anni “straordinari”
In un’intervista a Quotidiano Sanità (VEDI), ripercorrendo i tre anni del suo Mandato, il Ministro della Salute parla infatti di un percorso memorabile che ha raggiunto chissà quali insperati obiettivi: “Senza dubbio sono stati tre anni straordinari. Lo scoppio della pandemia che ha colpito il nostro Paese a distanza di pochissimi mesi dalla mia nomina a Ministro della Salute ha caratterizzato questa stagione.
La crisi Covid-19 ha convinto tutti della necessità del rilancio della sanità pubblica e ha reso forte e radicata la consapevolezza che il Servizio Sanitario Nazionale è il bene più prezioso che abbiamo. Oggi nessuno può più considerare i soldi destinati alla sanità come semplice spesa pubblica, ma come il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone.
È grazie a questo cambiamento culturale che in tre anni siamo arrivati a far crescere il Fondo sanitario nazionale da 114 fino a 124 miliardi di euro, aumentando le risorse di 10 miliardi. Non era mai avvenuto prima in così poco tempo. Auspico che l’importanza della tutela del Servizio Sanitario Nazionale non sia mai più messa in discussione e che la spesa sanitaria non scenda mai più al di sotto del 7% del Pil”.
La politica dei tetti
Eppure gli ospedali sono in affanno, la territorialità decantata dal PNRR stenta a decollare e i professionisti sanitari fuggono a gambe levate da uno stress lavorativo insostenibile e da stipendi inadeguati. Ma il Ministro vede un bicchiere mezzo pieno: “Considero il personale sanitario la leva essenziale del Servizio Sanitario Nazionale.
In questi anni mi sono speso con tutte le energie per archiviare un’idea di programmazione della spesa sanitaria costruita per silos chiusi e tetti di spesa, considerando il tetto alla spesa del personale quello più insopportabile.
Per me la politica dei tetti va complessivamente superata. Alcuni risultati li abbiamo già realizzati. Dal 2022 diventa permanente la possibilità di alzare il tetto del 10 per cento. A questa possibilità si aggiunge in modo strutturale il miliardo in più in legge di bilancio destinato alla spesa per il personale dell’assistenza territoriale che per la prima volta sarà considerato fuori dal tetto.
Sempre in questo triennio è stata aumentata l’indennità di esclusività e sbloccata la Ria per i medici. Abbiamo poi introdotto l’indennità di specificità infermieristica. Abbiamo poi creato le condizioni per stabilizzare molti professionisti che si sono impegnati nell’emergenza Covid-19.
Sono stati previsti incentivi per i medici impegnati nei servizi di emergenza-urgenza ed avviato il percorso per riconoscere il servizio prestato nel pronto soccorso come lavoro usurante. Sono segnali concreti di attenzione verso donne e uomini che danno ogni giorno un contributo essenziale alla vita del Paese. Certo si deve ancora fare molto”.
La formazione continua
Esatto, Ministro, per evitare la chiusura del SSN c’è ancora molto da fare. Poi, se addirittura a causa dell’obbligo ECM c’è chi minaccia sanzioni per i professionisti inadempienti (che magari lavorano 12 ore o più al giorno e hanno anche una vita familiare da gestire), tutto si complica incredibilmente: “La sanità italiana può contare su professionisti straordinari, ma dobbiamo investire di più sulla formazione e incoraggiare la promozione dell’aggiornamento continuo, che è un dovere ed un’importante opportunità di crescita professionale. Considero fondamentale rafforzare adeguatamente i percorsi di formazione continua di tutto il nostro personale sanitario”.
Risorse, riforme e tutela del SSN
In conclusione, il Ministro parla delle elezioni e dei punti fermi che, secondo il suo parere, dovranno essere mantenuti per garantire la sopravvivenza del nostro SSN: “Senza dubbio la difesa e il rafforzamento dell’impianto universalistico del SSN.
Bisogna avvicinare ogni giorno la vita delle persone ai principi dell’articolo 32 della nostra Costituzione, che sancisce il diritto universale ad essere curati.
Per farlo serve continuare ad investire risorse che andranno ancora accresciute. E poi serve continuare sul terreno avviato delle riforme. Troppo spesso dimentichiamo che l’Italia è uno dei i Paesi al mondo dove non serve una carta di credito o l’assicurazione per ricevere assistenza sanitaria. È un diritto inviolabile che dobbiamo difendere e tutelare per le future generazioni. Io continuerò a battermi per questo”.
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