Presentati i risultati dello studio sulla violenza verso gli infermieri al ANN

Dario Tobruk 14/10/21
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Secondo uno studio, l’89% degli infermieri è vittima di violenza durante la sua vita professionale. Il 58% di queste è un’aggressione fisica. Lo studio CEASE-IT, co-finanziato dalla FNOPI, è stato presentato a livello internazionale, mostrando come il fenomeno sia in crescita a livello globale, nonostante la pandemia.

Il fenomeno della violenza verso gli infermieri

Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce la violenza sul posto di lavoro come “aggressione fisica o tentativo di aggressione, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”. Nello specifico, si intendono atti con esiti non fatali, come come spintoni o insulti. Le cause del fenomeno, che includono anche la riduzione del personale e l’elevato carico di lavoro, è multifattoriale.

La distribuzione di queste aggressioni, secondo i dati INAIL è quasi per metà rivolta verso gli infermieri con un 46% dei casi totali, rispetto al 6% rivolti ai medici. Gli infermieri sono i primi professionisti ad accogliere i pazienti e quindi più esposti a intercettare per primi pazienti aggressivi.

I dati parlano di 5000 aggressioni all’anno verso gli infermieri, non contando il sommerso di aggressioni verbale spesso non denunciate. Circa 14 al giorno.


La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari

I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza, che risultano in grado di sviluppare danni fisici, ma anche disturbi psichici, negli operatori che subiscono violenza.

Il provvedimento legislativo, nel recare un sorta di diritto penale a presidio della
medicina, interviene con una severa risposta sanzionatoria, ma il problema va risolto
anche affrontando e rimuovendo le radici profonde della violenza … di un paziente che
arriva a colpire il proprio medico.

La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari

Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.

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Lo scopo di uno studio sulla violenza verso gli infermieri

A fronte di questo fenomeno, la FNOPI ha co-finanziato uno studio per rilevare i numeri e le cause della violenza verso gli infermieri. Lo studio nazionale multicentrico, avviato a dicembre dell’anno scorso, il ViolenCE AgainSt nursEs In The workplace CEASE-IT, è il frutto della collaborazione di diverse università dislocate in tutta Italia.

 

Lo scopo dello studio è quello di giungere ad evidenze scientifiche che supportino i i dirigenti e i coordinatori infermieristici in future e migliori decisioni organizzative. Anche se tra i fattori predittivi del fenomeno sono già noti l’eccessivo carico di lavoro, la carenza dello staff e la qualità dell’ambiente lavorativo.

Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), afferma: “La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte a eliminare o ad attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune di può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. E questo studio è il primo passo”.

La violenza sugli operatori sanitari, in particolare sugli infermieri, è un dato in crescita nonostante la pandemia. L’impatto che questo fenomeno ha sul personale infermieristico coinvolge l’efficacia dell’assistenza e la salute fisica, psicologica ed emotiva degli operatori. A ragione di ciò è necessario avere ben chiaro tutti i fattori che possono spiegarlo.

 

Presentati i risultati dello studio sulla violenza verso gli infermieri italiani alla Conferenza internazionale dell’American Academy of Nursing (AAN).

Lo studio multicentrico nazionale sugli episodi di violenza rivolti agli infermieri italiani sul posto di lavoro (Studio CEASE-IT) è stato presentato, dalla Prof.ssa Annamaria Bagnasco dell’Università degli Studi di Genova, nell’ambito della Conferenza internazionale dell’American Academy of Nursing (AAN).

La prestigiosa accademia, istituita nel 1973, riunisce circa 2500 Fellow, un titolo che riconosce il lavoro degli infermieri che hanno influenzato l’evoluzione storica globale della professione. Tra i fellow spiccano personalità importanti anche dell’infermieristica italiana, come la Prof.ssa Loredana Sasso (prima italiana) e il Prof. Gennaro Rocco

Lo studio ha ottenuto riscontri positivi ed ha innescato un confronto di altissimo livello con gli esperti del settore di tutto il mondo, utile per ampliare le prospettive di utilizzo dei dati raccolti e per progettare interventi mirati per la prevenzione della violenza verso gli infermieri.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

Fonti:

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Dario Tobruk

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