Tamponi auto prelevati efficaci quanto quelli fatti dagli infermieri

Dario Tobruk 12/02/21
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Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Microbiology diffonde i dati di una revisione sistematica sull’efficacia dei tamponi auto prelevati dai pazienti stessi o prelevati dai caregiver rispetto a quelli fatti da sanitari esperti nella procedura di raccolta di un tampone nasofaringeo.

L’obiettivo non è certo far sfigurare infermieri, medici e assistenti sanitari, ma poter dimostrare come anche i pazienti siano in grado di eseguirsi un tampone auto prelevato efficace per la diagnostica (Covid o batteri patogeni) e che questi sanitari potrebbero essere ricollocati dove c’è ne più di bisogno. Riassegnati dove la loro specificità è più imprescindibile, come i reparti covid.

Tamponi auto prelevati efficaci quanto quelli fatti dagli infermieri

Joshua Osowicki, dottorando, medico specializzato nelle malattie infettive pediatriche del Murdoch Children’s Research Institute in Australia e co-autore dello studio, afferma: “In tutta la gamma di agenti patogeni e tipi di tampone, c’è stato un alto accordo tra i risultati dei tamponi eseguiti dai pazienti o dai caregiver e quelli eseguiti da un operatore sanitario, anche quando sono stati tamponati punti diversi, come rinofaringe rispetto al naso”

Le conclusioni dei ricercatori si basano su una revisione sistematica di 20 studi e una metanalisi di quindici, che mettono a confronto i risultati, la sensibilità e la specificità riscontrata tra i tamponi prelevati dagli operatori sanitari (tra cui infermieri) e quelli auto prelevati dai pazienti. Non solo Sars-Cov-2, ma altri virus influenzali e agenti batterici come Neisseria gonorrhoeae, Staphylococcus aureusChlamydia trachomatis faringea.

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

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Inoltre un sondaggio online, riportato dal gruppo di ricercatori, rileva una percentuale più elevata di persone disposte ad autoprelevarsi campioni biologici piuttosto che essere sottoposto a tampone da un sanitario (88% contro il 71%).

La sensibilità complessiva dei tamponi raccolti dai pazienti rispetto al personale sanitario è stata del 91% (IC 95%: 87-94) e la specificità del 98% (IC 95%: 96-99). Escluso uno studio, tutti gli altri hanno concluso che i tamponi auto raccolti erano compatibili per il rilevamento di agenti patogeni. Anche le percentuali rilevate sui dati relativi alla ricerca di Sars-Cov-2 confermano gli stessi risultati.

Quali sono i vantaggi di optare per l’auto prelevamento dei campioni biologici da parte dei pazienti? Una riduzione del rischio biologico per i sanitari, economicità, migliore impiego delle risorse e maggior comfort per il paziente.

La fine delle file di macchine e di pazienti pronti per farsi fare un tampone Covid? Vedremo!

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

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Fonti scientifiche:

  • A systematic review and meta-analysis of upper airways swab collection for detection of viral and bacterial pathogens by individuals or caregivers compared to healthcare workersCiara HarrisonDaniel E LindholmAndrew C SteerJoshua Osowicki

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https://www.dimensioneinfermiere.it/procedura-infermieristica-per-eseguire-un-tampone-naso-faringeo/

Dario Tobruk

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