Minimo 3 anni per il coordinamento infermieristico sono troppi: proroga in Liguria

Redazione 25/01/21
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Minimo tre anni di esperienza nei servizi domiciliari per fare il coordinatore infermieristico sono troppi, visto il momento. Del resto mancano gli infermieri, figuriamoci i coordinatori esperti.

Per superare questo prerequisito, ad oggi inapplicabile, il consigliere Mabel Riolfo (Lega) ha presentato al consiglio regionale della Liguria richiesta formale attraverso un’interrogazione e un ordine del giorno.

Minimo 3 anni per il coordinamento infermieristico sono troppi: proroga in Liguria

“E’ necessario prorogare all’1 Gennaio 2022 la decorrenza del requisito ‘di almeno 3 anni’ relativamente all’esperienza documentata nel campo dell’assistenza domiciliare per un infermiere coordinatore di cui al ‘Manuale requisiti per l’autorizzazione’ di Regione Liguria”.

“La presenza di un infermiere coordinatore con esperienza documentata di almeno 3 anni risulta essere di difficile applicazione, di fatto irreperibile sul mercato – spiega Riolfo – e Regione Liguria aveva già prorogato la data con la delibera della giunta regionale del 17 marzo 2020 e aveva rideterminato all’1 Gennaio 2021 la decorrenza del requisito ‘di almeno 3 anni’”.

L’ infermiere di famiglia e di comunità

Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia e sistema solidale, una dialettica oggi sempre più difficile a causa dei mutamenti demografici in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di famiglia: due aree di competenza differenziate e complementari, che obbligano a un ripensamento profondo del ruolo e della professione, dal punto vista clinico, sociale e organizzativo. In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative. in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati. Apparirà ancora più chiaro che l’assistenza non può e non deve essere standardizzata, ma deve essere personalizzata a seconda delle esigenze delle persone e delle caratteristiche delle comunità. “Questo libro – tecnico e coinvolgente – dovrebbe finire in mano a tante persone… Sono pagine che parlano alle nostre esistenze. Alla vita di chi ha dedicato le proprie giornate al sociale. a chi si è appena affacciato a quello che, probabilmente, domani sarà il suo lavoro. a coloro che comunque nutrono interesse, più con il cuore che con la mente, a fatti e vicende che toccano uomini e donne soprattutto nel periodo della difficoltà e dell’abbandono” (dalla Presentazione di don Mario Vatta).

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“Con la legge regionale n. 9/2017 si è resa obbligatoria l’autorizzazione all’esercizio, oltre che per le strutture sanitarie sociosanitarie e sociali, anche per i servizi di attività di assistenza domiciliare integrata. Regione Liguria ha quindi approvato i documenti in materia di autorizzazione al funzionamento delle strutture sanitarie, socio sanitarie e sociali e in particolare del manuale nel quale sono riportati i requisiti specifici, strutturali, impiantistico/tecnologici e organizzativi per tutte le tipologie di strutture e servizi”.

“Il manuale disciplina anche le cure domiciliari – prosegue -, intese come prestazioni sanitarie rivolte a persone di qualsiasi età in condizione di fragilità e di non autosufficienza o ridotta autosufficienza, temporanea o protratta, con patologie in atto clinicamente stabilizzate o esiti delle stesse. Tra i requisiti organizzativi per le cure domiciliari è stato indicato che ‘sia in caso di cure di base che di cure integrate è individuato un infermiere coordinatore con esperienza documentata nel campo dell’assistenza domiciliare di almeno 3 anni’”.

“Tuttavia – conclude il consigliere -, in questo periodo di pandemia da Covid-19, Alisa ha evidenziato: ‘alcuni dei requisiti stabiliti dal manuale non risultano al momento completamente applicabili; in particolare: un infermiere coordinatore con esperienza documentata nel campo dell’assistenza domiciliare di almeno 3 anni’ rilevando ‘un’estrema difficoltà da parte degli enti gestori nel reperire professionisti con un’esperienza specifica nelle cure domiciliari di almeno tre anni, come richiesto’.

Fonte: ivg.it

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