La pratica del triturare e del camuffare i farmaci negli alimenti è molto diffusa in particolare laddove i pazienti presentano problemi di deglutizione correlati a diversi quadri patologici e fisiologici come l’età, hanno nutrizione enterale in corso o dimostrano scarsa compliance alla terapia prescritta.
Indice
Triturare e camuffare i farmaci negli alimenti: si può fare?
Molte forme farmaceutiche, con proprietà diverse, sono destinate alla somministrazione orale.
Questo implica che modificare la struttura originale di una compressa (frantumandola) o di una capsula (aprendola) può compromettere l’efficacia del farmaco, alterandone la concentrazione e la velocità di assorbimento.
Le conseguenze di queste modifiche non sono trascurabili: si espone il paziente a rischi di sovradosaggio o sottodosaggio, interazioni impreviste tra principi attivi, e potenziale degradazione del farmaco. Anche per l’infermiere, il gesto non è privo di rischi: si introducono possibili responsabilità medico-legali e aumentano le probabilità di esposizione professionale.
Un tema collegato è quello del camuffamento del farmaco nel cibo o nelle bevande, pratica diffusa soprattutto in ambito domiciliare e residenziale. Viene spesso utilizzata per mascherare il sapore o per adattare la forma del farmaco in caso di disfagia, ma anche in questo caso la manipolazione può alterarne l’assorbimento e l’effetto.
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Gli aspetti da considerare prima di camuffare un farmaco
I punti chiave rispetto al rapporto cibo/bevande-farmaci nella pratica di camuffare i farmaci negli alimenti sono i seguenti:
- non è sempre possibile definire con certezza quale sia la bevanda o l’alimento migliore da usare, ma occorre valutare le caratteristiche chimico-fisiche del farmaco e dell’alimento;
- valutare la compatibilità chimico-fisica e le possibili interazioni del farmaco con l’alimento/bevanda con cui lo si somministra; valutare i rischi nutrizionali per il paziente;
- considerare il problema etico della somministrazione del farmaco camuffato a un paziente non consapevole o consenziente.
Primo e secondo punto: compatibilità chimico-fisica
È noto che alcune bevande, come succhi di arancia, pompelmo o mela, possono modificare la biodisponibilità e l’assorbimento di determinati farmaci. Anche il cibo può influenzare l’efficacia terapeutica, ad esempio in relazione alla presenza o assenza di stomaco vuoto, modificando le condizioni fisiologiche di assorbimento.
Le sostanze più comunemente utilizzate per camuffare i farmaci negli alimenti sono quelle dolci (miele, marmellata), impiegate per mascherare il sapore amaro, e i liquidi densi (yogurt, budini, acqua addensata), scelti per facilitare la deglutizione nei pazienti con difficoltà.
Uno studio del 2014 ha valutato in vitro la velocità di scioglimento e la biodisponibilità di principi attivi come amlodipina, atenololo, carbamazepina e warfarin, somministrati in combinazione con diverse sostanze: acqua, succo d’arancia, miele, yogurt, marmellata di fragole e acqua addensata con vari addensanti commerciali.
I risultati mostrano differenze significative che meritano attenzione nella pratica clinica. Dall’analisi è emerso che:
- le acque gelificate e le polveri addensanti (in particolare contenenti gomma di guar e xanthan) ritardano notevolmente la dissoluzione dei farmaci mischiati e quindi il rilascio;
- l’alimento più adeguato sembra essere lo yogurt perché altera in modo limitato la dissoluzione e il rilascio del farmaco ed è appropriato dal punto di vista della meccanica della deglutizione in pazienti disfagici;
- le marmellate, con ampie differenze fra diverse marche, benché rispettano meccanica della deglutizione nei pazienti disfagici, alterano notevolmente il rilascio e hanno come effetto collaterale il fatto di incidere sull’indice glicemico (vedi pazienti diabetici) e sull’igiene del cavo orale.
I farmaci dovrebbero essere assunti separatamente e quindi non mescolati e somministrati assieme dato che questo può aumentare il rischio di interazione tra le molecole. La somministrazione, inoltre, deve seguire immediatamente la preparazione per evitare la degradazione del principio attivo a contatto con luce e umidità.
Terzo punto: rischi nutrizionali
I principi attivi e gli eccipienti contenuti nei farmaci presentano spesso un sapore amaro o sgradevole. Quando i farmaci vengono miscelati agli alimenti, questo può influenzare negativamente il desiderio di alimentarsi, soprattutto nei pazienti anziani o istituzionalizzati, già vulnerabili sul piano nutrizionale.
Per valutare l’impatto del sapore, è stato condotto uno studio su 16 volontari sani, ai quali sono stati somministrati, in cieco, 10 farmaci tra i più utilizzati in un campione di 596 RSA europee. I medicinali erano miscelati in 100 ml di gel alla fragola o succo di mela, due veicoli comunemente impiegati nella pratica clinica.
I partecipanti hanno assegnato un punteggio da 0 (gusto pessimo) a 10 (ottimo) e descritto le sensazioni gustative percepite, specificando se il sapore risultava dolce, salato, amaro o di altro tipo.
Nel corso dello studio, sono stati “assaggiati” i seguenti farmaci: zopiclone, paracetamolo, alprazolam, furosemide, levotiroxina, memantina, ramipril, oxazepam, donepezil e clopidogrel. I primi sei sono stati testati anche in miscela unica, ottenendo il punteggio più basso in termini di tollerabilità gustativa.
In particolare, lo zopiclone triturato si è distinto per un sapore estremamente amaro e persistente, seguito da clopidogrel e paracetamolo.
Succhi di frutta e gelatine si sono dimostrati efficaci nel camuffare il sapore dei medicinali, ma l’utilizzo di zucchero deve essere attentamente valutato, soprattutto nei pazienti con diabete o altre restrizioni dietetiche.
La letteratura suggerisce che, ove possibile, il farmaco venga diluito in piccole quantità di yogurt, miele o marmellata, evitando la dispersione in grandi volumi di liquidi o nell’intero pasto. È preferibile somministrare il farmaco nel primo boccone, per ridurre il rischio di rifiuto del cibo.
Un contributo interessante emerso dallo studio è quello dello chef coinvolto, che ha proposto semplici strategie per attenuare il gusto amaro residuo: far masticare un pezzetto di mela verde o un po’ di mollica di pane, evitando l’acqua, che al contrario ne amplifica la percezione.
Quarto punto: aspetti etici
Somministrare farmaci miscelati a cibi o bevande può avvenire in modalità esplicita o nascosta. Questa distinzione apre a una questione etica, legata alla consapevolezza o meno del paziente rispetto all’assunzione della terapia.
Ogni trattamento sanitario, secondo l’articolo 32 della Costituzione Italiana, deve essere liberamente accettato dal paziente. Per questo motivo, la somministrazione priva di consenso informato dovrebbe rappresentare un’eccezione assoluta, giustificata solo da situazioni critiche, nel rispetto del principio di beneficialità e dei codici deontologici professionali.
In nessun caso questa pratica dovrebbe trasformarsi in una soluzione di comodità per l’operatore o in un mezzo per assecondare le richieste dei familiari. L’appropriatezza della scelta va sempre valutata alla luce della dignità e dell’autonomia della persona assistita.
Autrice: Chiara Marnoni
Fonti e approfondimenti:
- Editorial Staff Prescrire International. Crushing tablets or opening capsules: many uncertainties, some established dangers. Prescrire Inter 2014;23:209-14 [Link]
- Regione Emilia Romagna. Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali e per l’Integrazione. Raccomandazione regionale. Sicurezza nella terapia farmacologica. Corretta gestione delle forme farmaceutiche orali. [Link]
- Regione Emilia Romagna 2015 La somministrazione di farmaci tritati e camuffati nelle RSA: prevalenza e implicazioni pratiche Camilla Boeri, Anna Castaldo, Andrea Giordano, Talia Melo, Renzo Bagarolo, Miriam Magri Evidence 2013;5(10): e1000060 doi: 10.4470/E1000060
- Manrique YJ, Lee DJ, et al. Crushed tablets: does the administration of food vehicles and thickened fluids to aid medication swallowing alter drug release? J PharmPharmSci 2014;17:207-19. 2 Lamure J, Brocker P, et al. Taste of ten drugs frequently prescribed in nursing homes crushed and mixed in food: observational study in 16 healthy volunteers. J Nursing Home Res 2015;1:55-61. DOI: 10.18433/j39w3v
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