Assistere in scienza e coscienza: emozioni per aver cura di sé

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Assistere in scienza e coscienza, con attenzione alle emozioni per aver cura di sé e dell’altro

Di Rosa Anna Alagna e Ivana Carpanelli

Nessuna carovana ha mai raggiunto il suo miraggio, ma solo i miraggi hanno messo in moto le carovane.

(Anonimo).

L’ 8 novembre 2021 a Sesto San Giovanni l’OPI Mi-Lo-MB ha ospitato il convegno dal titolo “L’Emozionario dei professionisti sanitari: un progetto per lo sviluppo dell’intelligenza Emotiva”.

È stata la nostra prima uscita pubblica in cui abbiamo potuto toccare con mano la motivazione e la passione degli uomini e delle donne incontrate grazie a questo progetto, la ricchezza delle riflessioni e degli interventi costruiti sulla parola “gratitudine” elaborata in plenaria, la commozione che ci ha uniti e resi muti, con gli occhi lucidi.

L’Emozionario nasce dopo lo tsunami della pandemia, quasi per gioco, da uno scambio di battute sulla poesia di Azzurra D’Agostino*- La misura del mondo.

Titti De Simone ha condiviso un’intuizione: inventare nuove declinazioni, forgiare nuovi significati per le parole di cura, partendo dalle nostre fragilità e scoprire il senso che le parole hanno per ciascuno di noi. Siamo convinte che “saper curare” vuol dire anche saper usare le parole con delicatezza, gentilezza e rispetto perché la relazione è fatta di parole, presenza e gesti.


L’ infermiere di famiglia e di comunità

In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità.

Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati.

L’ infermiere di famiglia e di comunità

Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia e sistema solidale, una dialettica oggi sempre più difficile a causa dei mutamenti demografici in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di famiglia: due aree di competenza differenziate e complementari, che obbligano a un ripensamento profondo del ruolo e della professione, dal punto vista clinico, sociale e organizzativo. In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative. in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati. Apparirà ancora più chiaro che l’assistenza non può e non deve essere standardizzata, ma deve essere personalizzata a seconda delle esigenze delle persone e delle caratteristiche delle comunità. “Questo libro – tecnico e coinvolgente – dovrebbe finire in mano a tante persone… Sono pagine che parlano alle nostre esistenze. Alla vita di chi ha dedicato le proprie giornate al sociale. a chi si è appena affacciato a quello che, probabilmente, domani sarà il suo lavoro. a coloro che comunque nutrono interesse, più con il cuore che con la mente, a fatti e vicende che toccano uomini e donne soprattutto nel periodo della difficoltà e dell’abbandono” (dalla Presentazione di don Mario Vatta).

Maila Mislej, Flavio Paoletti | 2008 Maggioli Editore

16.00 €  15.20 €


Il nostro progetto vuole stimolare la consapevolezza e sviluppare l’intelligenza emotiva, attraverso la medicina narrativa. Coltiviamo il sogno di creare una comunità che, attraverso la riflessione, la condivisione di storie e di emozioni, possa dare vita ad un nuovo vocabolario del sentire partendo da ciò che sperimentiamo e proviamo ogni giorno durante la pratica quotidiana del nostro lavoro. 

Tutti da subito abbiamo creduto in questo progetto ma Titti è stata il nostro motore carburante, ha trasformato le nostre paure in emozioni da vivere e condividere, proposto nuovi collegamenti tra pensieri, emozioni ed intenti, ha trasformato le parole in un progetto colorato con l’energia di tutti noi sognatori pensanti.

Così sulla pagina Facebook del Laboratorio di Nursing Narrativo un piccolo gruppo di infermiere, guidate da Titti, con Paola Gobbi ed io, con l’aiuto tecnologico di Elisa Crotti, (tutti membri del gruppo di L.N.N. e coautori del libro: “Storie di persone, voci di infermieri. Un approccio innovativo allo studio della bioetica e della deontologia”), ha dato vita a dirette che hanno visto diversi professionisti della sanità analizzare le emozioni e le parole della cura.

Abbiamo valutato insieme di utilizzare la medicina narrativa ed approfondito la conoscenza delle tecniche che questa modalità di cura propone, abbiamo parlato dell’impatto che filmati particolarmente empatici e coinvolgenti possono avere sul fisico, riferendoci ai numerosi studi che hanno dimostrato questa correlazione.

Paul Zak l’ormone del senso morale e dell’empatia. – Neuronarrazioni di S. Calabrese pg 78/80 

Ci siamo documentate sullo studio “effetto Roseto” condotto negli anni ‘50 in Pennsylvania, che ha dimostrato gli straordinari effetti positivi sulla salute del vivere in una comunità coesa e con un alto senso civico, di condivisione e collaborazione.

Su Facebook abbiamo elaborato diverse emozioni/sentimenti, partendo dalla compassione, per passare all’empatia, ma non c’è empatia senza gentilezza e, per essere gentili con l’altro e con noi stessi, dobbiamo usare l’assertività. Abbiamo bisogno di tutto questo se immersi nel dolore che necessita di speranza e di tempo vissuto in modo diverso affinché si possano trovare nuove energie per la relazione.

È iniziato il viaggio di “Alma” la nostra virtuale esploratrice dell’anima attraverso la riflessione sulle emozioni e le parole che le definiscono. Strada facendo Alma ha deciso di mettere nel suo zainetto tutto quello che la faceva stare bene: un kit per le emergenze, che potesse essere d’aiuto per ripristinare il circolo virtuoso del dare ed avere, il respiro e la coscienza, per recuperare senso e confine, spazio, voce, tempo per la fatica del prendersi cura. Abbiamo chiamato questo nuovo progetto “Lo zainetto del benessere”.

Hanno risposto in molti, con entusiasmo e speriamo di coinvolgere tanti altri ancora, per far crescere questo progetto che è divenuto un percorso di autocura, una SPA dell’anima come dice una di noi. Chi è curioso può guardare queste dirette quando vuole, si trovano nel nostro gruppo che conta circa 2700 iscritti.

L’Emozionario è nato da un bisogno comune di rinascita, di riscatto, dalla necessità di non sentirsi soli, dare un senso alle parole e alle emozioni vissute, sentirsi più vicini e coesi come professionisti e come persone, che curano e si prendono cura anche delle proprie fragilità e ferite, oltre che di quelle degli altri. 

È nato dall’urgenza di dilatare i confini e ridisegnare nuove mappe di senso.

Siamo umani e le emozioni ci permeano e, se impariamo il percorso che, dalla percezione, attraverso la consapevolezza, ci porta alla loro gestione, possiamo usarle per facilitare la relazione con l’altro e con noi stessi. (Intelligenza emotiva – D. Goleman – ed. Rizzoli) 

Per farlo abbiamo bisogno di fermarci, riflettere, ricaricarci, comprendere che a volte proprio le nostre fragilità sono forza e cura, per aumentare competenza, autostima, spazio emotivo per donare e soprattutto accettare e accettarsi, darsi pace.

Concetti descritti con pathos dalla dottoressa Laura Campanello, filosofa, consulente pedagogica, componente della Società Italiana di Cure Palliative (SICP).

Ci ha parlato di filosofia delle emozioni, passioni tristi come la disperazione, la catastrofe, la precarietà, l’impotenza, che generano rabbia frustrazione e confusione.

Benasayag le definisce passioni che ci “diminuiscono” ci fanno sentire meno di quello che siamo e che potremmo essere”, ma se indirizzate nel “senso” della cura di sé e dell’altro acquistano un nuovo significato. Durante il convegno io ho posto alcune domande: Cosa ci identifica come professionisti? Cosa vuol dire assistere e curare?

  • Il profilo professionale (DM739/94), riconosce la relazione come una componente identificativa della assistenza infermieristica.
  • Il codice deontologico specifica che Il tempo di relazione è tempo di cura.

Nella relazione e in relazione noi assistiamo e lavoriamo tutti i giorni, competenza tecnica unita a competenza relazionale costituiscono l’essenza della nostra identità professionale e il presupposto di una buona cura per tutte le dimensioni dell’uomo.

I giapponesi praticano l’arte delle preziose cicatrici (Kintsugi): per riunire i frammenti di un oggetto di ceramica rotto utilizzano un metallo prezioso, oro o argento. Ogni pezzo riparato diviene così unico e irripetibile. Così le cicatrici diventano bellezza da esibire.

Ciascuno ha il suo modo di far fronte ad eventi traumatici o esperienze dolorose, ma solo se riconosciute e valorizzate possono aiutarci a crescere contribuire a renderci una persona unica e preziosa.

Uno spazio importante nel convegno hanno avuto gli scritti elaborati dai partecipanti sulla gratitudine. Ne riporto alcuni tra quelli che sono stati poi presentati a voce dagli autori, questo ultimo inviato il giorno dopo via mail, perché interrotto dal pianto.

Ieri, vi confesso, non sapevo a cosa andassi incontro…Mi sono ritrovato però con una domanda che mi ha martellato la testa per tutto il giorno. … “ma io cosa ho fatto per quelle povere persone malate di Covid?”.Era compassione? Emozioni fuori controllo? O era la mia coscienza che mi portava a fare il segno di croce sulla fronte di un morituro solo e senza alcun calore umano. Le emozioni in quel maledetto periodo sono state forti, quasi incontrollabili. Solo l’adrenalina del momento mi ha permesso di superarle o almeno così credevo fino a ieri… Mi scuso per il mio pianto in diretta credevo di aver nascosto nel più buio angolo del mio cuore tali ricordi, ma è evidente che non è così. Vi giro ancora una volta il mio tormento, dilemma e vi ringrazio a prescindere per aver risvegliato il mio cuore da infermiere che usa i sentimenti e non solo la tecnica. Grazie R.

Gratitudine è la possibilità di essere ascoltati mentre si esprime a cuore libero ciò che si sente. Oggi è il mio compleanno, e sono qui. Oggi è, purtroppo, anche il giorno in cui andrò al funerale di una mia giovane ex collega che venerdì sera si è tolta la vita…”

“Sono stanca” – mi ha detto nel nostro ultimo incontro parlando nello spogliatoio – “di questo lavoro, della pandemia…”.

Mi domando se anche a lei sia mancata la possibilità di essere ascoltata. Sono grata alla vita per essere figlia, amica compagna e madre e potermi sentire amata, per ogni storia vissuta o sentita che mi ha segnata. E.

Caro R. siamo noi che ti ringraziamo per averci catapultati nel nostro vissuto più difficile, quando magari di fronte all’impotenza e l’ineludibilità di certe situazioni ci assalgono dilemmi etici che riguardano il nostro sentire personale, ancor prima che professionale. È la nostra coscienza e la nostra umanità che ci rendono dei professionisti migliori.

Cara E. Grazie per averci regalato la tua storia, la tua voce, le tue lacrime, la tua testimonianza. Grazie per aver condiviso le tue emozioni, perché la condivisione ci cura.

La Pedagogista Antonia Chiara Scardicchio afferma che la cura è fatta anche di storie, corpo, mente, tocco, vicinanza, sguardi. Guardare bene è già un atto di cura.

Noi vogliamo strutturare l’esperienza dell’Emozionario e proporla alle università e ai centri di formazione nelle Aziende Sanitarie, per promuovere la competenza e l’allenamento al benessere come strumento di cura dei futuri infermieri e dei professionisti.

Immaginiamo uno spazio dove professionisti sanitari, studenti e formatori si confrontino, riflettano e affrontino temi che hanno come denominatore comune la riflessione etica in ambito della cura ed il racconto di vissuti di malattia o di vita professionale.

Mai come in questi ultimi tempi i professionisti della salute si ritrovano costretti a vivere, talvolta subire, logiche “imposte” dalla pandemia. Nonostante tutto sono chiamati a essere sempre efficienti e in grado di rispondere in maniera adeguata sia ai bisogni dei malati che delle Dirigenze.

Ma chi si prende cura di chi cura? In che modo condividere il senso di “solitudine professionale” con cui, talvolta, conviviamo? Quante possibilità abbiamo di essere ascoltati? Chi volge lo sguardo verso di noi che assistiamo 24 ore su 24?

Da queste domande è nata la nostra esperienza, per rianimare il nostro cuore ferito, riunire i pezzi con l’oro delle parole, ascoltate e scritte, tirar fuori dal nostro zainetto del benessere gli attrezzi utili per stare meglio anche accanto al dolore.

Aiutateci a trovarli e condividerli, unitevi a noi. Scriveteci e contattateci agli indirizzi:

  • emozionariosanita@gmail.com,
  • desimone.titti@gmail.com.

Leggi anche:

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Laboratorio di Nursing Narrativo

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