Anziani che non dormono la notte in reparto? Bastano tre ore di formazione

Redazione 18/02/21
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Durante il ricovero in ospedale, l’anziano è sottoposto ad un enorme quantità di rumore che influisce sul riposo notturno. L’infermiere è generalmente un gran lavoratore e, al contrario di quello che pensano le malelingue, la notte non dorme in reparto, anzi, sistema il reparto, vigila e assiste i pazienti (che non dormono), somministra terapia, e queste sono solo alcune delle mansioni per ribaltare il reparto a nuovo.

Questa attività notturna implica un persistente rumore con correlato il disturbo della qualità del sonno nell’anziano che, indisposto, rende impossibile poter dormire la notte.

Spesso l’unica soluzione che medici e infermieri riescono a pensare è la somministrazione di calmanti e sonniferi, farmaci che, oltre ad avere molti effetti collaterali, sovente provocano un “effetto paradosso“, ovvero il presentare dopo la loro somministrazione di effetti opposti e indesiderati rispetto a quelli prevedibili. Anche quando in passato sono stati assunti con successo: agitazione psicomotoria e delirium, inquietudine e disorientamento non potranno che peggiorare la situazione, sia per il paziente sia per l’infermiere.

Anziani – Salute e ambiente urbano

Nell’estate 2003 un’ondata di calore straordinaria ha investito l’Europa causando in poche settimane una mortalità impressionante. Alcuni studi parlano di decine di migliaia di decessi, soprattutto tra gli anziani oltre i 75 anni. Nell’inverno 2012 i paesi europei sono stati investiti da un’ondata di freddo eccezionale. È durata non pochi giorni con nevicate abbondanti e le cronache giornalistiche hanno riportato una sorta di bollettino di guerra, con difficoltà pesanti, patite soprattutto dagli anziani. Pur nella loro diversità, potrebbero essere considerati due casi di scuola per misurare l’adeguatezza dell’offerta dei servizi sociali e sanitari. La Comunità di Sant’Egidio, con il Programma Viva gli Anziani! ha provato a rispondere in modo nuovo ai problemi inediti che le strutture sociali vivono. Il Programma nasce nel 2004 a Roma, dopo la terribile estate dell’anno precedente, con un obiettivo semplice e ambizioso: non lasciare gli anziani da soli a fronteggiare gli eventi critici come il caldo, il freddo, una caduta, la perdita del coniuge, attraverso interventi diretti e campagne di informazione mirate nei periodi critici dell’anno, coinvolgendo e attivando le reti di prossimità esistenti in un quartiere. I vicini, i portieri, i negozianti, le assistenti a pagamento sono stati una risorsa preziosa in un quartiere e collegare insieme e attivare queste reti può produrre risultati sorprendenti in termini di benessere, qualità di vita, riduzione dell’ansia, sicurezza. Per affrontare i rischi dell’estate e dell’inverno, per evitare ricoveri inappropriati, per non finire in istituto e per tornare a casa dall’ospedale appena possibile con una dimissione protetta senza i tempi di attesa delle liste per l’assistenza domiciliare. Insomma, con strategie di intervento finalizzate a contrastare la solitudine degli anziani e coinvolgendo la trama relazionale del quartiere, è stato possibile ottenere ottimi risultati in termini di salute, con risorse molto contenute.

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Anziani che non dormono la notte in reparto? Bastano tre ore di formazione

Problemi assistenziali condivisi con tutto il mondo e per cui l’università del Quebec ha posto rimedio misurando l’effetto migliorativo sulla qualità del sonno del paziente anziano dopo un breve corso di appena tre ore di formazione dedicato agli infermieri. La sensibilizzazione dell’infermiere verso questo problema, dimostra lo studio, ha portato ad adottare diverse strategie per favorire il sonno dei pazienti durante la notte.

Strategie fino ad allora non utilizzate in quanto, il problema della mancanza di sonno nel degente anziano viene percepito come inevitabile e di poco conto, rispetto all’attività generale di reparto.

Alcune di queste piccole attenzioni si basano su piccoli interventi quali ridurre la luminosità e il rumore. La ricerca ha dimostrato un minore impiego di sonniferi e altri farmaci solo dopo aver formato il personale verso questa tematica.

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Inoltre, lo studio ha evidenziato quanto gli infermieri non siano avvezzi alla considerazione del riposo notturno come aspetto fondamentale, e la cui priorità clinica è da salvaguardare a beneficio della salute del paziente.

Lo scopo della ricerca è rimarcare che, alle volte, è necessario solo delineare un problema per promuovere il cambiamento.

Redazione

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