«Caro infermiere, maneggiatore di pappagalli»… La lettera di Luciana Littizzetto

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«Venerdì 12 maggio è stata la giornata mondiale degli infermieri. E vorrei festeggiarli anche io questa sera a nome mio e di tutti. Perché è anche comodo avere un medico in famiglia, ma un’infermiera vicina di casa… Anche quella è una bella fortuna. Quindi ho preparato una letterina».

È così che, a Che Tempo Che Fa (VEDI VIDEO dal minuto 22 circa), Luciana Littizzetto ha introdotto ieri sera la sua lettera di ringraziamento agli infermieri italiani. La missiva, con delle immancabili parentesi spiritose, ha descritto i professionisti dell’assistenza come «quelli che ci sono sempre». Quelli che sono distrutti da turni infiniti e violenze. Quelli che durante la pandemia hanno rischiato la vita per pochi spiccioli.


Il problema è che, ancora una volta, senza mai parlare di “professione” (bensì di mestiere), di laurea e senza stare attenti a descrivere le giuste competenze della categoria, sono state date in pasto ai cittadini informazioni fondamentalmente errate: quelle di un operatore che elargisce clisteri, maneggia pitali, porta padelle, risponde ai campanelli e addirittura viene chiamato per cambiare canale alla tv. Una sorta di incapace, che non trova mai le vene del braccio e che, quasi fosse un piantone, veglia sulle flebo in corso.

Perché questo accanimento? Sarà mica che cittadini, politici, vip e anche molti addetti ai lavori vedono l’infermiere quotidianamente alle prese con questo tipo di mansioni fuori dal tempo e che, almeno teoricamente, non dovrebbero essere parte del vissuto quotidiano di un professionista laureato (a dirlo è la giurisprudenza)? Siamo davvero sicuri che parlare di “talento” una volta l’anno basti a cancellare ciò che si vede e si vive ogni giorno in moltissime corsie italiane?

Riportiamo qui per intero la «letterina», evitando ulteriori commenti.


«Carissima infermiera e carissimo infermiere, regina dell’ago nella chiappa, re del “se le faccio male me lo dica”, imperatore del clistere e cintura nera di tampone. Tu che salti da un codice bianco a uno verde a uno rosso con la nonchalance di Gianmarco Tamberi.

Sono qua per festeggiarti, per dirti che ti voglio bene nonostante le crocs colorate che regolarmente indossi di due numeri più lunghe del tuo piede. Secondo l’OMS il 90% degli infermieri nel mondo sono donne e solo il 10% uomini. È a loro che va tutta la mia stima, rarissimi esemplari di maschi che resistono senza urlare di dolore anche con la febbre a 37.2 e che non fanno testamento per una sinusite.

Cara infermiera e caro infermiere, maneggiatore di pappagalli, inguaribile ottimista che vede sempre la padella mezza piena, anche là dove ahimè ci sono solo pochissime gocce di “plin plin”. Tu che quando mi fai l’esame del sangue non mi trovi mai le vene nel braccio, che ogni volta mi chiedo se le mie vene lo facciano apposta a nascondersi quando ti vedono arrivare.


Tu che ci sei sempre, notte e giorno, capodanno, epifania, 25 aprile e ponte del 2 giugno, e se non sei tu è qualcuno uguale a te. Tu che vegli sulle flebo come noi non sappiamo fare. Ma possibile che andiamo su Marte e non abbiamo inventato ancora un avviso acustico quando finisce la flebo? Un bip qualunque, che ci eviti di fissare per ore le gocce che scendono come fossimo idraulici.

Tu infermiere che ci punti in fronte il termometro come fanno le cassiere coi pelati alla cassa, tu che se ti suoniamo 1000 volte, 1000 volte arrivi in camera e ci chiedi: “Cosa c’è?” E se ti rispondiamo: “Mi passa il telecomando?” non ci mandi a stendere anche perché siamo già stesi.

Sai perché ti vogliamo bene? Perché quando arriva il medico, noi malati ci diamo un tono. Ma sei tu infermiere che ci vedi veri, fragili e smarriti. Sei tu che ci vedi piangere, soffrire e disperarci. Perché tu sei la prossimità, tu vedi la nostra paura, tu maneggi la nostra vergogna, il nostro corpo nudo. Noi lo affidiamo a te con imbarazzo e tu lo curi con discrezione, paziente con noi pazienti. Nonostante turni infiniti, parenti molesti e stipendi a cui andrebbero dati seri ricostituenti.


E grazie infermiere, grazie infermiera, per quando in pandemia hai curato chi ti insultava dicendo che il Covid era tutta un’invenzione. E mentre ti faceva una capa tanta, tu rischiavi la vita per lui. E scusa se poi passata l’emergenza siamo tornati i soliti pazienti impazienti di prima. Che se va bene dimenticano di dirti grazie e se va male ti trattano come un maggiordomo

Il 12 maggio è stata la tua festa e il giorno in cui è nata Florence Nightingale, la donna che a fine 800 ha trasformato il mestiere di infermiere. La chiamavano la donna della lanterna, perché mentre tutti i medici andavano a dormire, lei da sola di notte con una lanterna in mano faceva visita ai pazienti. 

Ora al posto suo di notte ci siete voi, cari infermieri, a darci la sensazione di essere in un posto sicuro dove non ci potrà succedere niente. Buona festa degli infermieri, allora. E grazie ancora. Continuate così che siete mitici, perché il medico una volta al giorno passa, ma voi ci siete sempre. 


P.S. Un saluto anche agli ausiliari degli ospedali, agli OSS, ai portatori di mele cotte e minestrine sbiadite, agli scarrozzatori di malati in giro per le strutture. Però vi imploro, quando entrate negli ascensori con le barelle, prendete le curve più larghe. Grazie.»

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Infermiere – Manuale per i concorsi e la formazione

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Il manuale, giunto alla X edizione, costituisce un completo e indispensabile strumento di preparazione sia ai concorsi pubblici sia all’esercizio della professione di infermiere. Con un taglio teorico-pratico affronta in modo ampio ed esaustivo tutte le problematiche presenti. La prima parte concettuale ricostruisce l’organizzazione del mercato sanitario e affronta gli elementi tipici del processo di professionalizzazione dell’infermiere, a seguito delle novità della Legge Lorenzin n. 3/2018. La stessa parte evidenzia gli aspetti innovativi della professione avendo cura di offrire al lettore un’ampia panoramica sulle teorie del Nursing e l’utilizzo dei nuovi strumenti operativi. Al termine di ogni capitolo, test di verifica e risposte commentate permettono di verificare il grado di preparazione raggiunto e di allenarsi in vista delle prove concorsuali. La seconda parte applicativa prevede l’adozione di casi clinici quale strumento di attuazione della teoria alle procedure tipiche dell’assistenza infermieristica di base, specialistica e pre e post procedure diagnostiche, presentandosi come un validissimo supporto tecnico e metodologico all’esercizio della professione. Il manuale risulta essere uno strumento prezioso sia per lo studente sia per chi già opera nelle strutture sanitarie, in quanto offre al lettore la possibilità di valutare passo a passo le conoscenze acquisite attraverso la risoluzione dei test di verifica presenti alla fine di ogni capitolo e l’analisi motivata delle risposte. Nella sezione online su www.maggiolieditore.it, accessibile seguendo le istruzioni riportate in fondo al volume, saranno disponibili eventuali aggiornamenti normativi.   Cristina FabbriLaurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche. Laureata in Sociologia, Professore a contratto di Infermieristica, Università degli Studi di Bologna, corso di Laurea in Infermieristica-Cesena. Dirigente Professioni sanitarie Direzione Infermieristica e Tecnica Azienda USL Romagna, ambito Ravenna.Marilena MontaltiInfermiere, Dottoressa in Scienze infermieristiche e ostetriche. Master II livello in Ricerca clinica ed epidemiologia, prof. a.c. C. di Laurea in infermieristica, Università di Bologna. Responsabile Infermieristico Dipartimento Internistico, Azienda della Romagna Ambito di Rimini.

Marilena Montalti, Cristina Fabbri | Maggioli Editore 2020

Alessio Biondino