Nessuno vuole più fare l’infermiere (VEDI articoli In nove mesi si sono dimessi volontariamente 20mila infermieri. La categoria è in fuga! e Sempre meno giovani vogliono fare l’infermiere: ecco la ricetta OCSE per invertire la rotta). E i pochi che, forse non sapendo a cosa vanno incontro, ancora scelgono il percorso universitario a tema, non lo fanno di certo per lo stipendio (da fame), per le prospettive di carriera (ridicole) o per il riconoscimento sociale (a dir poco scarso). Lo fanno per “vocazione”.
Eh già: tra giornali che denunciano “crisi di vocazioni” per giustificare la penuria di professionisti (VEDI articolo), direttori generali che parlano del lavoro degli infermieri come di una “vocazione alla cura del prossimo” (VEDI articolo), gente che non studia e pensa che per fare l’infermiere basti solo la “vocazione” (VEDI articolo), illustri bocconiani che ci spiegano sapientemente che “per gli infermieri non abbiamo le vocazioni” (VEDI articolo), focus sulle professioni sanitarie che sottolineano come quello dell’infermiere sia “un lavoro che si sceglie certamente per vocazione” (VEDI articolo) e addirittura chi scrive poesie per descrivere “l’essenza della vocazione infermieristica” (VEDI articolo) c’è ancora chi si convince alla base della scelta di diventare infermiere vi debba essere in primis una ferrea vocazione. E poco importa se lo stipendio è basso, se i turni sono massacranti, se il riconoscimento sociale è inquietante e se fare carriera è un miraggio.
È il caso di Umberto, 34enne napoletano, che ha mollato i suoi studi in giurisprudenza per recarsi a Pistoia e diventare infermiere (VEDI La Nazione). «La decisione di iscrivermi a Scienze infermieristiche – spiega – è arrivata dopo l’esperienza vissuta con mia madre. Si era ammalata e ha avuto bisogno di servizi a domicilio che troppo spesso si sono dimostrati insufficienti. Ho quindi visto coi miei occhi la grossa voragine territoriale che c’è in tema di servizi infermieristici e allora è come maturata in me una vocazione che mi ha indotto a lasciare gli studi in legge per dedicarmi a quelli in infermieristica».
A Umberto i soldi non interessano: «Io non lo faccio per una questione economica, ovvero per arricchirmi, tanto che ciò che propongo è un servizio a prezzi decisamente contenuti. È che la mia storia personale mi ha in qualche modo segnato e vorrei davvero poter offrire semplicemente un supporto. Vorrei che si compiesse un incontro tra il paziente e la figura dell’infermiere, recuperando quella dimensione che in qualche caso è andata perduta».

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