Demansionamento, infermieri risarciti con 115.000 euro di danni

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Il Brotzu, il più grande ospedale sardo, è stato condannato in secondo grado a risarcire con 115.000 di soldi pubblici sette infermieri. La motivazione? Demansionamento: i professionisti, anziché rispettare il proprio contratto di lavoro, erano infatti costretti a svolgere attività di supporto, igienico sanitarie e domestico alberghiere, a causa dell’assenza degli operatori socio sanitari.


Dopo la sconfitta in primo grado datata luglio 2019, gli infermieri (tutelati legalmente dall’avvocato Giacomo Doglio) hanno presentato ricorso e hanno vinto: lo scorso 30 marzo il giudice ha ribaltato la sentenza di primo grado, condannando l’azienda a risarcire con 115.000 euro i propri dipendenti sfruttati e demansionati


Lo scorso venerdì i vertici del Brotzu hanno deciso: non presenteranno ulteriori ricorsi. Metteranno perciò mano al portafogli e forse, chissà quando, assumeranno il personale di supporto necessario a evitare lo svilimento dei propri professionisti e altre cause giudiziarie per demansionamento.


Il sindacato Nursing Up, guidato in Sardegna da Diego Murracino, esprime una moderata soddisfazione (VEDI Cagliari Casteddu Online): «È una magra vittoria non tanto per i colleghi che si sono visti riconoscere i propri sacrosanti diritti, quanto perché la situazione di crisi va avanti.


La metà dei reparti del Brotzu sono ancora senza Oss e le prime vittime sono i pazienti, i malati, lasciati allo sbaraglio e abbandonati. L’azienda non vuole pagare e la Regione non le permette di fare nuove assunzioni di centinaia di Oss.


Per gli infermieri, svolgere ruoli non adatti e che non hanno niente a che fare col loro percorso di studi che li ha portati a laurearsi, rappresenta prima di tutto un gravissimo danno all’integrità professionale. Un laureato ha responsabilità ben più elevate che quella di pulire pazienti».


Eppure ancora oggi, a quasi 40 anni dalla prima sentenza per demansionamento in favore degli infermieri della Suprema Corte di Cassazione al grido di “non compete agli infermieri ma al personale subalterno, rispondere ai campanelli, usare padelle e pappagalli per l’igiene del paziente e riassettare il letto”, nei nostri ospedali (da nord a sud!) bisogna scontrarsi quotidianamente con tutto ciò.

E l’attrattività professionale seguita a crescere smodatamente.

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Alessio Biondino

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