L’epatite è un’infiammazione del fegato che può avere origine virale, autoimmune o farmacologica. In questo articolo analizziamo i diversi tipi di epatite, i sintomi, le cause, le strategie diagnostiche e tutte le opzioni terapeutiche.
Indice
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Infermiere – Manuale per i concorsi e la formazione
Manuale per l’Infermiere collaboratore professionale
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Definizione di Epatite
L’epatite è un’infiammazione del fegato che si manifesta con una necrosi che può essere diffusa o circoscritta. Questa condizione può presentarsi in forma acuta o cronica, quest’ultima generalmente definita tale se persiste per più di sei mesi.
Sebbene la maggior parte dei casi di epatite acuta di origine virale tenda a risolversi spontaneamente, alcuni possono evolvere in epatite cronica.
Le cause più comuni di epatite includono virus specifici delle epatiti, alcol, steatosi epatica non alcolica e alcuni farmaci, come l’isoniazide. Almeno cinque virus specifici sono noti per causare epatite, ma è probabile che esistano altri virus non ancora identificati che possono provocare un’epatite virale acuta. Meno frequentemente, l’epatite può derivare da malattie autoimmuni, disturbi genetici del fegato e altre infezioni virali come il citomegalovirus e l’Epstein-Barr virus.
Epidemiologia delle epatiti
Il virus dell’epatite B (HBV) e il virus dell’epatite C (HCV) sono tra i principali responsabili dell’epatite cronica. Mentre solo il 5-10% delle persone infettate dall’HBV sviluppa una forma cronica dell’infezione, questa percentuale sale se c’è una co-infezione con il virus dell’epatite D.
Per quanto riguarda l’HCV, circa il 75% delle persone infettate sviluppa un’epatite cronica. È interessante notare che la probabilità di cronicizzazione dell’infezione da HBV è maggiore nei bambini: fino al 90% dei neonati infetti e tra il 25% e il 50% dei bambini infetti sviluppano una forma cronica dell’epatite B.
Anche se la ragione esatta per cui alcune infezioni diventano croniche non è chiara, si ritiene che il danno al fegato sia causato principalmente dalla risposta immunitaria del corpo all’infezione, piuttosto che dal virus stesso. Tra le cause meno frequenti di epatite cronica, l’epatite autoimmune, che rappresenta un danno epatocellulare immuno-mediato, si distingue per la presenza di marcatori autoimmuni sierologici come gli anticorpi antinucleari, anticorpi antimuscolo liscio e anticorpi microsomiali epato-renali.
Questa forma di epatite è spesso associata a specifici aplotipi di istocompatibilità comuni nelle malattie autoimmuni, come HLA-B1, HLA-B8, HLA-DR3 e HLA-DR4, e mostra una prevalenza di cellule T e plasmacellule nelle lesioni epatiche.
Si riscontrano anche difetti dell’immunità cellulo-mediata e delle funzioni immunoregolatrici, e l’epatite autoimmune può essere associata ad altre malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide. La terapia con corticosteroidi o immunosoppressori risulta efficace in questi casi. La colangite biliare primitiva, precedentemente nota come cirrosi biliare primitiva, è un altro processo immuno-mediato che causa lesioni del dotto biliare, con la maggior parte dei pazienti che sono donne e presentano sintomi come affaticamento, dolore articolare e prurito.
In alcuni casi, l’epatite cronica può manifestarsi con caratteristiche sia dell’epatite autoimmune che di altre epatopatie croniche immuno-mediate, condizioni note come sindromi di sovrapposizione. Diversi farmaci, come l’isoniazide e il metotrexato, possono causare epatite cronica attraverso vari meccanismi, mentre altre cause meno comuni di epatite cronica includono il deficit di alfa-1-antitripsina, la celiachia, le patologie tiroidee e l’emocromatosi ereditaria.
Eziopatogenesi dell’epatite
Si ritiene che il danno al fegato sia principalmente dovuto alla risposta immunitaria del corpo piuttosto che all’azione diretta del virus.
L’epatite autoimmune, una causa meno comune di epatite cronica, è caratterizzata dalla presenza di marcatori autoimmuni sierologici e da un’associazione con aplotipi di istocompatibilità tipici delle malattie autoimmuni. Questa condizione può essere associata ad altre malattie autoimmuni e risponde bene alla terapia con corticosteroidi o immunosoppressori. Farmaci come l’isoniazide e il metotrexato possono indurre epatite cronica, mentre altre cause meno frequenti includono il deficit di alfa-1-antitripsina, la celiachia e l’emocromatosi ereditaria.
Nel totale degli eventi avversi il danno epatico da farmaci è la causa più comune di sospensione dal mercato e rappresenta circa il 6% di tutti gli eventi avversi e il 5% di epatite acuta extra-ospedaliera.
Sintomatologia dell’epatite
La sintomatologia dell’epatite virale acuta può variare a seconda del virus specifico, ma in generale, tende a progredire secondo fasi prevedibili.
Dopo una prima fase di incubazione del virus, la fase prodromica presenta sintomi aspecifici come grave anoressia, malessere, nausea e vomito, in alcuni casi dolore addominale e dolori articolari.
Segue la manifestazione dell’ittero, in tempi variabili di una o due settimane, con ingrossamento del fegato (epatomegalia), e in una porzione limitata dei casi anche ingrossamento della milza (splenomegalia).
Durante la fase di recupero, che dura da due a quattro settimane, l’ittero regredisce e l’appetito tende a tornare dopo la prima settimana di sintomi. L’epatite virale acuta si risolve generalmente entro il secondo mese dall’inizio dei sintomi.
Quando il processo infiammatorio prosegue e l’epatite si cronicizza i sintomi diventano spesso di natura generali come sensazione di malessere generale, inappetenza e affaticamento, con il progredire del danno epatico e il riscontro di cirrosi, i segni e sintomi sono correlati all’ittero e all’ascite così come abbiamo visto negli articoli precedenti pubblicati e dedicati alle patologie epato-biliari. Tra i segni e sintomi che possiamo riscontrare nelle epatiti croniche troviamo:
- epatomegalia
- splenomegalia
- ascite
- rilevazione di varici esofagee e sanguinamenti dell’apparato digerente
- comparsa di angiomi stellati e alterazioni cutanee
- encefalopatia cronica e correlati stati confusionali
In molte persone, l’epatite cronica rimane stabile per anni prima di manifestare sintomi, in altre può peggiorare progressivamente in poco tempo.
La gravità della malattia dipende dalla causa sottostante e dalla disponibilità di trattamenti efficaci. Alcune forme di epatite possono portare alla cirrosi se non trattate, e questo processo può richiedere diversi anni. Altre forme possono aumentare il rischio di tumore al fegato.
Alcuni tipi di epatite possono essere efficacemente trattati farmacologicamente, mentre in altri casi al contrario, l’interruzione di certi farmaci può portare alla risoluzione dell’epatite.
Diagnosi del quadro epatico
L’epatite acuta si manifesta con sintomi quali febbre, astenia, nausea, vomito, dolore addominale e ittero.
La diagnosi di epatite si fonda principalmente su test sierologici che identificano la presenza di virus specifici dell’epatite.
Gli esami del sangue evidenziano un innalzamento delle transaminasi, in particolar modo dell’alanina aminotransferasi (ALT) e dell’aspartato aminotransferasi (AST).
Altri test possono analizzare la bilirubina totale e diretta, la fosfatasi alcalina, l’albumina e il tempo di protrombina. Sebbene la biopsia epatica non sia di norma impiegata per diagnosticare l’epatite acuta, può essere presa in considerazione in situazioni atipiche o in presenza di dubbi diagnostici.
D’altro canto, l’epatite cronica, che ha una durata superiore ai 6 mesi, spesso non si manifesta con sintomi chiari.
Molti individui, difatti, vengono a conoscenza della loro condizione di epatite cronica quando, durante esami di routine, emergono innalzamenti asintomatici delle transaminasi. La diagnosi si appoggia su test sierologici per rilevare virus specifici dell’epatite o altri indicatori come autoanticorpi e immunoglobuline.
La biopsia epatica può servire a confermare la diagnosi, a definire la severità dell’epatite e a determinare l’ampiezza e la fase della patologia. Esistono anche test non invasivi, come l’elastografia o specifici marker sierici, utilizzati per valutare l’entità della fibrosi epatica.
Trattamento della malattia epatica
In quanto i trattamenti delle malattie epatiche presentano un’efficacia limitata, sia in fase acuta che in fase cronica, e in quanto le epatiti vengono gestite parallelamente ai segni e alle cause sottostanti ma riescono ad incidere solo parzialmente, il migliore dei trattamenti contro le epatiti è la prevenzione.
Anche per questo motivo le misure igieniche generali di salute pubblica, le vaccinazioni e l’attenzione verso la prevenzione delle cause, sono estremamente importanti per il nostro Sistema Sanitario Nazionale.
Attualmente in Italia, il vaccino anti-epatite B è obbligatorio nei bambini, il vaccino anti-epatite A è fortemente raccomandato nei bambini e in chiunque sia esposto a zone e luoghi ritenuti a rischio e negli adulti a chi soffre di epatite cronica.
Mentre per quanto riguarda l’epatite C ad oggi, non disponiamo di un vaccino e l’impiego di immunoglobuline non ha dimostrato di essere efficace, anche se la ricerca è in corso per sviluppare un vaccino efficace.
Le misure preventive più efficaci comprendono l’adozione di corrette pratiche igieniche, la sterilizzazione degli strumenti utilizzati in chirurgia e nei trattamenti estetici, l’uso di materiali monouso e la protezione durante rapporti sessuali potenzialmente a rischio.
Azioni di screening per la prevenzione dell’epatite C sono diffuse su tutto il territorio e in molte regioni italiane, in modo da intercettare tempestivamente l’infezione è agire per tempo.
Nel caso delle epatiti virali acute, infatti, nella maggior parte dei casi tendono a risolversi da sole, pertanto il trattamento è principalmente volto a fornire supporto assistenziale e farmacologico al paziente.
Nel caso dell’epatite A e dell’epatite E, l’approccio terapeutico si focalizza sulla gestione dei sintomi, incoraggiando il riposo, l’assunzione adeguata di liquidi e la sospensione del consumo di alcol.
Sebbene l’epatite B acuta necessiti raramente di un intervento antivirale, in situazioni particolarmente gravi, tale trattamento può essere preso in considerazione.
Per quanto riguarda l’epatite C acuta, la terapia con antivirali può essere adottata, in particolar modo se la condizione non mostra segni di risoluzione spontanea entro un periodo di 2-3 mesi.
Per quanto riguarda le epatiti croniche virali e non virali, l’epatite B cronica può essere gestita con antivirali quali entecavir, tenofovir e interferone, mirando a inibire la replicazione del virus e a fermare l’avanzamento della patologia.
La cura dell’epatite C cronica si avvale di una combinazione di antivirali, che hanno dimostrato di garantire elevati livelli di risposta virologica duratura; la selezione del trattamento è influenzata dal genotipo virale e da possibili resistenze.
L’epatite D, o delta, si manifesta unicamente in concomitanza con l’epatite B e può essere trattata con interferone. L’epatite autoimmune, una variante non virale dell’epatite cronica, viene affrontata con l’uso di corticosteroidi e farmaci immunosoppressori come l’azatioprina. È fondamentale, per chiunque soffra di epatite, astenersi dal consumo di alcol e da qualsiasi sostanza potenzialmente dannosa per il fegato.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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