Aveva appena terminato il suo turno di lavoro in ospedale, un’infermiera di Pordenone, quando è stata inseguita e aggredita alle spalle da un immigrato 22enne pakistano, che l’ha gettata a terra, colpita più volte e ha tentato di strapparle i vestiti col fine di stuprarla.
La donna, nonostante il terrore, riuscì a urlare, a mordere un dito dell’aggressore (che provava a tapparle la bocca), a divincolarsi, a chiamare telefonicamente il 112 e a denunciare in diretta la violenza sessuale che stava subendo da quel richiedente asilo fuori controllo, mentre questo se la dava a gambe. E di lì a poco il ragazzo fu arrestato dalle pattuglie della Squadra Volante e sottoposto a misura cautelare in carcere.
È di questi giorni la notizia (VEDI Il Gazzettino) che il ragazzo, difeso dall’avvocato Paolo Visentin, è stato condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale e lesioni. Altresì, il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi ne ha disposto l’espulsione dal paese a fine pena.
C’è però una nota dolente: la condanna doveva essere di 6 anni e 9 mesi, ma… La contestazione di un’ulteriore aggravante, ovvero quella di minorata difesa, ha permesso al legale di accedere al rito abbreviato, cosa che ha comportato per l’uomo uno sconto di un terzo della pena.
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