Anche l’Italia blocca il vaccino Johnson&Johnson per sospetto trombosi

Redazione 14/04/21
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La decisione presa ieri pomeriggio, in concerto tra il Ministero della Salute e l’AIFA, dopo lo stop cautelativo del CDC americano pone un freno all’impiego del vaccino Johnson&Johnson anche nel nostro paese. L’utilizzo delle dosi avverrà dopo l’intervento delle maggiori istituzioni mondiali sulla sicurezza dei vaccini, la FDA e l’EMA.

Anche l’Italia blocca il vaccino Johnson&Johnson

Presso l’Hub nazionale di Pratica di Mare sono arrivate 184 mila dosi del vaccino Johnson&Johnson, stoccate a fini cautelativi, per una presunta correlazione con eventi trombotici come affrontate dal vaccino AstraZeneca.

Secondo fonti autorevoli de Quotidianosanità.it, l’azienda sembra aver deciso di approfondire la questione internamente, in attesa dell’approfondimento della Food and Drug Administration americana e dell’Agenzia europea per i medicinali, e per non incorrere nei problemi affrontati dalla concorrente Astrazeneca.

Cronicità e dintorni

Nei libri di storia, leggeremo: “Nella prima parte del XXI secolo, la costante connessione caratterizzò la vita di tutti. Ma nei primi mesi del 2020…”. La probabile verità è che fino a oggi l’impegno a globalizzare tutti gli aspetti della nostra vita aveva scongiurato la potenziale presenza di uno stress per un evento globale,rischiandolo solo in alcuni casi sanitari oppure per incidenti nucleari o terremoti, senza tuttavia mai incrociarlo. La pandemia da Covid-19 ha modificato questo quadro costruito in un trentennio di progressive aperture delle frontiere e al commercio di beni e servizi, con un primo vero test che sta risultando catastrofico per tutto il globo, con l’Italia in prima linea. Veniamo da anni in cui la spesa sanitaria è stata complessivamente crescente, ma soprattutto è stata in gran parte determinata dalla classe di pazienti affetti da patologie croniche. Viviamo più a lungo, viviamo probabilmente meglio della generazione precedente in termini di salute, ma questo benessere richiede oggi servizi sanitari e socio-sanitari che dovrebbero essere erogati in modo diverso, per numerosità ma anche per complessità.  È il famoso spostamento del baricentro di cura, tema organizzativo individuato da anni senza ricadute programmatorie. E poi è arrivato anche il Covid. Nel periodo di crisi più nero dal secondo dopoguerra, il Servizio Sanitario Nazionale – ed in particolare quello lombardo ma anche di altre Regioni – è stato messo sotto una pressione che ha rischiato di far collassare l’intero Paese. Ora appare chiaro che il Welfare attuale dovrà cambiare per tenere in futuro un ritmo dato da un’emergenza sanitaria che prima non esisteva. Un rapido adattamento è assolutamente necessario. Nelle situazioni di emergenza le pecche organizzative vengono evidenziate molto più rispetto alle condizioni di lavoro normale, ove la buona volontà degli operatori tende a coprire le falle. L’inevitabile confusione che nascerà nel prossimo periodo non dovrà quindi far perdere di vista l’obiettivo per l’assistenza ai pazienti affetti da patologie croniche, ovvero monitoraggio, supporto al paziente, visione olistica. Se l’obiettivo è salvare il Servizio Sanitario Nazionale come patrimonio del nostro Paese, la sfida è decisiva.

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Le due agenzie continentali stanno lavorando in parallelo sulla revisione degli aventi avversi, e solo dopo che avranno stabilito la sicurezza nella somministrazione del vaccino, verranno distribuite le dosi anche nel vecchio continente europeo.

Il blocco temporaneo delle dosi del vaccino Johnson&Johnson è ulteriormente confermato dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Comitato Tecnico-Scientifico, Silvio Brusaferro che dichiara ai microfoni di SkyTg24 che le scorte vaccinali saranno mantenute in “stand by” fino a chiarimento della situazione.

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