Non vuole aspettare il suo turno e frattura mano all’infermiere

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Nuova aggressione per il personale sanitario. L’ennesima. Che non fa che sottolineare come finora il problema sia stato affrontato in modo decisamente poco efficace. Già, perché tra calci in testa, dita mozzatesequestri di personatendini recisi, pronto soccorso devastati, malori in seguito alle continue aggressioni e continua minacce, ogni giorno sembra un bollettino di guerra.

Schegge impazzite

L’ultimo episodio si è verificato a Napoli, precisamente al pronto soccorso del Cto: un paziente 33enne non grave (valutato come codice verde), per nulla intenzionato ad aspettare il suo turno ha prima provato ad aggredire il medico di turno, poi ha malmenato il vigilante intervenuto per difenderlo e infine ha picchiato un infermiere.

Un bilancio pesante

Il bilancio è stato piuttosto pesante. La guardia ha infatti riportato un trauma cranico lieve non commotivo, una distorsione del rachide cervicale, contusioni dorsali, lombari e abrasioni multiple per un totale di 21 giorni di prognosi.

L’infermiere, invece, è stato più sfortunato: oltre a un trauma cranico non commotivo, è dovuto ritornare a casa con un’infrazione corticale base falange 4° dito e 30 giorni di prognosi.

Aggressore denunciato

L’aggressore, allontanatosi subito dopo le sue memorabili gesta e già noto alle forze dell’ordine, è stato denunciato dai Carabinieri di Capodimonte per lesioni e interruzione di pubblico servizio.

Sul vergognoso accaduto si è espressa anche l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate: Siamo soli, oramai dobbiamo renderci conto che siamo soli, sia noi che le guardie giurate, non abbiamo tutele, non ci vengono forniti gli strumenti per difenderci. È solo una escalation di violenza che non trova tregua!

Quanti i casi non denunciati?

E chissà quanti sono i casi di violenza che non vengono denunciati! Infatti, come ricordato non molto tempo fa da Carmelo Gagliano, consigliere del Comitato Centrale della FNOPI, “Un recente studio fatto con l’Università di Tor Vergata a Roma, insieme a sette atenei pubblici su tutto il territorio italiano ha rilevato che, in realtà, sono 120-130 mila ogni anno gli infermieri oggetto di aggressioni da parte di pazienti all’interno di presidi ospedalieri, il 75% di loro sono donne.

La maggior parte non denuncia la violenza subita, perché pensa che faccia parte del lavoro. Molti di loro riportano traumi psico-fisici permanenti come la sindrome di burnout o la depressione e finiscono per abbandonare la professione.”

Roma, calci in testa all’infermiera. Stiamo aspettando che ci scappi il morto?

Alessio Biondino

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