Il paziente non compliante e oppositivo è ormai un problema che gli infermieri affrontano più volte al giorno. Sembra che con il tempo questa spiacevole esperienza si ripeta sempre più spesso e che la questione della non compliance infermiere-paziente tenda ad essere ormai un problema indifferibile.
La compliance e i diritti del paziente
Secondo la Treccani con il termine compliance si intende: spirito di collaborazione verso il programma terapeutico e nel caso della terapia farmacologica, la disponibilità del paziente ad assumere la terapia nei tempi, nelle modalità e nelle dosi corrette e prescritte.
Tra il diritto all’autodeterminazione del paziente e i suoi diritti costituzionali, di cui l’art. 32 Costituzione cita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.” e il suo precipuo codice deontologico e mandato professionale, l’infermiere si trova a dover continuamente interpretare il volere del paziente e il suo bisogno di cure.
Paziente non compliante e necessità di cure relazionali
Quando tutto questo è portato ai suoi estremi, ecco che ci troviamo di fronte ad un paziente che non si limita ad invocare i suoi diritti ma che, per mille motivi intrinseci ed estrinseci alla sua situazione patologica, sociale, economica e famigliare, rifiuta le cure e i trattamenti che gioverebbero al suo stato di salute.
Un paziente non compliante o oppositivo è un paziente che necessita di cure ulteriori a quelle farmacologiche: le cure relazionali.
Prima della terapia, le cure relazionali
La compliance è, come l’esito della cura, una responsabilità del medico e dell’infermiere. È il risultato della competenza relazionale del professionista sanitario e della sua capacità d’instaurare una collaborazione su più piani: fiducia, comunicazione, relazione, scelta.
La qualità della relazione terapeutica è causa del livello di compliance, e il paziente, seppur non è mai parte passiva del rapporto, dovrà essere coinvolto e invitato a prendersi la sua parte di responsabilità attraverso la proattività dell’infermiere e del medico, inevitabile parte forte della relazione.
Come migliorare la comunicazione con il paziente anziano

La qualità della comunicazione. Alla scoperta dell’anziano in difficoltà
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Come aumentare la collaborazione di un paziente non compliante o oppositivo
La popolazione più a rischio è quella pediatrica e geriatrica, sia a domicilio che durante l’ospedalizzazione. Le conseguenze di una mancata compliance terapeutica sono numerose:
- mancata guarigione
- peggioramento della qualità di vita
- comorbilità secondaria
- functio laesa
- possibili forme di resistenza in caso di antibiotici non assunti adeguatamente
- Costi socio-economici nella comunità di riferimento e famigliari
Consigli e razionale per aumentare la compliance
Come già detto una delle principali dimensioni in cui il rapporto infermiere-paziente ricostruisce o consolida una compliance efficace è la fiducia. Questo è un sentimento affettivo che induce un senso di tranquillità rispetto a comportamenti o azioni che il paziente riceve.
Età, aspetto fisico e genere del professionista influenzano notevolmente il livello di fiducia che si può instaurare ma è il tono comunicativo il fattore essenziale: ascolto attivo e gentilezza, accompagnata da assertività sono la giusta chiave per raggiungere il risultato.
Strategie per migliorare l’aderenza terapeutica
Il paziente non compliante mostra maggiore collaborazione se le strategie per incrementarle sono combinate e non solo somministrate singolarmente come una checklist da completare serialmente. Un modus operandi, uno state of mind piuttosto che una stanca disposizione aziendale.
Lo psicologo clinico e del lavoro Igor Vitale nel suo blog raggruppa tutte le evidenze e le strategie che hanno in qualche modo portato a dei buoni risultati:
- Coinvolgimento del paziente nella negoziazione degli obiettivi di trattamento
- Riduzione della complessità del regime di trattamento
- Personalizzare il trattamento allo stile di vita del paziente
- Utilizzare i reminder (sveglie o applicazioni che ricordano di prendere i farmaci o di compiere azioni particolari)
- Incoraggiare il supporto della famiglia
- Informare i pazienti a proposito degli effetti collaterali
- Monitoraggio dell’aderenza e fornire feedback al paziente
Ad oggi, non esiste un protocollo di gestione valido per tutti i pazienti non complianti, quindi un set di strategie sapientemente utilizzate sono ancora il miglior metodo per incrementare l’aderenza al trattamento e alla terapia.
Eppure, per fare che sia così, è ancora necessario che le aziende scelgano la strada della formazione: necessaria a infermieri e medici per impadronirsi di queste competenze relazionali, con il beneficio dei pazienti, degli operatori e delle cure.
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Fonti:
- https://www.senato.it/1025?sezione=121&articolo_numero_articolo=32
- https://www.dimensioneinfermiere.it/articolo-32-della-costituzione-diritto-autodeterminazione-spunti-e-riflessioni/
- https://www.dimensioneinfermiere.it/art-32-costituzione-nel-lavoro-degli-infermieri-repubblica-tutela-la-salute-come-fondamentale-diritto-individuo/
- http://www.treccani.it/enciclopedia/compliance_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/
- https://www.igorvitale.org/perche-il-paziente-non-mi-ascolta-il-problema-della-scarsa-compliance/