Come operatori sanitari, ci sarà capitato decine, se non centinaia di volte, di prendere in carico pazienti che hanno rimandato a lungo una visita medica fino ad aggravarsi al punto da richiedere un’assistenza clinica avanzata una volta che la malattia è peggiorata. Molto spesso ci siamo chiesti il motivo di questi comportamenti.
In questo articolo cercheremo di approfondire la questione cercando di individuare le motivazioni più comuni per cui molte persone evitano di recarsi dal proprio medico.
Indice
- Perché le persone non vogliono farsi visitare dal proprio medico?
- Non realizzano il rischio che corrono e sottovalutano i benefici della prevenzione
- Hanno paura dei medici e degli ospedali
- Non riescono ad accettare l’imbarazzo che provano durante la visita
- Non vogliono sentirsi un peso o non hanno tempo o risorse per farlo
- Cosa possiamo fare come sanitari?
Perché le persone non vogliono farsi visitare dal proprio medico?
Tutti conosciamo almeno un amico o un parente che non ricorda nemmeno l’ultima volta in cui ha fatto visita al proprio medico di famiglia. La maggior parte delle persone giustifica questo comportamento attribuendolo al fatto di non ammalarsi mai e di godere di una salute impeccabile. Tuttavia, è importante ricordare che apparire in buona forma non esclude la necessità di effettuare visite mediche periodiche.
Infatti, se provi a invitare il tuo conoscente a raggiungere il proprio medico, ecco che questi si mette sulla difensiva o interrompe frettolosamente la conversazione.
Partire dai motivi che spingono queste persone a non andare dal loro medico potrà aiutarci a capire quali sono le strategie migliori per convincerli che il presupposto di stare bene non comporta l’evitare visite preventive e periodiche, o anche solo fare i giusti controlli di routine, come un prelievo ematico (un po’ per tutti) o un elettrocardiogramma (per molti cardiopatici).
Non realizzano il rischio che corrono e sottovalutano i benefici della prevenzione
Uno dei principali motivi che spinge le persone a non recarsi mai dal proprio medico per una visita preventiva è la sopravvalutazione della propria condizione di salute. Se una persona gode di buona salute, come nel caso dei giovani e dei meno giovani, di solito trova insensato consultare il proprio medico e possono passare anni, talvolta anche decenni, senza mai vederne uno.
Ho conosciuto non pochi casi di medici che mi hanno confermato di non aver mai visto un loro paziente prima che questi non si aggravasse tanto da spingerlo a farsi visitare.
Ciò che queste persone non sanno, e che come operatori sanitari dovremmo ricordare loro, è che recarsi regolarmente dal proprio medico per un controllo periodico è il modo migliore per mantenere lo stato di salute di cui sono così orgogliosi!
Inoltre, le persone sottovalutano il rischio che i loro comportamenti possono avere sulla loro salute perché non presentano sintomi correlati. Il fumo, l’ipertensione non controllata, una dieta malsana e la malnutrizione non mostrano segni patologici per molti anni prima di trasformarsi in malattie. Le persone presumono solo molto tardi che tali comportamenti dannosi abbiano conseguenze sulla loro salute.
A volte è semplicemente una questione di ignoranza: quanti dei nostri pazienti o conoscenti sanno quanto influiscano negativamente i fattori di rischio genetici o la predisposizione familiare a una malattia? O il rischio ambientale, come l’inquinamento o l’esposizione a agenti patogeni sul luogo di lavoro? Molte persone credono che se non hanno ancora sperimentato effetti negativi, possano presumere che non li esperimenteranno mai.
Hanno paura dei medici e degli ospedali
Nella nostra cultura performativa, dove tutti alla domanda “come stai?” sono obbligati a rispondere “bene grazie, e tu?“, parlare di salute può mettere sulla difensiva molti dei nostri parenti o amici.
La salute spesso è una questione privata che le persone sono restie a condividere, e piuttosto che farsi tormentare con domande che avvertono come invadenti, cambiano discorso o si irrigidiscono e troncano ogni comunicazione. Una reazione simile potrebbe nascondere un’emozione istintiva che si basa su sensazioni profonde come la paura o la vergogna.
La resistenza delle persone nel recarsi dal medico, come abbiamo già detto, può essere attribuita innanzitutto alla paura. Alcune persone hanno paure specifiche legate agli ambienti medici, agli ospedali o alle procedure, come ad esempio la paura degli aghi. Altre persone, invece, provano un senso generale di ansia legato all’esperienza stessa di essere visitati dal medico.
A volte, una persona può essere riluttante a cercare assistenza, anche quando si tratta di una visita di routine, per paura di ricevere cattive notizie. Questi pazienti possono rifiutarsi di sottoporsi a test o screening perché temono di ricevere una diagnosi difficile o di scoprire qualcosa che percepiscono come negativo.
Questa paura può derivare da diverse ragioni. Potrebbe essere legata a esperienze passate, come un’esperienza negativa con un professionista sanitario, un medico o un infermiere particolarmente scontroso, o una diagnosi più o meno grave ricevuta in precedenza. In alcuni casi, la paura può anche derivare da una mancanza di conoscenza o comprensione delle procedure mediche e delle possibili conseguenze.
Se le persone sapessero quanto sia ormai routinaria un angioplastica/coronarografia probabilmente non avremo così tanti infarti miocardici acuti presi per il rotto della cuffia.
Per queste ragioni è importante sottolineare ai nostri pazienti che, sebbene possa essere difficile affrontare la paura e l’ansia legate alle visite mediche, è essenziale superarle per preservare la propria salute. Come operatori sanitari siamo lì per aiutare e supportare i nostri pazienti, fornendo loro informazioni, spiegazioni e supporto emotivo durante il percorso diagnostico e di cura.
È consigliabile spingere le persone a comunicare apertamente con il proprio medico riguardo alle loro paure e alle preoccupazioni, in modo da poter affrontare insieme tali emozioni e trovare soluzioni per alleviare l’ansia durante le visite mediche. In alcuni casi estremi, potrebbe essere utile anche coinvolgere uno psicologo per affrontare specificamente la paura o l’ansia associate alle cure mediche.
Non riescono ad accettare l’imbarazzo che provano durante la visita
Dobbiamo ammetterlo, la visita di un medico, come le domande di un infermiere durante la presa in carico, possono risultare spesso imbarazzanti. Sono in molti a provare un forte disagio a rispondere ad uno sconosciuto incontrato per la prima volta nella loro vita su quante volte vanno in bagno, se sono incontinenti, se hanno particolari malattie, se sono in menopausa o se hanno problemi nella sfera sessuale!
Per molte persone in salute, accettare di doversi spogliare per un esame fisico può metterle sulla difensiva in quanto si sentono particolarmente vulnerabili alle attenzioni professionali di un sanitario (che ricordiamo svolge il suo lavoro!).
Altri esami, come quelli per il controllo al seno o alla prostata, sono, oltre che imbarazzanti, anche molto invasivi. Non stupisce se poi queste persone, alla luce del loro stato di buona salute, preferiscono rinunciare a un controllo pur di non farsi manipolare il proprio corpo, soprattutto se il medico o l’infermiere non ha attuato tutta la gentilezza e la cura di cui disponeva.
A volte, una persona può provare imbarazzo nel farsi visitare da un medico, anche quando presenta sintomi. Potrebbe temere di sembrare esagerata e preoccuparsi che un medico suggerisca che i suoi sintomi siano “tutti nella sua testa”, che non dovrebbe preoccuparsi e che ha perso tempo a farsi visitare per sintomi così lievi. Indipendentemente dal fatto che questi pazienti abbiano ragione o torto, è importante ricordargli che è sempre preferibile affrontare la valutazione anche negativa di un medico (anche se poco professionale), piuttosto che sottovalutare sintomi e segni che potrebbero nascondere patologie, spesso anche gravi.
Non vogliono sentirsi un peso o non hanno tempo o risorse per farlo
Infine per concludere questa lista dobbiamo elencare anche un’ulteriore gruppo di persone che non va dal medico: quelli che per un motivo valido meno non possono andare senza rinunciare a qualcosa.
Molti pazienti, soprattutto tra i più anziani e soli, evitano di farsi visitare periodicamente dal proprio medico perché temono di essere un peso per gli altri e di dover chiedere troppo spesso aiuto. Ad esempio, qualcuno che non possiede un’auto potrebbe esitare a chiedere a un parente o ad un amico un passaggio per recarsi nello studio medico.
Inoltre, gli obblighi lavorativi, scolastici e familiari di tutti i giorni possono rendere più difficile per molte persone riuscire a prendersi cura di loro stesse.
Se un appuntamento con il medico richiede di prendersi una pausa dal lavoro, potrebbe sorgere l’ansia e il fastidio riguardo al tempo e al giorno di ferie persi per una visita che spesso si conclude con una conferma di buona salute. E infine, un genitore con bambini piccoli o una persona che si occupa di un familiare potrebbe non essere in grado di rispettare un appuntamento se non ha qualcuno che si prenda cura di loro durante la sua assenza.
Prendersi cura di chi cura in famiglia
Il Manuale dei Caregiver familiari
“Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te”.Franco Battiato Il presente volume si occupa a tutto tondo del caregiver familiare, per offrire al lettore una specifica e completa caratterizzazione sul piano culturale, sociale, giuridico ed economico di “colui che quotidianamente si prende cura” delle persone care non autosufficienti. Questo significa farlo uscire dalle quinte e parallelamente riconoscerne il ruolo complesso ed articolato, che gli autori intendono agevolare e supportare rispondendo ai suoi diversi bisogni e diritti di conoscenza, informazione e comunicazione. Nel testo vengono pertanto illustrati i benefici di legge già in atto e quelli probabili futuri (tutele previdenziali e sostegno economico). Inoltre, vengono fornite informazioni clinico-assistenziali di base mirate all’acquisizione e allo sviluppo di abilità e comportamenti specifici per la gestione dei problemi legati alla non autonomia. Da ultimo, per rispondere all’esigenza di inclusione ed empowerment, sono stati messi a disposizione i riferimenti di servizi interattivi online, dedicati al contatto, alla condivisione e all’amicizia tra coloro che stanno sperimentando la stessa sofferenza. Il messaggio finale è che senza il caregiver familiare di certo tutto sarebbe più difficile. Franco PesaresiÈ Direttore dell’Azienda servizi alla persona ASP AMBITO 9 di Jesi (AN). È membro di “Network Non Autosufficienza” (NNA) che realizza annualmente il “Rapporto sulla non autosufficienza in Italia” ed è autore di numerose pubblicazioni fra le quali il volume Quanto costa l’RSA (Maggioli Editore). Blog: https://francopesaresi.blogspot.com/
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Cosa possiamo fare come sanitari?
In conclusione, per noi sanitari, comprendere le ragioni per cui molte persone evitano di farsi visitare dal proprio medico è essenziale per promuovere una cultura di cura e prevenzione.
Dalla paura all’imbarazzo, dalle preoccupazioni finanziarie agli obblighi familiari, abbiamo visto quanti siano complessi i fattori che influenzano le decisioni delle persone riguardo alla propria salute. Tuttavia, è importante ricordare a tutti i nostri pazienti che la salute è un bene prezioso e investire nella propria cura è un passo fondamentale per il benessere a lungo termine.
Educare e sensibilizzare sulle opportunità positive della prevenzione, eliminando per quanto sia possibile barriere fisiche o mentali, può contribuire a migliorare l’accessibilità e incoraggiare le persone a prendersi cura di sé stesse. Prioritizzare la salute, sia fisica che mentale, è un investimento che ripaga con una migliore qualità di vita e una maggiore consapevolezza del proprio benessere.
Come operatori sanitari, è anche nostro compito.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram)