Stiamo per importare infermieri da Cuba?

Gli infermieri italiani si ritrovano spesso a dover ‘fuggire’ verso condizioni lavorative ed economiche migliori. Fino a non molto tempo fa, infatti, vi era un vero e proprio esodo di professionisti verso Germania, Inghilterra, Francia, Irlanda e altri paesi (sono tanti) che li retribuiscono in modo quantomeno accettabile.

La fuga degli infermieri verso il pubblico

Adesso, però, dopo il Coronavirus, la ‘fuga’ che fa notizia è un’altra: quella a gambe levate degli infermieri che lasciano case di riposo e RSA approfittando dei molti bandi messi a disposizioni dalle Usl-Asl (che in fretta e in furia, solo ora, provano a colmare le lacune di personale collezionate qua e là nei decenni).

Un fuggifuggi generale che, inevitabilmente, ha messo e sta mettendo in ginocchio moltissime strutture assistenziali in tutta Italia. E che le sta addirittura ‘costringendo’ a sostituire il personale infermieristico con quello di supporto (OSS), grazie anche al triste benestare delle Usl-Asl (VEDI).

Aiop: ‘Programmare l’attività giornaliera è complicato’

A rilanciare l’allarme, stavolta, come riporta Il Corriere della Sera, è stata Aiop Lombardia, tramite il presidente Dario Beretta: “Non è possibile programmare la sanità del futuro se non si pensa a un piano strutturato e organico di lunga durata per riempire i gap. Dico di più: in queste condizioni diventa complicato anche programmare l’attività giornaliera, abbiamo casi di strutture che hanno visto andar via decine di unità da un giorno all’altro”.

Di conseguenza, non sapendo più che pesci e che professionisti pigliare, le aziende hanno iniziato di nuovo ad affacciarsi in altri paesi, così come avveniva qualche decennio fa. Ovviamente non in occidente, dove lo stipendio degli infermieri è più alto del nostro (VEDI), bensì in realtà un tantino diverse.

Personale specializzato da Cuba

C’è chi, come in Veneto, ha dichiarato di volerli reperire in Ucraina, Ungheria, Est Europa e Sud America (VEDI). Ed è di ieri la notizia che in Lombardia si vorrebbe snellire la burocrazia per far arrivare personale sanitario specializzato da Cuba.

Perché proprio da Cuba? Come ricordato da Cristian Ferraris, direttore generale di Aiop Lombardia, “Ci sono già stati contatti all’inizio della pandemia. Un contingente cubano è venuto in nostro supporto. Cuba inoltre ha una tradizione decennale di ‘export’ di medici per questioni umanitarie. Hanno un sistema che raggruppa gli operatori e li forma prima della partenza”.

‘Percorsi di studio uguali’

Nuovi infermieri di bassa qualità a basso prezzo, quindi? Non secondo Ferraris, che spiega come nell’isola caraibica i percorsi di studio degli infermieri e di alcuni specialisti siano sostanzialmente uguali a quelli italiani.

Un patto temporaneo, ovviamente, quello che si vuole instaurare tra Italia e Cuba; accordo per cui, però, ci sarebbero diversi problemi di natura burocratica e non solo: i professionisti entranti dovrebbero vaccinarsi con uno dei preparati riconosciuti (quello cubano non lo è) per ottenere il Green Pass, bisogna capire che tipo di forma dare a questa potenziale collaborazione transoceanica e c’è anche il tema del nulla osta all’ingresso dell’Italia.

Qualora tutto ciò diventasse fattibile, Aiop ha fatto sapere di voler iniziare una sperimentazione con 50 medici e 100 infermieri: “Siamo pronti a un progetto pilota. Altre regioni guardano con interesse a questa idea ha dichiarato Ferraris.

RSA, realtà poco appetibili

Dopo circa vent’anni stiamo di nuovo cercando seriamente infermieri all’estero, quindi? Beh, se l’intento è quello di continuare a pagare i nostri in modo ridicolo… Ciò diventa assolutamente necessario.

Già, perché se è vero che gli infermieri italiani con una paga ‘normale’ (i dipendenti pubblici) sfiorano l’indigenza (VEDI articolo), quelli delle strutture private come case di riposo e RSA se la passano molto peggio. Le posizioni lavorative offerte, infatti, non sono propriamente appetibili…

Condizioni economiche e contrattuali inquietanti

Trattasi di condizioni contrattuali ed economiche ben lontane dall’essere in grado di ‘sedurre’ dei professionisti laureati come gli infermieri (contratto AIOP RSA? 1000-1200 euro al mese? Qualcosa di peggio?). Sempre che il servizio non sia affidato ad aziende esterne come cooperative o simili, cosa che fa addirittura peggiorare la situazione.

Il fatto è che… Purtroppo per le aziende private, il lungo periodo in cui non c’erano concorsi, l’azienda pubblica non assumeva più, si facevano tagli alla sanità fino a spolparla, il mercato era praticamente fermo e si poteva scegliere tra tanti infermieri a spasso (un paradosso tutto italiano: oggi ci siamo accorti che mancano tantissimi infermieri per compensare le carenze dei nostri ospedali e delle strutture private, ma fino a non molto tempo fa sembrava che non servissero a nessuno…) che pur di lavorare accettavano condizioni indecorose e imb08arazzanti, è terminato.

Gli infermieri italiani non sono masochisti

Adesso, se si vuole trattenere il proprio personale o si vuole ricercarne altro, bisogna pagarlo adeguatamente e offrigli condizioni di lavoro accettabili, cosa che purtroppo non avviene così spesso nelle strutture per anziani del nostro paese.

Oppure, come stanno valutando di fare anche in Lombardia, l’unica soluzione è cercarlo lontano dall’Italia, sfruttando la direttiva del Governo che permette di assumere infermieri fuori dall’Unione Europea, purché iscritti all’ordine del loro Paese; anche se il loro titolo non è riconosciuto qui in Italia (poveri pazienti)…!

Anche perché si fa sempre più fatica a immaginare l’esistenza di infermieri italiani masochisti disposti a scegliere di lavorare in una RSA per 1000 euro al mese (magari dove si è in due in turno con 70 pazienti da assistere), quando ad oggi vi è la concreta possibilità di essere assunti nel pubblico con un contratto e uno stipendio migliore.

Autore: Alessio Biondino

Gli infermieri italiani e lo stipendio più basso di tutto il mondo occidentale

Alessio Biondino

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