Opi Cosenza: “Prescrizione infermieristica? Non si comprende come mai venga ancora negata in Italia”

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L’infermieristica, tra dimissioni, fughe all’estero e mancate iscrizioni all’università, è in crisi nera in tutta Italia. E nelle regioni meno virtuose della nostra sanità, come la Calabria, tira davvero una brutta aria. Lo ha spiegato il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Cosenza, Fausto Sposato: «Il sistema regionale è da anni sotto pressione e gli operatori che ci lavorano sono spremuti ed oramai saturi del continuo scivolamento verso il basso del sistema».


Una frana incontrollata, che «non riesce più ad essere efficace ed a dare risposte adeguate e concrete all’esigenza di un utenza che diventa sempre più esigente per i bisogni che cambiano con una certa dinamicità».


Non c’è nulla da fare: il modello della nostra sanità «va rivisto» in fretta e «va inserito in un contesto più ampio e condiviso di sanità globale, dove gli infermieri giocano un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi previsti dai vari decreti e dal Pnrr» spiega Sposato.


Organizzare servizi territoriali degni di tale nome è la chiave di volta. Ma vanno necessariamente rivisti profili e competenze: «Ad oggi nella nostra regione non è codificata alcuna prestazione infermieristica ragion per cui moltissime attività rientrano in quelle codifiche riservate ad altre professioni.


Senza codifica e riconoscimento non si potranno misurare gli aspetti economici e la ricaduta sui Lea degli interventi infermieristici, soprattutto di quelli specialistici. Ancora oggi non si comprende come mai agli infermieri venga negato l’atto della prescrizione di presidi utili all’assistenza o di farmaci comuni o di piani terapeutici nei pazienti cronici.


Così come non si riesce a comprendere qual è il “danno” che si possa provocare nel prescrivere esami ematici utili ai piani assistenziali. Questo non significa togliere o “sfilare” attività ad altri professionisti ma un’integrazione ed un supporto per quei casi che, così facendo, eviterebbero di doversi recare dal medico di medicina generale troppo spesso assente in alcune comunità disagiate anche alla luce della carenza di tali figure.


Puntare sulla dirigenza degli infermieri, gli unici responsabili dell’assistenza, e fare in modo che l’organizzazione delle attività sia di competenza esclusiva dei professionisti formati con laurea magistrale ed altri percorsi post laurea. Gli infermieri formano altro personale non perché infermieri ma in quanto professionisti competenti.


Rivedere il rapporto infermiere/paziente e riportarlo agli standard europei con l’immissione di nuove professionisti e di nuove figure professionali dedicate all’assistenza e gestiti dagli infermieri. Coinvolgere le università con percorsi di formazione appropriati e con l’inserimento di più docenti e ricercatori infermieristici è un elemento da tenere in debita considerazione, gli infermieri devono essere formati da altri infermieri con un percorso di studio adeguato che ne esalti le peculiarità e la stessa formazione».


Per il presidente Opi Cosenza vanno anche rivisti «i percorsi della magistrale puntando sulle specializzazioni o sugli indirizzi gestionali garantendo l’evoluzione di competenze e conoscenze manageriali che portano a ruoli di gestione e direzione delle strutture».

10 cose che avrei voluto sapere prima di diventare infermiere Credit Foto Canva.com ver. Pro

Alessio Biondino

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