Troppe aggressioni registrate in Italia e a livello regionale. Il Veneto, non aspetta il decreto Sicurezza, anticipa i tempi e sperimenta le body-cam sugli infermieri come strumento di deterrenza contro le aggressioni, insieme ad altre misure di sicurezza.
Body-cam sugli infermieri: solo come deterrente e sicurezza
Solo nelle ultime due settimane abbiamo condiviso solo tre dei moltissimi casi di violenza contro il personale sanitario, ma la cronaca documenta ogni giorno aggressioni in tutti i Pronto Soccorso d’Italia.
Se a questi si aggiungono anche altre professionalità, come capotreni, forze di polizia e personale amministrativo comunale, i numeri non possono che impennarsi. Leggi anche:
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I livelli di aggressione contro il personale dei servizi pubblici hanno raggiunto un punto tale da richiedere soluzioni anche drastiche. Abusi verbali e fisici, minacce e varie forme di violenza stanno rendendo la vita dei sanitari, dei controllori dei treni, delle forze dell’ordine e di molti altri pubblici ufficiali un vero inferno.
Per questo il governo sta studiando l’introduzione di contromisure. Tra le prime: l’applicazione delle body-cam sugli infermieri e i medici, piccole videocamere indossabili dai professionisti che, in caso di necessità, possono essere attivate sia come deterrente sia come strumento di prova legale durante gli accertamenti e nei processi in tribunale.
Dal decreto legge Sicurezza alcune novità
Come abbiamo appena confermato, il governo ha finalmente ascoltato enti, aziende sanitarie, sindacati e singoli professionisti, tentando di rispondere al problema con alcune soluzioni, tra cui l’uso di registrazioni audio-video dal punto di vista dell’operatore tramite body-cam.
In caso di pericolo o minaccia, l’infermiere potrà attivare la body-cam e registrare la situazione. La misura rappresenta un primo deterrente.
Se si considera la questione della privacy in sanità, il compromesso andrà accettato e messo alla prova, anche alla luce della solidità del nuovo decreto legge Sicurezza, pubblicato lo scorso mese e ora in attesa di conversione in legge. Nel frattempo, sono già in corso alcune sperimentazioni.
Come riporta il sito today.it, il DG Mauro Filippi dell’Ulss 4 Veneto orientale, in via sperimentale, ha autorizzato l’uso delle body-cam sugli operatori per fornire alcune informazioni utili per l’applicazione diffusa: “Durante la sperimentazione faremo una rilevazione di tutta una serie di elementi che ci servono per valutare l’efficacia, l’applicabilità, la semplicità di utilizzo. Stileremo una relazione che presenteremo alla Regione per tutte le valutazioni del caso” afferma il direttore generale.
Il Veneto, a livello regionale, sembra non aver atteso la conversione della normativa nazionale e ha già avviato la sperimentazione di ulteriori soluzioni, tra cui smartwatch in grado di geolocalizzare e monitorare gli operatori in situazioni di pericolo, oltre all’uso delle body-cam. Il progetto ha un costo complessivo di 4 milioni di euro.
La Regione ha inoltre adottato altre misure organizzative, come la riorganizzazione degli spazi ospedalieri, con la creazione di “zone filtro” e canali di passaggio esclusivi per il personale.
Come riporta il DG Filippi, l’uso delle body-cam ha esclusivamente la funzione di deterrente rispetto ad alcune manifestazioni aggressive, in un territorio che, pur non avendo registrato episodi gravi, mostra un aumento vertiginoso delle aggressioni in generale.
Tra privacy e sicurezza, l’equilibrio tra diritti fondamentali
Ovviamente, le body-cam sugli infermieri non saranno attive in registrazione continua, ma verranno attivate soltanto in caso di effettivo pericolo per l’operatore: attacchi fisici, minacce, comportamenti aggressivi, danneggiamenti o lancio di oggetti contro il locale o l’équipe.
In tali circostanze, secondo le linee guida, la registrazione potrà essere avviata solo dopo aver informato gli astanti con un annuncio: “Attenzione! Da questo momento attivo la registrazione video.”
Ulteriori avvisi e cartellonistica informeranno l’utenza della possibilità di essere ripresi in situazioni critiche. Il video sarà a disposizione di polizia, pubblici ministeri e inquirenti per una settimana dall’evento; scaduto tale termine, il file verrà cancellato.
Altri strumenti per tutelarti dalle aggressioni
Un’altra arma di cui disponiamo ogni giorno contro le aggressioni è la conoscenza: dei nostri diritti, delle modalità di tutela e delle misure di sicurezza a disposizione degli infermieri e degli altri professionisti sanitari.
Per questa ragione vi invitiamo a consultare il testo La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari dell’Avvocato penalista Fabio Piccioni, che ci introduce, con estrema chiarezza e competenza, nel mondo delle disposizioni normative a tutela della nostra salute e integrità, sia fisica che mentale.
Disponibile sia su MaggioliEditore.it che su Amazon.it, è uno strumento da prendere seriamente in considerazione da chi ogni giorno si scontra con il fenomeno delle aggressioni e vuole dire basta a questo continuo supplizio.
L’informazione è potere, e questo testo ne fornisce in abbondanza.
Scopri come tutelarti dalle aggressioni
La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.
Fabio Piccioni | Maggioli Editore 2021
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