Lo sfogo di un infermiere: “Perché non insegnano igiene e rifacimento letti anche a medici e fisioterapisti?”

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In una lunga e articolata lettera inviata a Varese News (VEDI) e firmata da «un infermiera/infermiere qualsiasi» dipendente dell’Asst Sette Laghi, un professionista dell’assistenza fa delle interessanti «considerazioni sulla continua fuga di infermieri dalla ASST», che spiegano i motivi per cui l’attrattività della professione infermieristica sia oramai in caduta libera.


Nella missiva, al grido di «non ci sono le condizioni per potermi esprimere come il/la professionista della salute che vorrei essere», l’infermiere sottolinea come la sua dissertazione sia «una personale considerazione che non è assolutamente espressione ufficiale degli enti istituzionali che rappresentano la categoria». Divideremo il suo sfogo in diversi articoli, a seconda dell’argomento trattato, sperando che tutto ciò possa generare riflessioni e prese di coscienza in chi di dovere.


Motivazione, vocazione, missione e demansionamento.

Spesso e volentieri, chi tratta di questo argomento, (spesso non infermieri) adduce la “mancanza di motivazione” come causa principale dell’esodo dei nostri infermieri, neolaureati e non, verso destinazioni estere come Svizzera, Norvegia e, fuori dai confini europei, paesi come gli Emirati Arabi Uniti.


Posso assicurare che molti dei giovani che ho affiancato, la motivazione ce l’hanno e io l’ho rinforzata, coi miei limiti! Ma hanno anche capacità di osservazione e comprensione dell’ambiente che li circonda e, quando mettono piede in reparto, vedono infermieri oberati di lavoro, stanchi, frustrati, che non riescono ad affiancare come meriterebbero (visto che pagano fior fiore di tasse e si ritrovano, gratuitamente, a fare lavori di bassa manovalanza con la scusa del dover “fare la gavetta”).


Infermieri stanchi, cinici e insofferenti, continuamente aggrediti da parenti e pazienti, che si lamentano degli stipendi, inadeguati al carico di lavoro a cui sono sottoposti e con delle tassazioni al limite della follia, delle attrezzature, insufficienti in numero, che, anziché venire sostituite, vengono riparate malamente, locali mal progettati. E l’elenco può continuare. E non sto parlando di un ospedale di periferia, ma del centralissimo “Circolo” di Varese. La situazione negli ospedali di periferia non è certamente migliore.


Sono fiducioso e sicuro che chi di dovere abbia dei progetti, delle idee per poter lavorare sulla motivazione dei giovani; ma su quella di chi giovane non è più? Oltre alla motivazione, si parla di “passione” e “vocazione come tratti peculiari delle professioni della salute. Sono d’accordo, anche se preferisco parlare di attitudine, perché questi termini vengono confusi e associati al mondo del volontariato e dei missionari, a cui va tutta la mia stima, ma non tiene conto delle nostre capacità e competenze tecniche, che si sono evolute nei decenni. Con la passione non ci si paga le bollette e non si arriva alla fine del mese.


Con questa mentalità, in nome della passione, della “vokazioneh!”,gli infermieri continueranno ad essere indottrinati al demansionamento, argomento molto spinoso e ignorato, ma che conta circa 70 cause vinte da infermieri che hanno denunciato in tutta Italia; ignorato dai miei stessi colleghi che per il bene della persona (o dell’azienda?) fanno anche 2-3 lavori in 1.


Poi ci sono i vertici aziendali e i docenti infermieri dell’Università, che, forti di un retaggio ecclesiastico anacronistico, al primo anno preferiscono insegnare come rifare bene un letto, eseguire l’igiene del malato, dedicando un intero anno di insegnamenti in assistenza di base (per il bene del paziente!). Ma perché non lo insegnano anche ai fisioterapisti o ai medici? Anche loro lavorano per il bene del paziente.


Competenze che, per legge e profilo professionale, spetterebbero a ben altre figure; così facendo, non otterremo mai i riconoscimenti sociali e non di cui tanto si parla da quando, durante la pandemia da COVID-19, eravamo considerati eroi, angeli. Ora veniamo pestati selvaggiamente, ci togliamo la vita (perché sappiamo come farlo) nell’indifferenza delle istituzioni politiche e della società…».

CONTINUA:

VEDI “Gli studenti infermieri? In Europa sono stipendiati, qua fanno beneficienza”.

VEDI “Scarse possibilità di specializzazione? Forse si ha paura delle competenze avanzate degli infermieri…”

VEDI: “La dirigenza infermieristica ignora le richieste degli infermieri”

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Alessio Biondino

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