Guida rapida alla stadiazione delle lesioni da pressione secondo NPIAP-EPUAP

Dario Tobruk 21/10/25

La stadiazione delle lesioni da pressione è una parte essenziale nella clinica del wound care e serve a valutare correttamente l’estensione del danno tissutale in caso di lesioni cutanee, pianificare un trattamento mirato attraverso la corretta medicazione dell’ulcera da pressione, e avviare interventi rivolti alla riduzione dei fattori che contribuiscono alla mancata guarigione.

In questo articolo parleremo di come vengono classificate le lesioni da pressione, utilizzando talvolta termini ancora diffusi come lesioni da decubito, pur ricordando che la denominazione corretta e scientificamente validata resta lesioni da pressione, secondo la classificazione proposta da NPIAP/EPUAP.

Indice

A cosa serve la stadiazione delle lesioni da pressione?

Ogni fase del percorso assistenziale richiede un costante monitoraggio per valutarne l’efficacia e identificare tempestivamente eventuali criticità. Vogliamo ricordare che tra gli strumenti più utili per valutare la progressione positiva o negativa della cura delle lesioni da pressione c’è la PUSH Tool (qui l’articolo dedicato alla valutazione generale delle LdP) e che la stadiazione NPIAP/EPUAP va utilizzata per valutare la lesione solo durante l’assessment, ovvero la valutazione.

Di fatto, quando gli obiettivi prefissati di guarigione della ferita cutanea e delle cosiddette “piaghe da decubito” non vengono raggiunti, è essenziale ripensare e adattare il piano di cura, in un’ottica di miglioramento continuo e personalizzato.

Questo approccio dinamico si basa sulla comprensione che la guarigione delle ferite cutanee è influenzata da molteplici fattori e che la stessa definizione di lesione da pressione è in continua evoluzione, come testimoniano le revisioni periodiche delle linee guida internazionali.

Attualmente, la definizione più condivisa considera una lesione da decubito come un’area localizzata di danno alla pelle e/o ai tessuti sottostanti, generalmente situata sopra una prominenza ossea, risultante dalla pressione o dalla combinazione di pressione e forze di taglio.

Tuttavia, le società scientifiche stesse riconoscono la presenza di fattori contributivi o confondenti, la cui importanza deve essere ancora chiarita.

In attesa degli aggiornamenti più recenti dalle nuove linee guida della NPIAP previste per quest’anno, e che potrebbero ulteriormente precisare la definizione e le strategie di intervento, resta fondamentale un approccio basato su evidenze scientifiche e su una valutazione individualizzata di ogni paziente e delle sue lesioni cutanee, soprattutto quando non guariscono facilmente.

La prevenzione e la gestione delle lesioni da pressione, infatti, non possono infatti limitarsi alla sola applicazione di medicazioni avanzate.

È necessario un approccio educativo e proattivo, che coinvolga attivamente sia i professionisti sanitari che i caregiver, per promuovere comportamenti consapevoli e strategie preventive integrate.

La conoscenza e l’applicazione di queste strategie rappresentano la base per ridurre l’incidenza e le complicanze delle lesioni da pressione, garantendo un’assistenza realmente efficace e centrata sul paziente.

In questo contesto si inserisce la necessità di una valutazione e di una precisa stadiazione delle lesioni da pressione, strumento imprescindibile per guidare gli interventi assistenziali e personalizzare i piani di cura.

Quali sono gli stadi delle lesioni da pressione?

La corretta stadiazione delle lesioni da pressione (o spesso chiamate lesioni da decubito) richiede l’uso di strumenti e scale specifiche, poiché queste lesioni presentano caratteristiche complesse e sfaccettate.

La classificazione internazionale proposta dalle principali società scientifiche individua sei stadi distinti (quattro principali e due per situazioni non definibili oggettivamente), utili per descrivere il grado di danneggiamento tissutale.

Sebbene gli stadi siano numerati progressivamente dal I° al IV°, non sempre rappresentano un’evoluzione lineare del danno (EPUAP/NPIAP/PPPIA, 2019).

Stadiazione lesioni da pressione standard secondo linee guida NPIAP EPUAP
Stadiazione lesioni da pressione standard secondo linee guida NPIAP/EPUAP. Credit Immagine: Aldughayfiq, B., Ashfaq, F., Jhanjhi, N. Z., & Humayun, M. (2023). YOLO-Based Deep Learning Model for Pressure Ulcer Detection and Classification. Healthcare, 11(9), 1222. https://doi.org/10.3390/healthcare11091222. Modificata da Dario Tobruk secondo licenza CC BY 4.0 tramite Canva.com ver. Pro

Lesione da pressione di 1° stadio
In questo stadio, la cute è integra ma presenta un eritema non sbiancante e non responsivo alla digito-pressione.

L’area interessata può apparire dolente, con una consistenza più dura o più molle rispetto alla cute circostante, ed essere più calda o più fredda. Una colorazione violacea o marrone dovrebbe però suggerire un danno tissutale più profondo (possibile sospetto danno ai tessuti, più avanti nel testo).

Immagine e illustrazione di lesione da pressione di 1° stadio secondo linee guida NPIAP/EPUAP
Lesione da pressione di 1° stadio secondo NPIAP-EPUAP – Credit Immagine lesione da archivio e Illustrazione di lesioni di 1° stadio ispirato a linee guida NPIAP/EPUAP di Dario Tobruk © + grafiche Canva. com ver. Pro

Lesione da pressione di 2° stadio
Caratterizzato da una perdita parziale di sostanza cutanea, questo stadio si presenta con un letto della ferita di colore rosso-roseo, privo di slough (ciò che erroneamente viene chiamato “fibrina”) e senza esposizione degli strati sottostanti.

Talvolta possono essere visibili flittene sierose chiuse; l’assenza di ematomi alla base delle vescicole riduce la probabilità di un danno tissutale profondo.

Illustrazione e immagine di una lesione da pressione di 2° stadio secondo le linee guida NPIAP-EPUAP
Lesione da pressione di 2° stadio secondo NPIAP-EPUAP – Credit Immagine lesione da archivio Dario Tobruk © + Illustrazione di lesioni di 2° stadio ispirato a linee guida NPIAPEPUAP + grafiche Canva. com ver. Pro

Lesione da pressione di 3° stadio
Qui il danno interessa l’intero spessore della cute fino all’adipe, senza però esporre tendini, muscoli o ossa. Può essere presente slough, che se completamente sovrapposto alla base della lesione suggerisce un danno di maggiore gravità (vedi ancora “non stadiabile”).

Fistolizzazioni, tunnellizzazioni o sottominature possono accompagnare questa lesione, complicandone il trattamento

Illustrazione e immagine di una lesione da pressione di 3° stadio secondo le linee guida NPIAP-EPUAP
Lesione da pressione di 3° stadio secondo NPIAP-EPUAP – Credit Immagine lesione da archivio e Illustrazione di lesioni di 3° stadio ispirato a linee guida NPIAP/EPUAP di Dario Tobruk © + grafiche Canva. com ver. Pro

Lesione da pressione di 4° stadio
In questo stadio, la perdita di sostanza cutanea a tutto spessore espone tendini, muscoli o ossa. Spesso sono presenti tunnellizzazioni, sottominature e fistolizzazioni a partire dai margini della lesione.

La base della ferita può essere interamente coperta da slough o escara, rendendo difficile valutarne la profondità; in tali casi, la lesione è considerata non stadiabile

Illustrazione e immagine di una lesione da pressione di 4° stadio secondo le linee guida NPIAP-EPUAP
Lesione da pressione di 4° stadio secondo NPIAP-EPUAP – Credit Immagine lesione da archivio e Illustrazione di lesioni di 4° stadio ispirato a linee guida NPIAP/EPUAP di Dario Tobruk © + grafiche Canva. com ver. Pro

Lesione non stadiabile
Una lesione è definita non stadiabile quando la perdita di sostanza cutanea a tutto spessore è coperta da escara o slough, impedendo una valutazione precisa della profondità e dell’estensione del danno.

La presenza di slough che ricopre la lesione è un chiaro indicatore che si tratta di una lesione da decubito a tutto spessore.

Le lesioni di 2° stadio, infatti, non generano una risposta infiammatoria sufficiente a produrre slough (Black, 2010), mentre la stadiazione di 3° grado richiede la visibilità di tessuto vitale.

Sospetto danno tissutale profondo
Questo tipo di lesione si presenta come un’area localizzata di cute integra, di colore rossastro, viola o marrone, con consistenza e temperatura differenti rispetto ai tessuti circostanti. Può celare un danno tissutale profondo ancora non evidente e richiede quindi un monitoraggio costante per identificarne l’evoluzione.

Questa classificazione rappresenta lo standard internazionale per la valutazione e la gestione delle lesioni da pressione, consentendo agli operatori sanitari di pianificare interventi mirati e personalizzati in base alla gravità del danno.

Riguardo la difficoltà iniziale di comprendere queste due ultime stadiazioni, come si suol dire, un’immagine vale mille parole. Pertanto, mostreremo con due casi clinici il sospetto danno ai tessuti (a sinistra) e la lesione non stadiabile (a destra).

Foto dimostrative dei casi di stadiazione "lesione da sospetto danno profondo" e "lesione non stadiabile". Archivio Dario Tobruk
Casi clinici dimostrativi: lesione da sospetto danno profondo e lesione non stadiabile. Archivio Dario Tobruk

Analizzando insieme l’immagine sopra possiamo notare come la lesione cutanea al tallone a sinistra abbia un aspetto scuro, violaceo e marrone, con un’estesa ecchimosi sottocutanea. Non c’è stata rottura dello strato corneo-epidermico ma sono evidenti segni di danno tissutale sottostante con raccolta ematica.

Al tatto la cute appare di consistenza diversa rispetto al perilesionale, con frazioni molli e frazioni edematose. Questi sono i segni di una lesione a sospetto danno dei tessuti profondi.

Analogamente, analizzando l’immagine del tallone a destra si nota presenza di escara secca per sfumare fino a slough per quasi tutta la superficie della lesione.

All’ispezione il tessuto necrotico coprente la base della lesione da pressione impedisce la valutazione della profondità reale del danno e finché non verrà sbrigliata con un debridement, non è possibile determinare la stadiazione della lesione da pressione, pertanto ad una prima valutazione andrebbe stadiata come “non stadiabile”

Dove si possono trovare le linee guida NPIAP?

Maggiori approfondimenti sono disponibili nel documento tradotto da AISLEC (vedi Prevention and Treatment of Pressure Ulcers/Injuries: Clinical Practice Guideline), mentre le illustrazioni più dettagliate sulla stadiazione si trovano direttamente sul sito della NPIAP (https://npiap.com/page/PressureInjuryStages).

Le fonti usate per l’articolo:

  • Black J, Baharestani M, Black S, Cavazos J, Conner-Kerr T, Edsberg L, Peirce B, Rivera E, Schultz G. An overview of tissue types in pressure ulcers: a consensus panel recommendation. Ostomy Wound Manage. 2010 Apr 1;56(4):28-44. Erratum in: Ostomy Wound Manage. 2010 May;56(5):8. PMID: 20424291. [https://www.hmpgloballearningnetwork.com/site/wmp/content/an-overview-tissue-types-pressure-ulcers-a-consensus-panel-recommendation]
  • National Pressure Injury Advisory Panel, European Pressure Ulcer Advisory Panel and Pan Pacific Pressure Injury Alliance. Pressure Injuries/Ulcers: Definition and Etiology.. The International Guideline: Fourth Edition. Emily Haesler (Ed.). 2025. [https://internationalguideline.com]
  • Caula, C., & Apostoli, A. (2011). Cura e assistenza al paziente con ferite acute e ulcere croniche. Maggioli Editore.
  • Caula, C., Apostoli, A., Libardi, A., & Lo Palo, E. (2018). La valutazione del paziente con ulcere croniche. Perché guardare oltre il ‘buco’ nella pelle. Maggioli Editore.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

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