Il potere del tocco infermieristico nella relazione d’aiuto con il bambino

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INTRODUZIONE

Le teorie del Nursing hanno dato origine a molteplici interpretazioni dei bisogni dell’uomo, dei significati di salute e di malattia e la definizione ed il concetto del corpo stesso “l’uomo prima di avere un corpo è un corpo” (Henricson, M., Berglund, A., Määttä, S., & Segesten, K. 2006), ha influenzato le diverse visioni sull’orientamento delle cure, arricchendo l’identità professionale dell’infermiere.

La professione infermieristica si sviluppa in più settori e acquista caratteristiche diverse a seconda del reparto in cui è praticata, ad esempio nelle aree intensive, l’obiettivo principale del professionista è stabilizzare le funzioni vitali sotto un forte influsso della tecnologia, creando un “setting” spesso poco intimo ed asettico. In terapia intensiva pediatrica il bambino sedato perde una parte della propria identità, influenzando la visione dell’infermiere a lavorare approcciandosi al corpo segmentato, come ad esempio eseguire una medicazione o reperire un accesso venoso; l’attenzione è rivolta all’azione che si sta compiendo, senza mantenere interazioni spontanee con il bambino, compromettendo la sfera relazionale e l’adeguata visione olistica. Un corpo privo di coscienza è paragonato ad un corpo-macchina, poiché perde la capacità comunicativa espressa; culturalmente il modello di comunicazione circolare è quello più conosciuto, in cui un emittente manda un messaggio ad un ricevente e viceversa (Urli, N.1999).

La teoria della Rogers definisce “l’uomo come un campo di energia irriducibile”, tenendo in considerazione questa affermazione, l’infermieristica si arricchisce di interventi da applicare in svariati campi, aree culturali e tematiche di differenti materie (Rogers, M. E.,1991).

Draper (2014) mostra che il concetto di corpo e di “embodiment”, ovvero scoprire l’altro attraverso il contatto, sono argomenti correlati al tocco. Un tocco esperto permette di interpretare le affezioni del corpo della persona con cui ci si relaziona e conseguentemente di percepire le proprie abilità comunicative. L’infermiere è protagonista della relazione di aiuto, che trova fondamento nella psicologia umanistica, nata nel secolo precedente sotto l’influenza di Abraham Maslow e Carl Rogers: la persona è assistista nella sua totalità (Aliakbari, F., Parvin, N., Heidari, M., & Haghani, F. 2015).

Lo strumento che guida la relazione di aiuto è la comunicazione, un terreno per molti operatori poco esplorato e sottovalutato; essere in grado di instaurare un’adeguata relazione con il paziente ed essere consapevoli di ciò che stiamo comunicando, permette di assicurare una assistenza di qualità.

Il concorso per infermiere pediatrico

Questo volume è rivolto a quanti si apprestano ad affrontare un concorso pubblico per collaboratore professionale sanitario – infermiere pediatrico e intendono conseguire una preparazione adeguata ai fini delle prove da affrontare. Per la sua impostazione, l’opera risulta valida sia per le prove concorsuali nelle quali i test sono strutturati secondo lo schema della risposta multipla, sia per quelle in cui è richiesta una breve trattazione degli argomenti. I commenti alle risposte, infatti, riportano delle esaurienti spiegazioni che consentono non solo di verificare il proprio livello di preparazione, ma anche di impostare una succinta risposta a un quesito. I questionari proposti sono stati elaborati in base alla frequenza con cui ciascun argomento è stato presentato nei diversi concorsi banditi negli ultimi anni, inglese e informatica inclusi. Vengono inoltre riportate le principali procedure di nursing pediatrico illustrandone definizioni e scopo, matrici delle responsabilità, campi di applicazione, valutazioni iniziali e finali, materiali occorrenti. Chiudono il volume utili simulazioni di seconda prova scritta che permettono di prepararsi a tale forma di selezione.Indice• Allattamento e nutrizione• Biochimica clinica• Elementi di nursing• Aspetti patologici e psicopatologici: il dolore in pediatria• Farmacologia in pediatria• Genetica• Fisiologia della nascita• Sviluppo prenatale• Neonato• Legislazione sanitaria e infermieristica• Patologia neonatale e pediatrica• Emergenze in pediatria• Inglese• Informatica• Procedure: aerosolterapia – instillazione auricolare di farmaci – gestione del catetere vescicale – inserimento di un catetere venoso periferico – esecuzione di un clistere – valutazione del dolore nel bambino – esecuzione dell’elettrocardiogramma – somministrazione di farmaci per via endovenosa – raccolta di un campione di feci per esami – lavaggio di un catetere venoso periferico – fototerapia neonatale – prelievo capillare per il monitoraggio della glicemia – rilievo della frequenza cardiaca – rilievo della frequenza respiratoria – terapia intramuscolare – aspirazione rino-tracheale – nutrizione enterale – nutrizione parenterale – igiene della cavità orale – somministrazione della terapia per via orale – irrigazione auricolare – prelievo di sangue periferico – misurazione della pressione arteriosa – somministrazione della terapia per via rettale – terapia sottocutanea – gestione delle stomie – misurazione della temperatura corporea – raccolta di un campione di urine da catetere vescicale• Simulazioni di seconda prova• Appendice normativa on line

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La comunicazione non verbale come chiave di relazione

La comunicazione può essere utilizzata come un ausilio terapeutico nella relazione sanitario paziente e si divide in tre categorie:

  • verbale, costituito dalle informazioni espresse in parole;
  • para-verbale, caratterizzato dal tono e volume della voce,
  • non verbale, riassunto nel linguaggio del corpo.

Lo studio di Mehrabian dimostra che durante un atto comunicativo il 55% del messaggio viene interpretato attraverso il linguaggio visivo del corpo, il 38% dagli elementi vocali e solamente il 7 % dalle parole (Borg, J. 2009).

Il mondo della comunicazione non verbale è molto ampio, caratterizzato da una serie di componenti: la mimica facciale, la gestualità, la posizione del corpo, la prossemica, gesti e movimenti.

I messaggi del non verbale sono dettati dalle emozioni, nascono dal sistema limbico e sono proiettate alla corteccia cerebrale, ma spesso non si possiede la consapevolezza dell’informazione ricevuta.

Paul Watzlawick psicologo e filosofo austriaco parla di “comunicazione emotiva”, nata da un contatto sensoriale che mette in comunicazione i sistemi limbici di due persone.

Le caratteristiche salienti utili nella pratica lavorativa sono le seguenti:

  • l’ascolto attivo: l’operatore deve accogliere il messaggio verbale ed emozionale che l’interlocutore esprime;
  • la posizione del corpo: adottare una posizione protesa verso il paziente;
  • la distanza tra i corpi: la “distanza sociale” è lo spazio intorno alla persona, rappresentata con lo spazio misurabile dalle braccia distese, mentre la “distanza intima” corrisponde alla lunghezza di un avambraccio; nella pratica clinica si lavora nella sfera della distanza intima e bisogna sempre anticipare verbalmente ciò che andrà fatto per rispettare questa area vitale;
  • il silenzio: raffigura un momento di comunicazione importante, il sanitario deve saper interpretarne il significato (paura, ansia, riflessione, calma);
  • espressioni del voto: l’osservazione della mimica facciale permette di codificare l’emozione vissuta;
  • il tatto: permette di instaurare una comunicazione fisica diretta, è importante ricordare soprattutto con i bambini di non invadere la “distanza intima”, assicurarsi di aver conquistato la loro fiducia (Ardis, S., & Marcucci, M. 2013).

Il contatto fisico, nello specifico il tocco sono ingredienti fondamentali per creare un dialogo tra corpi, essere consapevoli delle adeguate modalità di comunicazione, riuscire ad interpretare correttamente i messaggi ricevuti e saper agire con adeguati interventi creano una relazione infermiere bambino di qualità.

La qualità della comunicazione. Alla scoperta dell’anziano in difficoltà

La comunicazione è connaturata all’essere umano. Non si può non comunicare, recita il primo famosissimo assioma di Watzlawick. Siamo composti di comunicazione. Mente e cervello si formano e si caratterizzano in base alle esperienze, vale a dire alle relazioni che viviamo, ai contenuti e alle modalità comunicative che sviluppiamo. Spesso comunichiamo senza sapere effettivamente che cosa stiamo comunicando e come. Ma ciò che esprimiamo negli atteggiamenti, nei comportamenti, nelle parole e nei loro silenzi è il prodotto delle nostre idee, di ciò che pensia- mo di noi stessi, degli altri, dell’ambiente nel quale siamo inseriti e col quale interagiamo. Quale idea abbiamo della vecchiaia, della disabilità, della demenza? Ciò che realmente, profondamente pensiamo dell’età senile – e non solamente ciò che ammettiamo di pensare – influenza l’interazione con gli anziani, sani e malati, autosufficienti o disabili. Si può imparare a comunicare in un modo più appropriato con le persone anziane in difficoltà. È possibile riconoscere il proprio modo di comunicare, anche quello non verbale,  e predisporsi, se necessario, a modificarlo. Si possono apprendere il più correttamente possibile modalità relazionali e comunicative con le persone anziane che presentano problemi mentali e comportamentali, fronteggiare e proporsi in termini più consoni con chi esprime una sofferenza psichica. Una particolare attenzione viene posta sulla comunicazione non verbale, quale registro determinante per comprendere sempre più approfonditamente le espressioni del disagio e cogliere le modalità individuali di tali manifestazioni. Anche i silenzi devono essere ‘ascoltati’ e compresi. LE COLLANE DELL’AREA SOCIALE E SANITÀ > Lavoro di cura e di comunità > I libri di Edizioni Vega > L’infermiere e la sua professione > Esplorazioni > Economia Sociale > Diritto e Management in Sanità     

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Il tocco infermieristico: La voce delle mani, definizione e utilizzo del tocco

La percezione tattile fa parte del sistema somatosensorio e si integra con altri meccanismi sensoriali per interagire con l’ambiente. Ancor prima di nascere l’uomo sviluppa questa caratteristica: il feto a partire dal terzo trimestre tocca attivamente l’ambiente circostante in utero; uno studio del 1992 mostra che a 26 mesi di gestazione si rilevano cambiamenti di frequenza cardiaca e di movimento in risposta a vibrazioni e stimolo sull’addome della mamma (Marx & Nagy, 2017).

I recettori tattili sono associati a circa 17.000 meccanorecettori presenti sulla pelle e nei tessuti circostanti. I recettori tattili sono sensibili alla pressione e alle vibrazioni, in combinazione con i nervi periferici afferenti forniscono alcune informazioni temporali a causa delle differenze nei tassi di adattamento e di altre caratteristiche di risposta; la maggior parte hanno soglie meccaniche basse, il che significa che sono sensibili a livelli molto bassi di stimoli (Abraira & Ginty, 2013).

Il tatto è un senso che possiede una duplice caratteristica: toccando si è di conseguenza toccati fisicamente ed emozionalmente (De Marinis, 2007).

Le mani dell’infermiere non sono soltanto lo strumento attraverso cui si opera e si mettono in pratica tecniche procedurali, ma è possibile utilizzare le proprietà del contatto anche in situazioni in cui la comunicazione verbale è inefficace. Le caratteristiche principali del tocco infermieristico sono:

  • il tocco di conforto, per rassicurare e supportare il bambino;
  • il tocco intimo, caratterizzato da discrezione durante una procedura che potrebbe imbarazzare il paziente;
  • il tocco protettivo, in grado di instaurare fiducia e ridurre la paura (Gleeson et al., 2005; O’Lynn et al., 2011; Cunico et al., 2014).

Negli Stati Uniti il tocco terapeutico è utilizzato come una pratica clinica, mentre in Italia è in fase di lenta e timida crescita; gli studi presenti sulle proprietà del tocco sono pochi: come utilizzare le mani per comunicare, i benefici prodotti nel paziente, le sensazioni fisiche ed emozionali trasmette, sono tematiche poco sviluppate, soprattutto nell’ambito pediatrico, questo rappresenta uno stimolo per approfondire un argomento che merita attenzione.

Dolores Krieger, un’infermiera statunitense e docente del New York University, che pratica ed insegna il tocco terapeutico fin dal 1972, definisce la salute come un equilibrio tra individuo e ambiente in grado di influenzarsi reciprocamente; la malattia è interpretata come uno squilibrio del flusso di energia, intesa come una forza vitale che compie un lavoro.

Il NANDA (North American Nursing Diagnosis Association) formula la diagnosi di “disturbo del campo energetico”, tra gli interventi da attuare per il raggiungimento dell’obiettivo infermieristico, il protagonista è il tocco, in grado di contrastare lo stress, minimizzare il dolore procedurale, accogliere il paziente, rassicurare il bambino dalle sue paure e facilitare adattamento all’ambiente circostante (Sommaruga, M., & Bitti, P. 2007).

Il trampolino di lancio è l’intenzionalità di agire con un tocco deciso e rassicurante, rispettoso della persona; ad esempio attraverso un tocco delicato o un massaggio ad un neonato si genera un aumento dell’ossitocina che regola l’attività delle ghiandole surrenali con conseguente riduzione degli ormoni dello stress, incremento della vasopressina e degli oppioidi endogeni con miglioramento dei parametri vitali: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria (Hilton, L. 2018).

Le mani dell’infermiere hanno una voce che il corpo dell’assistito può accogliere o respingere, utilizzare il contatto in modo appropriato favorisce l’istaurarsi di una relazione empatica. Un aspetto fondamentale è la consapevolezza del significato del contatto, avere fiducia nella sua efficacia e non dimenticare mai che rappresenta un momento importante per raggiungere una vera umanizzazione della cura, in un tempo molto influenzato da standard e tecnologie.

“Toccare è comunicare a tutti gli effetti, è accogliere l’altro riconoscendolo nella sua individualità e nel suo esistere” (Montagu A, 1989).

 

BIBLIOGRAFIA

  • Aliakbari, F., Parvin, N., Heidari, M., & Haghani, F. (2015). Learning theories application in nursing education. Journal of Education and Health Promotion, 4.
  • Ardis, S., & Marcucci, M. (2013). La comunicazione sanitario-paziente. Lulu. com.
  • Borg, J. (2009). Il linguaggio del corpo. Guida all’interpretazione del linguaggio non verbale. Tecniche nuove.
  • De Marinis MG, Berti A. Corpo e cure infermieristiche: una relazione su cui riflettere. Int Nurs Pers, 7,21-3.
  • Draper J (2014) Embodied practice: rediscovering the “heart” of nursing. John Wiley & Sons Ltd, 2235-2244.
  • Gleeson M, Timmins F (2005). A review of the use and clinical effectiveness of touch as a nursing intervention.Clinical Effectiveness in Nursing, 9(1-2), 69-77. doi.org/10.1016/j.cein.2004.12.002.
  • Henricson, M., Berglund, A., Määttä, S., & Segesten, K. (2006). A transition from nurse to touch therapist–A study of preparation before giving tactile touch in an intensive care unit.Intensive & Critical Care Nursing, 22(4), 239-45.
  • Hilton, L. (2018). Hugging is healing for NICU babies.
  • Kisilevsky, gilmour, Stutzman, hains & Brown, 2012; Kisilevsky, Muir, & Low, 1992)
  • Rogers, M. E. (1991). Introduzione ai fondamenti teorici del Nursing.
  • Sommaruga, M., & Bitti, P. E. R. (2007). Comunicare con il paziente: la consapevolezza delle relazioni nella professione infermieristica. Carocci Faber.
  • Urli, N. (1999). L’ambiguità del corpo nelle cure infermieristiche: uno sguardo antropologico sul rapporto tra nursing e corporeità. Casa Editrice Ambrosiana

AUTORI

Dott.ssa De Girolamo Maria Vittoria

Infermiera “Terapia Intensiva Pediatrica e Trauma Center”

IRCCS-Fondazione Policlinico Gemelli-Roma

Dr.ssa Gorga Francesca

Infermiera Pediatrica – “Pediatria Multispecialistica”

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Palidoro (RM)

Leggi anche:

https://www.dimensioneinfermiere.it/comunicazione-infermiere-paziente-health-literacy/

Maria Vittoria De Girolamo

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