Legge di Bilancio 2021 e Indennità infermieristica: finalmente una buona notizia!

Gaetano Romigi 16/11/20
Scarica PDF Stampa
In queste ore stanno circolando diverse anticipazioni riguardo all’ultima bozza della Legge di Bilancio 2021, una manovra da circa 38 miliardi di euro che va ad intervenire su diversi aspetti legati alla Sanità. Tutto questo poiché si prevede che il prossimo anno ci sarà ancora la pandemia da combattere e con la speranza che nel frattempo si possa recuperare un vaccino efficace.

Legge di Bilancio 2021 e Indennità infermieristica: finalmente una buona notizia!

di Gaetano Romigi

Tra le novità della Legge di Bilancio 2021, c’è sicuramente l’aumento di stipendio per medici e infermieri. Vi è l’incremento di 1 miliardo di euro del Fondo sanitario, mentre sono pronti altri 70 milioni da destinare all’acquisto di tamponi rapidi eseguiti da medici di famiglia e pediatri. Per quanto riguarda i contratti di specialistica in medicina, nel tentativo di recuperare specialisti nel 2021 ne vengono previsti altri 4.200 oltre a quelli già in programma.

Vengono anche prorogate per tutto il prossimo anno le misure che rendono possibile il reclutamento degli specializzandi e dei medici in pensione in corsia. Infine, per garantire i lavori di efficientamento presso le strutture ospedaliere vengono stanziati 2 miliardi in più per l’edilizia sanitaria.

Indennità infermieristica

Giunge pertanto venerdì 13 novembre 2020 la prima notizia che nell’articolato della Legge di Bilancio 2021 in discussione si sia affrontato il tema della valorizzazione economica degli Infermieri ieri definiti eroi ed oggi introvabili nel mercato del lavoro.

Ebbene la bozza di questo documento aggiornata poi ieri all’art 70 denominato Disposizioni in materia di retribuzione degli Infermieri del Servizio Sanitario Nazionale nei commi 1, 2 e 3 recita testualmente:

  1. Ai fini del riconoscimento e della valorizzazione delle competenze e delle specifiche attività svolte, agli infermieri dipendenti dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale, nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale del triennio 2019- 2021 relativa al comparto sanità è definita, nei limiti dell’importo complessivo annuo lordo amministrazione di 335 milioni di euro, una indennità di specificità infermieristica da riconoscere al predetto personale con decorrenza dal 1° gennaio 2021 quale parte del trattamento economico fondamentale.
  2. Le misure e la disciplina dell’indennità di cui al comma 1 sono definite in sede di contrattazione collettiva nazionale.
  3. Agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui ai commi 1 e 2, pari a 335 milioni di euro a decorrere dall’anno 2021 da destinare alla contrattazione collettiva nazionale, si provvede a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato.

Tra le motivazioni ufficiali dell’articolato vi è l’obiettivo di riconoscere e valorizzare il ruolo strategico degli infermieri dipendenti dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale, reso ancor più evidente durante la pandemia da Covid-19. La norma infatti prevede, nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale del triennio 2019-2021 relativa al comparto sanità, il riconoscimento di una indennità di specificità infermieristica, quale parte del trattamento economico fondamentale. Dispone, altresì, che le misure e la disciplina dell’indennità siano definite in sede di contrattazione collettiva nazionale.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

Prime impressioni:

Fermo restando che trattasi di una bozza, e che quindi prevede i relativi e conseguenti passaggi del percorso istituzionale collegati all’approvazione della Legge di Bilancio 2021, preme sottolineare come la risorsa prevista, cioè 335 milioni di euro, spalmata su tutti gli Infermieri dipendenti delle sole Aziende del SSN (circa 232.000 da fonti ministeriali), e non già sui dipendenti della Sanità privata (100.000 sempre secondo fonti ministeriali), di quella militare e dei liberi professionisti (quasi 80.000 fonte Fnopi 2019), determinerà un aumento medio calcolato in circa 120,00 euro mensili lorde che sarà erogato a partire dal 1° gennaio 2021. Sicuramente sarà da valutare l’impatto economico, ma si può già anticipare che si è lontani dall’aumento di 500 euro netti di stipendio richiesti nei giorni scorsi da alcune rappresentanze sindacali.

Importante sottolineare pure come le misure e la disciplina dell’indennità di cui al comma 1 sono definite in sede di contrattazione collettiva nazionale e pertanto non si dovrebbe più assistere alle pietose sperequazioni in sedi decisorie della modalità di erogazione del fondo, nè alle lotte interne cui si è assistito precedentemente con la tentata erogazione di alcune Regioni, annunciata da altre, a pioggia per tutti oppure per meriti sul campo con attribuzione locale non sempre oggettiva, non sempre su criteri prestabiliti e concordati di buon senso e non sempre decisa dai Dirigenti infermieristici di concerto con i sindacati.

Se si confronta il dato di cui sopra con quanto annunciato invece nell’art. 69 dello stesso provvedimento per i colleghi medici “Dirigenti” del SSN ove a decorrere dal 1° gennaio 2021, gli importi annui lordi, comprensivi della tredicesima mensilità dell’indennità previsti in favore dei dirigenti medici, veterinari e sanitari con rapporto di lavoro esclusivo determinata dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’Area Sanità 2016-2018 stipulato il 19 dicembre 2019, sono incrementati del 27%, si comprende immediatamente come vi sia un estremo sbilanciamento tra gli operatori che operano fianco a fianco nelle aziende sanitarie pubbliche. Da una stima, anche se ancora superficiale, sembrerebbe esserci un rapporto dell’aumento 1:5 Infermieri:medici. Infatti i Dirigenti medici dipendenti delle Aziende Sanitarie del SSN sono in totale circa 100.000. Considerando che l’aumento spetterà a coloro che hanno optato per il rapporto di esclusività, cioè circa il 90%, l’aumento medio si aggira intorno 500 euro lordi mensili. Leggiamo la motivazione: obiettivo di rendere più attrattivo il SSN per i giovani specialisti e al contempo di valorizzare il servizio svolto dai dirigenti medici, veterinari e sanitari nell’ambito del SSN

Se parliamo di attrattività del SSN per i giovani potremmo affermare, senza esserne smentiti, che sino ad oggi il mercato del lavoro per i giovani medici e infermieri ha avuto una storia ed una evoluzione ben diverse. In particolare per i medici cosiddetti “urgentisti”, cioè “rianimatori”, “anestesisti”, “medici d’urgenza” ecc è stato sicuramente diverso rispetto a quello degli omologhi Infermieri operanti in area critica (Pronto soccorso, Terapie intensive, 118 ecc).

Per i primi negli ultimi tempi l’attività libero professionale, quella privata o la scelta di lavorare all’estero ha rappresentato la maggior attrattiva sia in termini economici che di garanzie di sicurezza e qualità del lavoro. Statisticamente tra i “pochi” specialisti in circolazione la maggior parte di loro che operano all’interno delle Aziende pubbliche del SSN non ha scelto l’esclusività del contratto e ha potuto tranquillamente operare contemporaneamente nella sanità pubblica come pure in quella privata, non senza conflitti di interesse in taluni casi.

Per i secondi francamente una scelta obbligata, mai supportata al contrario da condizioni economiche vantaggiose e di sicurezza accettabili o alternative. Inoltre per gli Infermieri, non essendo mai intervenuto tutt’oggi, nonostante le pressanti richieste e i tavoli tecnici istituiti, alcun riconoscimento formale per i percorsi formativi specialistici universitari certificati e le esperienze professionali maturate negli anni che ne attestano le competenze avanzate acquisite, il potere contrattuale sul mercato è stato ed è ancora pressochè nullo.

Gli Infermieri che operano nei settori delicati e complessi che hanno avuto a che fare direttamente e indirettamente con la pandemia, erano e sono gli stessi, senza ricambi generazionali per via delle scellerate politiche degli ultimi anni, senza riconoscimenti formali come detto sopra e senza effettive opportunità alternative in altre aree e settori anche della sanità privata o della libera professione come accade invece per i colleghi medici.

Solo nel corso del 2020 si è tentato di assumere nuovo personale. Laddove è stato inserito, per motivi contingenti, personale giovane, neolaureato o alla prima esperienza con i pazienti critici in terapia intensiva, pronto soccorso, 118 nei periodi di massiccio afflusso e ricorso a questi servizi, suddetto personale ha avuto grandi difficoltà di inserimento per via dell’inesperienza.

Accanto alla buona volontà ammirevole per chi cerca di introdursi in un mondo del lavoro assolutamente peculiare, occorre a ragion del vero prendere atto di quali “salti mortali” abbiano dovuto fare i colleghi infermieri più esperti ed anziani per rendere meno traumatico l’impatto delle nuove generazioni infermieristiche con questa situazione e con un ambiente in continua evoluzione strutturale, organizzativa ed operativa. Eppure non è stata per loro prevista alcuna “indennità” di reingegnerizzazione, informazione, formazione, addestramento ed inserimento che pure sarebbe stata giustificata e strameritata!

Parimenti molti colleghi anziani ed esperti si sono dovuti organizzare per operare in aree e settori ben diversi da quelli dove erano allocati precedentemente, non senza ulteriori difficoltà.

E così mentre i Medici di Medicina generale, contrattano economicamente qualsiasi operazione, intervento, modifica operativa e/o organizzativa del proprio lavoro, direttamente con il governo (ad esempio l’esecuzione dei tamponi e delle vaccinazioni nei loro studi per esempio) per via del loro status di liberi professionisti al servizio del SSN, senza alcun motivo invece stenta a decollare la figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità, o quella dell’Infermiere nelle Farmacie dei Servizi, figure queste che potrebbero essere la soluzione a vantaggio della tanto decantata sanità territoriale utili per i cittadini, vantaggiose per le Istituzioni e che potrebbe immettere sul mercato del lavoro nuove e fresche generazioni di Infermieri con elevate competenze, attualmente ostaggio di contratti precari, temporanei, dipendenti di cooperative senza scrupoli, sottopagati e demansionati, con p.iva o senza, ma sicuramente senza alcuna garanzia di sicurezza, introduzione e inserimento al lavoro, aggiornamento professionale, diritti e possibilità di carriere cliniche e organizzative, come invece al contrario meriterebbero al pari dei colleghi medici.

Paradossale come questo comunicato stampa che annuncia l’arrivo nel 2021 di questa indennità infermieristica venga emanato a pochi giorni da una sciopero generale nazionale di 24 ore indetto per il 25 novembre pv dall’USI Unione sindacale italiana e riguardante non solo il personale sanitario, ma i lavoratori di tutti i comparti con contratti precari, atipici, a tempo determinato e indeterminato ed i lavoratori sia dell’area pubblica, sia del privato, come pure i liberi professionisti e le famigerate p.iva., e come venga emanato pure pochi giorni dopo le manifestazioni di accorata protesta di alcune rappresentanze sindacali infermieristiche, lettere aperte al Ministro Speranza, richieste provenienti da più parti di maggior valorizzazione del patrimonio di risorse infermieristiche di questo paese, patrimonio considerato da tutti di alto profilo professionale e soprattutto alto valore umano.

Ora attendiamo di sentire in proposito come si esprimono ufficialmente Sindacati sia essi confederali che di categoria, la Federazione degli Ordini Professionali e le associazioni professionali tutte, oltreche il mondo esterno alla professione stessa.

I primi a rispondere (Fonte: Messaggero domenica 15 nov 2020)

Con la circolazione della prima bozza della Manovra di Bilancio 2021 arrivano puntuali le prime polemiche e le richieste di modificare alcuni passaggi contestati. Fa discutere l’articolo secondo cui ai soli infermieri spetterebbe una indennità di “specificità infermieristica” in vigore a partire dal primo gennaio 2021. «La previsione del solo art. 66 nella prima bozza del disegno di legge di bilancio 2021 è un’inaccettabile offesa razzista nei confronti delle altre professioni sanitarie che meritano la stessa valorizzazione delle competenze e delle specifiche attività svolte, anche in relazione a quel che, rinunciando e patendo, han dato e stanno dando per fronteggiare la pandemia» commenta il Presidente della FNO TSRM e PSTRP Alessandro Beux a Sanità Informazione e chiede un criterio meritocratico per destinare le risorse a disposizione: «Se le risorse a disposizione non sono sufficienti per dare il giusto a tutti – aggiunge – quelle disponibili le si deve destinare a chi più lo merita, individuandolo all’interno di tutte le professioni sanitarie, perché in tutte c’è chi ha dato e sta dando di più per fronteggiare la pandemia».

Il costo della misura prevista dall’articolo 66 ammonta a 335milioni di euro che saranno destinati alla contrattazione collettiva nazionale. «Trattandosi della prima versione del testo – conclude Beux – confidiamo che nei prossimi giorni la condivisibile iniziativa a favore dei soli Infermieri sia, doverosamente, estesa alle professioni sanitarie, secondo i principi di equità e meritocrazia».

Per approfondire il testo integrale dell’ultima bozza.

Gaetano Romigi

Foto di Vesna Harni da Pixabay

Gaetano Romigi

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento