La disinfezione delle ferite: quale antisettico scegliere?

Dario Tobruk 14/06/22
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La disinfezione delle ferite è un argomento spesso sottovalutato. Spesso si pensa che per disinfettare una lesione sia sufficiente usare un antisettico qualsiasi. La verità è che non tutti i disinfettanti sono efficaci allo stesso modo, anzi alcuni sono anche inutili o addirittura dannosi per l’organismo. Tutto quello che devi sapere sulla disinfezione delle lesioni cutanee è in questo articolo.

Indice

Cosa sono gli antisettici?

Gli antisettici sono sostanze con particolari proprietà diluite in diversi solventi (soluzioni acquose o alcoliche) e/o in diverse forme (liquidi, gel, paste, ecc…), impiegate per la disinfezione della cute integra e della cute lesa da microorganismi che possono provocare infezioni.

Idealmente un antisettico dovrebbe avere un’azione selettiva sui patogeni, senza mostrare tossicità o effetti dannosi all’organismo. Purtroppo ciò non è così, e quando si sceglie un antisettico piuttosto che un altro andrebbero considerati un certo numero di fattori.

A cosa serve un antisettico?

La loro azione è quella di eliminare, o almeno contrastare e prevenire infezioni patogene da parte di microorganismi come i virus, i batteri o i funghi, che possono provocare putrefazioni su un sito vulnerabile come una lesione aperta o una mucosa.

Rispetto agli antibiotici che agiscono su particolari popolazioni microbiche, gli antisettici sono generalmente in grado di agire su un ampio spettro di microorganismi, ma come i primi anche gli antisettici sono in grado di provocare resistenze nelle popolazioni infettanti e la loro efficacia e sicurezza è ancora messa in discussione dall’assenza di solide prove di efficacia.

Perché usare gli antisettici?

In alcuni casi, le ferite della cute tendono a non guarire spontaneamente e a cronicizzare, quando ciò avviene le motivazioni possono essere varie ma se la causa è un’infezione, allora l’uso di antisettici potrebbe favorire la guarigione di lesioni rimaste in “stallo”, ovvero bloccate in una certa fase del processo di guarigione della ferita.

La disinfezione del letto della ferita è efficace in quanto elimina ciò che provoca l’infiammazione (l’infezione) e la ferita può tornare al suo processo di riparazione fisiologico del tessuto.

Un altro motivo per preferire gli antisettici è che, seppure non siano esenti dai fenomeni della resistenza batterica, rispetto a quella provocata dagli antibiotici è nettamente inferiore. Inoltre, nella maggior parte dei casi, l’utilizzo degli antisettici è sufficiente per controllare la contaminazione batterica e non rendere necessario l’uso di antibioticoterapia sistemica.

Inoltre, seppure non hanno selettività batterica come gli antibiotici, sono efficaci contro batteri miceti protozoi ed endospore inclusi batteri di difficile trattamento antibiotico (MRSA).

Perché non usare gli antisettici?

Come qualsiasi strumento, soprattutto in medicina, anche gli antisettici hanno diversi contro da valutare prima di scegliere se usarli o meno. Alcuni svantaggi degli antisettici:

  • sono lesivi non solo nei confronti dei microogarnismi patogeni ma, in forti concentrazioni, anche contro le popolazioni della nostra cute come i cheratinociti e i fibroblasti, cellule deputate ai processi di guarigione della ferita stessa.
  • non sono state confermate quali siano le tempistiche di applicazioni e le corrette concentrazioni per ogni antisettico in grado di garantire un’azione battericida o quantomeno batteriostatica senza al contempo provocare danni alle cellule della ferita.
  • molti antisettici vengono inibiti da materiale organico come il sangue e  non passano la barriera del biofilm e dell’essudato;

Quando usare gli antisettici?

La scelta di usare un antisettico dipende da diverse variabili: dalla tipologia della ferita, dal grado di infezione, dalle caratteristiche dell’antisettico e dalla concentrazione. Chi si accinge alla disinfezione deve essere in grado di fare la scelta migliore per una particolare e specifica situazione.

In conclusione, le soluzioni antisettiche nel wound care dovrebbero essere utilizzate in modo selettivo, stabilendo se il possibile effetto tossico sia controbilanciato dal possibile vantaggio legato all’azione antimicrobica.

Qualche autore, consiglia l’uso solo per quelle ferite in cui la gestione della carica batterica abbia una priorità maggiore rispetto alla stimolazione della guarigione, o persino di riservarne l’uso per le ulcere senza aspettative di guarigione.  

Qual è la differenza tra antisettico e disinfettante?

Il termine disinfettante è generico e si riferisce particolarmente al trattamento di superfici come il mobilio e gli strumenti, mentre l’antisettico è il prodotto per il trattamento di contrasto dei microorganismi usato nella cute integra o lesa e nelle mucose.

Come capire se una ferita è infetta?

Una ferita infetta è il segno che una soluzione di continuo (la zona danneggiata della cute) è sede di una replicazione batterica abnorme e patogena che causa una guarigione ritardata o addirittura la impedisce. Ma prima di continuare è meglio specificare i termini più comunemente usati:

  • con contaminazione della ferita viene definita la presenza di microrganismi nella lesione che non si replicano attivamente;
  • con colonizzazione della ferita si definisce la replicazione attiva di organismi aderenti alla lesione ma che non provocano danno all’ospite;
  • con infezione della ferita definiamo la presenza di microrganismi in attiva replicazione all’interno di una lesione, con conseguente danno all’ospite.

Nella ferita infetta vi è un abnorme sviluppo del microorganismo patogeno e i tessuti presentano alcuni o tutti i segni peculiari della risposta infiammatoria. Ciò provocherà una ridotta attività dei fattori di crescita e conseguentemente una lenta o mancata guarigione.

I segni dell’infezione conclamata della ferita sono molteplici ma tra i più comuni possiamo indicare: gonfiore, tumefazione e arrossamento della cute perilesionale, cattivo odore e dolore, essudato abbondante e purulento, tessuto fragile che tende a sanguinare, aumento delle dimensioni della lesione e, in caso di disseminazione a livello sistemico (sepsi), potranno presentarsi altri segni come febbre e tachicardia, fino allo shock settico.

Cosa fare se una ferita è infetta?

Per trattare una ferita infetta bisogna sapere che prima di disinfettare una ferita è obbligatorio aver eseguito la detersione del letto della ferita, con abbondante irrigazione con soluzione fisiologica o acqua (solo a domicilio del paziente), al fine di rimuovere materiale incompatibile con il processo di guarigione delle ferite e che possono influire negativamente sulla disinfezione stessa come sangue, materiale necrotico, sporco e oggetti estranei.

Oltre a ciò sarà necessario trattare e correggere anche tutte le cause concomitanti che inficiano le performance di auto-guarigione del paziente come il controllo della glicemia e del diabete, una corretta nutrizione, la gestione delle insufficienze vascolari, un’adeguata igiene e così via.

In alcuni casi selezionati, nonostante ricerche ed evidenze ormai lo sconsigliano da diversi anni, potrebbe essere richiesto d’eseguire un tampone colturale della ferita o, in caso di segni sistemici di infezione, ancora un esame colturale del sangue per verificare se necessario la somministrazione di un’adeguata terapia antibiotica.

Per quanto riguarda la pratica della disinfezione della ferita, esistono diverse discordanze che impediscono un consenso unanime nella scelta e nell’uso degli antisettici e le stesse linee guida internazionali non dissipano i dubbi degli operatori.

La pratica della disinfezione delle lesioni è caratterizzata dalla mancanza di un condiviso consenso scientifico sia riguardo gli agenti antisettici che le modalità e i tempi di applicazione; inoltre né infermieri né medici possono contare su linee guida internazionali in grado di dirimere i dubbi che spesso assillano gli operatori nella gestione quotidiana di ferite sporche o contaminate.

L’organizzazione internazionale EPUAP (European Pressure Ulcer Advisory Panel) afferma che gli antisettici non dovrebbero essere in maniera routinaria per detergere e disinfettare le ulcere ma andrebbero presi in considerazione soprattutto quando la carica batterica deve essere gestita. E dovrebbero essere utilizzati solo per il periodo necessario a ridurre la flogosi perilesionale e migliorare la detersione dell’ulcera (evidenza C).

Quali sono i prodotti antisettici per la disinfezione delle ferite?

I principali antisettici e antimicrobici usati oggi per la disinfezione delle lesioni sono:

  • iodio povidone 10% (Es. Betadine);utile della disinfezione della cute lesa ma visto l’alta citotossicità e la presenza di antisettici più indicati è preferibile non usarlo nel lungo termine per gestire la detersione della ferita
  • clorexidina 0,05% in soluzione acquosa; efficace attività antimicrobica (es. Staphylococcus aureus, Pseudomonas a.), può causare allergie e dermatiti
  • Acido ipocloroso rapida attività antimicrobica ad ampio spettro con bassa citotossicità, efficace nella detersione delle ferite
  • Soluzione combinata di Poliesanide (PHMB) e tensioattivi (Propilbetaina) estremamente efficace su diverse popolazioni batteriche ed efficace nella detersione del letto della ferita, coadiuva nella distruzione del biofilm. Non accertate ancora resistenze batteriche alla molecola
  • perossido di idrogeno (acqua ossigenata), inefficace per la disinfezione risulta molto utile in caso di lesioni traumatiche molto sporche in quanto la sua attività di effervescenza è in grado di rimuovere il materiale estraneo dal letto della ferita.;
  • clorossidante elettrolitico 0,05% (Es. Amuchina) efficace nei limiti del fatto che viene inattivato dal materiale organico come il sangue e il tessuto necrotico e che a sua volta inattiva gli enzimi proteolitici e interagisce con alcuni antimicrobici (sulfadiazina d’argento)
  • derivati metallici come i nitrati d’argento e derivati, possono presentarsi in molte forme, ad esempio in creme o in medicazioni avanzate

Sempre da considerare la tossicità del prodotto: lo iodopovidone, sempre meno consigliato, oltre a macchiare il letto della ferita, in caso di prolungato utilizzo è citotossico, in quanto distrugge fino al 10% delle cellule di riepitelizzazione. Stesse precauzione per la clorexidina. Il Perossido di Idrogeno (acqua ossigenata) presenta bassa o nessuna tossicità solo a concentrazioni inferiori all’1%.

Mercurio cromo, coloranti organici di sintesi come il blu di metilene e l’eosina, e l’acido acetico sono elevatamente tossici e non andrebbero usati. Infine gli antisettici sempre più utilizzati nel contrastare le infezioni croniche delle ulcere sono i nuovi prodotti sul mercato a base di PHMB e acido ipocloroso che vanno applicati sul letto della ferita e perilesionale e in genere lasciati agire per periodi relativamente lunghi (fino a 15 min) con una buona efficacia nella maggior parte dei casi.

Fonti e approfondimenti

Fonti dell’articolo:

  • Caula C. L’ulcera infetta: riconoscimento e gestione infermiereistica (in) Caula C, Apostoli A. Cura e assistenza al paziente con ferite acute e ulcere croniche. Maggioli Editore, 2018. [libro in fondo all’articolo]
  • Badino G, Fattori A, Nurchis C, Paggi B. Detersione e Antisepsi: cosa sapere e ricordare per la buona pratica clinica. Wound Care Pills (AISLEC) [Link]
  • Finzi G. et al. Linee guida per il corretto utilizzo degli antisettici – disinfettanti. Edicom, Milano. [Link]

Approfondimenti:

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

La valutazione del paziente con ulcere croniche

FORMATO CARTACEO

La valutazione del paziente con ulcere croniche

Quando, nelle corsie dei reparti, o dai lettini degli ambulatori, oppure durante gli eventi formativi o in occasione degli stage/ tirocini dei corsi di laurea e master universitari, si pone la fatidica domanda: “Cosa serve per ottenere la guarigione di un’ulcera cronica?”, comunemente la risposta è un lungo elenco di medicazioni, dispositivi e tecnologie tra i più disparati. Oggi più che mai è invece necessario (ri)orientare l’assistenza limitata e limitante generata da questa prospettiva che non riesce ad andare oltre al “buco che c’è nella pelle”, restituendo centralità alla persona con lesioni cutanee; occorre riaffermare che il processo di cura deve essere basato su conoscenze approfondite, svincolate da interessi commerciali, fondate su principi di appropriatezza, equità, sostenibilità e in linea con il rigore metodologico dell’Evidence Based Nursing/Medicine che fatica ad affermarsi. Questo testo, pensato e scritto da infermieri con pluriennale esperienza e una formazione specifica nel settore del wound management, propone nozioni teoriche e strumenti pratici per capire quale ulcera e in quale paziente abbiamo di fronte, e de- finire quali obiettivi e quali esiti dobbiamo valutare e devono guidare i nostri interventi. Nello specifico, la prima sezione del volume affronta alcune tematiche propedeutiche alla valutazione delle ulcere croniche, offrendo al lettore una discussione approfondita sui meccanismi della riparazione tessutale normale e quelli attraverso cui un’ulcera diventa cronica; segue una panoramica di questa tipologia di lesioni cutanee. La seconda sezione entra nel dettaglio delle varie fasi in cui si articola il percorso strutturato della valutazione con cui realizzare la raccolta di informazioni e dati sulla base dei quali formulare un giudizio clinico e guidare, in maniera consapevo- le e finalizzata, gli interventi di trattamento delle ulcere croni- che, come è richiesto ai professionisti della salute di oggi.Claudia Caula, infermiera esperta in wound care. Direzione delle Professioni Sanitarie. AUSL Modena.Alberto Apostoli, podologo; infermiere esperto in wound care; specialista in assistenza in area geriatrica; specialista in ricerca clinica in ambito sanitario. Azienda ASST Spedali Civili di Brescia.Angela Libardi, infermiera specializzata in wound care. ASST Sette Laghi – Varese.Emilia Lo Palo, infermiera specializzata in wound care. Ambulatorio Infermieristico Prevenzione e Trattamento Lesioni Cutanee; Direzione delle Professioni Sanitarie. Azienda ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

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Dario Tobruk

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