Perché è troppo presto per accusare il vaccino AstraZeneca di provocare trombosi
L’AIFA l’agenzia italiana che controlla e certifica i farmaci sul territorio ha già disposto il divieto di utilizzo di un preciso lotto del vaccino Astrazeneca:
“L’Aifa, a seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi appartenenti al lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca anti COVID-19, ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale e si riserva di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’EMA, agenzia del farmaco europea“.
La Magistratura sta già indagando sul caso del militare morto in Sicilia, iscrivendo i sanitari, medici e infermieri, sul registro degli indagati per omicidio colposo, ancora prima che sia scientificamente provato il nesso di causalità tra la somministrazione e la morte.
Fino ad ora abbiamo elencato i fatti occorsi fino a questo momento, ora però cerchiamo anche di ragionare sul merito e sui sospetti che la somministrazione del vaccino sia causa di morte e malattia.
I fatti e le paure: un ragionamento a freddo basato sui dati.
Parlandone sia sui Social, sia con i miei parenti e amici che, sapendo che sono infermiere e che mi occupo di questo argomento, mi hanno posto molte domande su cosa ne pensassi e su cosa ne dovessimo pensare: “il vaccino uccide la gente?”.
La mia risposta è sempre la stessa: le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte e malattia in Italia da ben prima che arrivasse il Covid. Più di 1 italiano su 1000 muore per queste malattie ogni anno, tanti altri subiscono eventi secondari ma non meno gravi.
Se qualcuno muore o si ammala di una malattia cardiovascolare (infarto o embolia polmonare) è perché soggiace alla stessa probabilità di tutti noi, ogni singolo secondo, di ogni anno, di morire per le stesse cause.
Ginnastica mentale: Esercizi di ginnastica per la mente per disturbi della memoria e altri deficit cognitivi lievi-moderati
Carta (questo volume), matita, gomma da cancellare, come optional un righello, e… buon divertimento. Questo volume invece ha lo scopo di stimolare le varie funzioni cerebrali (memoria, linguaggio, calcolo, ragionamento/astrazione) attraverso un manuale di esercizi proposti perlopiù in forma di giochi, ed è rivolto a persone anziane con problemi di memoria. Da alcuni decenni è noto che interventi di stimolazione cognitiva nell’anziano normale sono in grado di produrre effetti positivi anche a lungo nel tempo dopo l’intervento specifico. Più recente è invece l’evidenza che anche nelle persone affette da malattia di Alzheimer, per antonomasia il “nemico” delle nostre memorie, interventi di riabilitazione cognitiva hanno un ruolo terapeutico benefico. A chi si rivolge – Direttamente alle persone con disturbi della memoria e altri deficit cognitivi sia iniziali che moderati. Come nasce – Dall’attività professionale dell’autrice ma soprattutto dalla sua esperienza personale. Come è stato costruito – Gli esercizi sono differenziati. Si inizia con esercizi di base adatti a tutti e si prosegue con esercizi più personalizzati che tengono conto della fascia d’età e della scolarità. Come è strutturato – I vari esercizi attivano prevalentemente alcune specifiche zone del cervello. Sono stati appositamente mescolati per stimolare complessivamente tutte le funzioni ed anche per non scoraggiare le persone che hanno difficoltà in alcune aree specifiche. Come usarlo – Il testo può essere utilizzato in autonomia o con l’aiuto di un famigliare o di un caregiver. Si colloca nell’ambito della riabilitazione cognitiva, ma al di fuori dei classici schemi didattici e può essere utilizzato a casa. Il manuale non è stato creato per gli operatori, ma essi ne possono trarre utili spunti di lavoro. Il testo risponde alla frequente domanda posta dai familiari (per lo più i figli) “Cosa posso fare”” e vuole essere uno strumento per facilitare la comunicazione e facilitare il controllo di alcuni disturbi del comportamento quali ad esempio aggressività, depressione, wandering. Vuole inoltre dare al familiare la consapevolezza di come il proprio congiunto affetto da Alzheimer sia ancora in grado di fare qualcosa e di divertirsi: magari ridendo mentre ricorda vecchi proverbi o mettendosi a cantare le canzoni dei suoi tempi riportate negli esercizi. Cristina Gueli, Specialista in Medicina Interna è dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Ha lavorato per molti anni presso l’ex Centro esperto dei disturbi cognitivi e della memoria dell’Ospedale Maggiore di Bologna partecipando anche come docente a corsi per i familiari e per i medici di medicina generale, organizzando attività creative per i pazienti affetti da demenza come la “tombola visuale”. Prima di ciò ha vissuto in prima persona il ruolo di “caregiver” di sua madre affetta da Alzheimer.
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Gli eventi e le cause vanno correlate scientificamente
Facciamo un esempio assurdo per capire come gli eventi (il vaccino e le morti) potrebbero non essere correlale tra di loro: se per qualche motivo, nella stessa settimana, due persone in giro per l’Italia, venissero colpite da fulmini appena dopo aver mangiato una pizza, correleremo i due eventi e diremo che “le pizze fanno venire i fulmini“?
Un altro esempio di come i dati possono ingannarci, o aiutarci, è la paura per gli aerei: sapete che è molto più probabile morire in macchina che in aereo? A me questa informazione basta per dormire come un bambino dal decollo all’atterraggio ma non vedo nessuno farsi prendere dall’ansia quando entra in macchina!
Il bias cognitivo dietro questo errore di valutazione
La domanda da cui partire è soltanto una: è possibile che gli eventi tromboembolici che hanno causato la morte di quelle persone, sarebbero capitati comunque e a prescindere dal vaccino? Si o no. Questa, invece, è la risposta da cercare.
Fino a che non si correlano i due eventi, gli eventi non sono correlati. Poi se, le ricerche in merito, riescono a giungere al risultato che il vaccino Astrazeneca è causa di un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, allora e solo allora potremmo ripesare il rapporto rischio/beneficio di quel vaccino, ma non di tutti vaccini AntiCovid.
Posso ammettere che il mio ragionamento possa non essere perfettamente corretto e che non sia privo di altrettanti bias cognitivi come quello che accuso nella mente di molti in questi giorni, il bias di correlazione o di “correlazione illusoria“.
Cosa è un bias cognitivo?
Un bias cognitivo è un inclinazione a compiere un errore di interpretazione e di giudizio su una serie di dati o informazioni, che ci fa giungere a conclusioni errate, a causa del pregiudizio sull’argomento o, addirittura, dalla nostra stessa neurobiologia di umani, in quanto favorevole ai fini della sopravvivenza (se vivessimo ancora nella savana!).
Sono trappole mentali che, di fatto, influenzano negativamente la nostra vita e che ci fanno prendere decisioni affrettate e non basate sulla logica e sul ragionamento: come quella di abbandonare un vaccino prima che sia stato dimostrato che causi effetti collaterali così gravi da far morire la gente.
Il bias di correlazione, si innesca quando troviamo delle correlazioni e/o relazioni di causa ed effetto anche dove non c’è ne sono affatto o dove non sono state dimostrate ancora, ad esempio che le pizze fanno venire i fulmini.
Per questo motivo prima di avvalorare questo dubbio con i vostri parenti, pazienti e amici, in quanto sanitari, per dovere deontologico e per orgoglio scientifico e professionale, facciamoci scudo delle fake news e dell’infodemia che causano più morti di quello che crediamo.
Questa è la fase in cui dobbiamo essere tutti uniti intorno all’unico vero strumento per uscire da quest’incubo chiamato Covid-19: la Scienza.
E sua sorella Logica ci può dare una grossa mano in questo senso.
Autore: Dario Tobruk
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