Ecco perché la seconda dose del vaccino ha spesso effetti collaterali

Dario Tobruk 19/02/21
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Chi ha sperimentato effetti collaterali alla seconda dose del vaccino anti-Covid non ha che percepito, rispetto ai fortunati che non hanno avuto alcun sintomo influenzale, la forte risposta all’antigene, e come l’organismo immagazzina attivamente nella propria memoria immunitaria l’impronta proteica dell’agente non-self, la proteina Spike del Coronavirus. Nulla di più.

Molto meno di un terzo di chi ha già già ricevuto il vaccino anti-Covid, il vaccino Pfizer o il vaccino Moderna, ha sperimentato effetti collaterali importanti tra la prima e la seconda dose, ma come abbiamo già detto è normale e sintomo di come il proprio corpo ha attivato le difese immunitarie contro un nemico che ormai riconoscerà a colpo d’occhio.

Ecco perché la seconda dose del vaccino ha spesso effetti collaterali

Esatto, per quanto possano risultare pesanti gli effetti collaterali del vaccino (l’autore ne parla per esperienza diretta in quanto è rimasto due giorni sul divano tra dolori articolari, stanchezza e febbre) è un segno positivo che manifesta, almeno in parte, l’efficacia del vaccino.

Perché gli effetti collaterali del vaccino sono cosi forti?

Il sistema immunitario dispone di due tipologie di risposta: la risposta immunitaria innata o aspecifica e la risposta immunitaria acquisita o specifica. La presenza di sintomi simil-influenzali dopo la somministrazione della prima o della seconda dose del vaccino è dovuta ad un secondo contatto con l’antigene mediata dalla risposta acquisita, molto più forte, organizzata ed efficiente della risposta innata. Speriamo anche duratura!

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Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

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La risposta immunitaria aspecifica

Quando un organismo viene a contatto con un agente non-self qualsiasi non ha che una prima linea difesa da utilizzare: la risposta immunitaria aspecifica, un sistema di natura chimica, cellulare e fisica.

Presente dalla nascita, composto sia da cellule dell’immunità innata come i linfociti NK e i macrofagi, sia dalla barriera fisica che impone l’epidermide, è simile ad un plotone militare di guardia che attacca indiscriminatamente qualsiasi cosa cerca di entrare tra le file del campo base, e che si premura di riconoscere l’antigene solo durante l’aggressione, memorizzandone l’aspetto, informando gli specialisti (la risposta specifica) e promettendosi che la prossima volta agirà ancora più efficacemente!

La risposta immunitaria specifica

È composta da cellule specializzate dell’immunità specifica: i linfociti B dell’immunità umorale (anticorpi) e i linfociti T dell’immunità cellula-mediata. Richiede l’esposizione all’antigene (nel caso del vaccino a mRNA, la proteina Spike simulata e prodotta dalla cellula) dopo il primo sollecito della risposta immunitaria naturale, forma delle cellule che si specializzano verso quel antigene specifico (si ipotizza siano almeno 10 miliardi).

La risposta immunitaria specifica è ovviamente molto più forte, efficace e potente di quella aspecifica e ad essa si associa quando si viene a contatto per una seconda volta con l’agente esterno (anche se non patogeno, come gli allergeni).

Per questo generalmente la seconda volta che si viene a contatto con un antigene si hanno sintomi più forti della prima volta, perché è la manifestazione di una risposta immunitaria specializzata.

Perché è giusto vaccinarsi contro il Covid?

Lo scopo del vaccino è quella di indurre il raggiungimento di una memoria immunitaria specifica contro gli antigeni del Sars-Cov-2. Dopo tutto questo, si può presupporre che:

  • se il maggior effetto collaterale è alla prima dose, quindi febbre e dolori osteo-muscolari, è probabile e verosimile che si sia già venuti a contatti con l’antigene, in questo caso il Sars-Cov-2, quindi sin dalla prima dose il sistema immunitario agisce attivamente verso un nemico che già conosce; Spesso anche alla seconda dose si manifestano sintomi di una certa entità;
  • se gli stessi effetti collaterali sono preponderanti alla seconda dose, è plausibile che la prima dose sia stato il primo contatto importante tra il proprio sistema immunitario e l’organismo e che abbia aperto la strada verso una risposta specifica che avverrà, appunto, manifestata con la seconda dose.

Per questo motivo potremmo dire “Bene!” a chi ha avuto importanti effetti collaterali alla seconda dose del vaccino anti-CovidPerché in un caso o nell’altro sono la manifestazione che il corpo ha reagito al vaccino e che, verosimilmente, il suo titolo anticorpale sarà tale da fronteggiare attivamente il Coronavirus in futuro

Perché è giusto vaccinarsi contro il Covid? Per raggiungere l’immunità di gregge, ovvero quella condizione sociale per cui tutte le persone vaccinate fungono da barriera fisica ai contagi da Coronavirus.

come funziona l'immunità di gregge
come funziona l’immunità di gregge

E per chi non ha avesse avuto sintomi a nessuna dose del vaccino? Tranquilli, siete in buona compagnia, è possibile che il vostro sistema immunitario abbia agito senza troppe complicazioni e sintomatologie, ma non vuol dire che non l’abbia fatto.

L’esame che può confermare una risposta efficacia del sistema immunitario è il titolo anticorpale, un esame di laboratorio che misura quanti anticorpi sono stati prodotti dall’organismo. Se proprio non riusciste più a dormirci, consultatevi con il vostro medico di base e fatevi dare tutte le informazioni del caso.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

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