Una rosa creata per gli infermieri, “eroici durante la pandemia”

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Nella perpetua attesa (sempre meno convinta) che arrivino riconoscimenti veri, ancora oggi gli infermieri italiani seguitano a ricevere qualche omaggio, alcuni regalini e le immancabili pacche sulle spalle in ricordo del periodo “eroico” della pandemia.


Stavolta è arrivato un fiore: Rose Barni ha creato una rosa dall’emblematico nome di “La Cura®” e l’ha donata ufficialmente all’Ordine delle professioni infermieristiche di Firenze e Pistoia in occasione degli eventi organizzati per la Giornata internazionale dell’infermiere (VEDI La Nazione).


Beatrice Barni, cotitolare, insieme al cugino Vittorio Barni, dell’azienda Rose Barni, ha così spiegato (VEDI Teatro Naturale) questo dono: «Creare una nuova rosa richiede un lavoro lungo e articolato e anche “La Cura®” non ha fatto eccezione.


Siamo partiti quattro anni fa, nell’estate del 2020, in pieno Covid, da un’idea dell’infermiere Francesco Branchetti, che venne al vivaio e ci chiese se fossimo disponibili a celebrare con un fiore l’impegno eccezionale della categoria nel periodo pandemico. Abbiamo subito accolto la richiesta con entusiasmo e lavorato a un nuovo ibrido che potesse riassumere le caratteristiche della professione infermieristica. 


Si tratta di una rosa a cespuglio a mazzi, ottenuta ibridando altre nostre rose. Una pianta molto forte e resistente, che non crea fiori singoli, ma appunto a mazzi, un po’ a simboleggiare il lavoro di squadra essenziale in sanità. I fiori sono poi di colore rosso, a simboleggiare la vita: un rosso scuro nella fasa del boccio, che poi vira sul chiaro, con toni vellulati».


Ricevuto l’omaggio, il presidente Opi Firenze-Pistoia ha così commentato: «Ringraziamo Rose Barni per questo dono prezioso che è destinato a restare e a fiorire, non solo nei due ospedali che riceveranno in dono le rose, ma in tanti altri giardini, a ricordo dell’impegno straordinario degli infermieri nel periodo del Covid».


Sperando che, vista la brutta aria che tira (stipendi ridicoli, dimissioni di massa, pensionamenti che superano le assunzioni, concorsi deserti, CdL con sempre meno iscritti, demansionamento sistematico, aggressioni, prese per i fondelli quotidiane e riconoscimento sociale che rasenta lo zero), la professione non sia destinata a ricevere a breve anche un bel mazzo di crisantemi.

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Alessio Biondino

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