In queste ore una denuncia sui social da parte di Roberto Pieralli dello Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) sta facendo discutere. Sembrerebbe infatti che l’appetibilità della professione infermieristica italiana si stia facendo sempre più irresistibile grazie anche all’avvento di una nuova e conturbante figura professionale: l’infermiere di corridoio.
«Alcuni colleghi mi informano che sarebbe stato creato un nuovo profilo in alcuni Pronto soccorso: l’infermiere di corridoio» spiega Pieralli. Che continua: «Cioè i pazienti aspettano talmente tanto per avere un posto letto che c’è la necessità di dare l’assistenza nei corridoi».
In quali nosocomi si starebbe sperimentando questa nuova, avanzata e specializzata figura? Diversi, a quanto pare; tra cui il Maggiore di Bologna, un bel po’ ingolfato durante le recenti feste natalizie. «Non di meno — aggiunge il sindacalista — pare che si sia anche attivato un team unità di crisi, il cui supporto è quello di andare dai medici del Pronto soccorso e dire: “Mi raccomando dimettete tutti i pazienti dimissibili”».
La smentita della Usl interessata, che ha replicato in una nota, non si è fatta attendere: «L’azienda Usl precisa che non esiste alcun profilo denominato infermiere di corridoio». Però, «in occasioni di particolare necessità di copertura assistenziale, per motivi di picchi di affluenza o di numerosità di casistica ad alta intensità di assistenza, l’Azienda ha potenziato la risposta ai bisogni assistenziali dei cittadini con una presa in carico continuativa, in collaborazione con tutta l’equipe del Pronto soccorso».
La “presa in carico continuativa”… La “copertura assistenziale”… La “numerosità di casistica ad alta intensità di assistenza” e l’immancabile lavoro d’equipe… Quante belle parole per giustificare l’ingiustificabile: professionisti costretti a lavorare in condizioni terribili, quasi fossero su un campo di battaglia della prima guerra mondiale, e pazienti parcheggiati su barelle scomode e spesso fatiscenti, nei corridoi, senza privacy, senza controlli adeguati e nella perpetua attesa di essere portati in luoghi di cura degni di tale nome.
Viva l’Italia dei Super Oss, degli Assistenti alla salute, degli infermieri calma parenti, di quelli necrofori, assaggiatori, traslocatori, muratori, di quelli impiegati in camera mortuaria, degli infermieri di parrocchia volontari e di quelli di corridoio!
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