Quando si parla di disturbi intestinali, il termine enterite ricorre spesso tra le diagnosi più comuni, ma non sempre viene compreso fino in fondo dai pazienti e, a volte, persino da molti professionisti sanitari che lo confondo con patologie diverse. Capire cos’è l’enterite e soprattutto riconoscere i principali sintomi dell’enterite è fondamentale per intervenire in modo tempestivo e mirato.
Questo articolo offre una panoramica chiara e aggiornata su cause, manifestazioni cliniche e possibili trattamenti di una condizione tanto frequente quanto sottovalutata come quella dell’infiammazione intestinale, che se non trattata adeguatamente rischia di trasformarsi in una malattia infiammatoria cronico intestinale (MICI).
Indice
Che cos’è un enterite?
L’intestino tenue è una parte fondamentale dell’apparato digerente. È composto da tre parti: duodeno, digiuno e ileo.
L’intestino tenue inizia dalla valvola pilorica, che lo collega allo stomaco, e termina alla valvola ileocecale, al confine con l’intestino crasso.
Ma allora che differenza c’è tra una gastroenterite e un’enterite? Behm in parole povere, quando un agente patogeno qualsiasi provoca uno stato di infiammazione intestinale, parziale o totale, allora parleremo di enterite. Se il processo infiammatorio coinvolge sia lo stomaco che l’intestino allora si parla di gastroenterite.
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Quali sono le cause e come si prende l’enterite?
L’eziologia delle enterite è varia e può essere suddivisa in due categorie principali in cui le infezioni sono tanto predominanti da dividerli in: cause infettive e cause non infettive.
Comprendere le cause sottostanti di questa malattia intestinale è fondamentale per una diagnosi accurata e un trattamento efficace della patologia alla base dell’enteropatia temporanea e per la scelta di un trattamento efficace. Tra le principali cause infettive le più comuni si dividono in infezioni batteriche, virali e parassitarie.
Infezioni Batteriche:
- Salmonella: spesso contratta attraverso il consumo di cibo contaminato come carne cruda o uova.
- Shigella: comunemente trasmessa attraverso acqua contaminata o contatto diretto con una persona infetta.
- Campylobacter j.: può essere contratto attraverso carne di pollame cruda o mal cotta.
- Escherichia coli: alcune varianti possono causare enterite e sono spesso legate al consumo di cibo contaminato da feci.
Infezioni Virali
- Rotavirus: è la causa più comune di enterite virale nei bambini.
- Norovirus: altamente contagioso, spesso si diffonde in ambienti chiusi come ospedali e scuole.
- Astrovirus: meno comune, ma può causare sintomi simili.
Infezioni Parassitarie
- Giardia lamblia: spesso contratta attraverso l’ingestione di acqua contaminata.
- Cryptosporidium: un altro parassita che può essere ingerito attraverso acqua o cibo contaminati.
Mentre tutto un altro gruppo di cause che possono portare all’insorgenza di enterite è rappresentato da fattori non infettivi. Questi includono cause immuno-mediate, spesso legate a disfunzioni del sistema immunitario o ad altre patologie esistenti.
Inoltre, ci sono cause tossiche, che possono derivare dall’ingestione di sostanze nocive, e cause iatrogene, che sono effetti collaterali indesiderati di trattamenti medici o chirurgici. Queste tipologie eziologiche sono generalmente meno comuni rispetto alle cause infettive e sono:
Reazioni Allergiche:
- Alimenti come noci, frutti di mare o latticini possono scatenare una reazione allergica che porta a enterite.
Disturbi Autoimmuni:
- Malattia di Crohn: questa malattia infiammatoria cronica può causare enterite come uno dei suoi sintomi.
- Colite ulcerosa: anche se colpisce principalmente il colon, può estendersi all’intestino tenue.
Cause ambientali e iatrogene:
- Esposizione a sostanze chimiche o tossine ambientali può anche causare enteropatie e gastroenteropatie.
- Farmaci: alcuni farmaci, come antibiotici o anti-infiammatori non steroidei (FANS), possono alterare la flora intestinale e causare infiammazione intestinale.
- Radioterapia: l’enterite iatrogena da radioterapia è una complicanza che può
verificarsi in pazienti sottoposti a trattamenti radioterapici per tumori addominali o pelvici. La radiazione può danneggiare il tessuto intestinale sano circostante, portando a infiammazione e sintomi simili a quelli di altre forme di enterite. Questo tipo di enterite può essere acuta, manifestandosi subito dopo il trattamento, o cronica, sviluppandosi nel corso di mesi o anni. - Procedure mediche invasive come la colonscopia possono talvolta portare a enterite se non eseguite correttamente, o semplicemente l’anidride carbonica usata per riempire l’intestino può dare per qualche ora fastidio e persino dolore come se fosse un episodio di meteorismo.
Una valutazione dell’eziologia è fondamentale per la diagnosi clinica: esami del sangue, test delle feci e, in alcuni casi, imaging diagnostico o endoscopia, verranno subito dopo. Il trattamento varierà in base alla causa sottostante e potrebbe includere antibiotici, antivirali, terapia di reidratazione e, in casi gravi, persino intervento chirurgico.
Quali sono i sintomi più comuni dell’enterite?
La sintomatologia dell’enterite è varia e può manifestarsi in diversi modi a seconda della causa sottostante.
Uno dei sintomi dell’enterite più comuni è la diarrea, che può variare da lieve a grave e può essere accompagnata da muco o sangue nelle feci.
I crampi addominali sono un altro sintomo frequente, spesso descritti come dolori lancinanti o fitte che possono essere localizzate in diverse aree dell’addome.
La nausea è un altro sintomo comune, che può o meno portare al vomito.
In alcuni casi, la febbre può essere presente, indicando una possibile infezione come causa dell’infiammazione intestinale.
Altri sintomi possono includere affaticamento, perdita di appetito e debolezza generale.
In casi più gravi, la disidratazione può diventare una preoccupazione significativa, specialmente se la diarrea e il vomito sono persistenti. Questo può portare a ulteriori complicazioni come ipotensione, tachicardia e, in casi estremi, shock.
In alcune circostanze, l’enterite può presentare sintomi extraintestinali, come artralgia o eruzioni cutanee, specialmente se la causa è un’infezione sistemica o una malattia autoimmunitaria.
È anche possibile che l’enterite si manifesti con sintomi meno comuni come flatulenza eccessiva, gonfiore addominale e alterazioni del colore delle feci.
La presenza e la gravità dei sintomi possono variare notevolmente da un individuo all’altro e possono essere influenzate da vari fattori, tra cui l’età, lo stato di salute generale e la presenza di altre condizioni mediche. Ma se volessimo fare un elenco di quali sono i sintomi dell’infiammazione dell’intestino tenue, in ordine di frequenza:
- Diarrea
- Crampi addominali
- Nausea
- Febbre
- Affaticamento
- Inappetenza
- Vomito
- Astenia
- Disidratazione
- Meteorismo e flatulenza
La disidratazione
Anche se non così frequente, la disidratazione rimane comunque il sintomo più preoccupante, in quanto in caso di enterite grave o prolungata, l’individuo è a rischio di disidratazione a causa della perdita eccessiva di liquidi dovuta a diarrea, vomito e febbre.
Questo stato di disidratazione è particolarmente pericoloso per anziani, bambini e adolescenti. I sintomi principali della disidratazione includono secchezza della bocca, riduzione delle lacrime, occhi infossati, diminuzione della produzione di urina e urine di colore scuro.
Altri segni possono essere affaticamento e, nei neonati, fontanelle infossate.
La disidratazione è una condizione medica che richiede un intervento tempestivo in quanto può portare a diverse complicazioni gravi.
Tra queste, lo squilibrio elettrolitico può alterare i livelli di sodio e potassio nel corpo, essenziali per varie funzioni, come quello della fisiologicità del ritmo cardiaco.
L’insufficienza renale è un’altra conseguenza, con un accumulo di tossine nel corpo. Inoltre, la disidratazione può causare problemi cardiovascolari come una rapida frequenza cardiaca e una diminuzione della pressione sanguigna.
Infine, la mancanza di liquidi può influenzare la funzione cerebrale, portando a confusione e debolezza. Gruppi vulnerabili come bambini e anziani sono sicuramente particolarmente a rischio e in queste popolazioni di pazienti una enterite di lungo corso dovrebbe essere trattata con una certa urgenza.
Come si scopre di avere un’enterite e quali esami fare per un intestino infiammato?
Se tu o uno dei cari presenta uno o più di questi sintomi è il caso di farsi vedere dal proprio medico di famiglia o da un gastroenterologo specialista. Solo un clinico potrà infatti capire le cause del tuo intestino infiammato e sapere quali esami dovrai fare: tra anamnesi, esame obiettivi, esami del sangue , gastroscopia e colonscopia c’è davvero da mettersi le mani nei capelli. Quindi fatti un favore e chiama subito il tuo medico.
Anamnesi
Inizialmente, si eseguirà un’anamnesi completa per raccogliere informazioni sui sintomi, la durata, eventuali viaggi recenti (alcuni paesi dell’Est possono nascondere delle frequenti parassitosi intestinali), l’assunzione di cibo o acqua potenzialmente contaminati e la presenza di casi simili in famiglia.
Durante questa fase, il clinico porrà una serie di domande mirate per ottenere un quadro clinico il più completo possibile.
Inizialmente, il focus sarà sui sintomi gastrointestinali manifestati dal paziente. Questi possono includere diarrea, crampi addominali, nausea e febbre. Verrà indagata sulla durata e la frequenza di tali sintomi, nonché su eventuali variazioni nel corso del tempo.
Ad esempio, se la diarrea è stata improvvisa o progressiva, se è presente sangue o muco nelle feci, e se i sintomi sono associati a determinati alimenti o attività.
Un altro aspetto fondamentale dell’anamnesi riguarda la storia di viaggi recenti o l’esposizione a possibili fonti di infezione: si potrebbe chiedere se il paziente abbia viaggiato in aree dove sono note epidemie di enterite, o se ha consumato cibo o acqua che potrebbero essere stati contaminati.
Questo è particolarmente rilevante nel caso di enterite infettiva. L’anamnesi medica pregressa del paziente è altrettanto importante. Sarà necessario conoscere se il paziente ha avuto episodi simili in passato, se è affetto da altre condizioni mediche, o se sta assumendo farmaci che potrebbero influenzare il tratto gastrointestinale, come antibiotici o antinfiammatori non steroidei (FANS).
Sarà anche necessario chiedere se altri membri della famiglia o del vicinato hanno manifestato sintomi simili, al fine di identificare un possibile focolaio di infezione o una fonte comune di esposizione. Infine, l’anamnesi può includere domande su stili di vita e abitudini alimentari, come il consumo di cibi crudi o mal cotti, che potrebbero fornire ulteriori indizi sulla causa sottostante dell’enterite.
Esame obiettivo
Durante l’esame obiettivo, uno dei primi passaggi è la valutazione dell’addome del paziente tramite una palpazione dell’addome per identificare aree di dolore, tensione o gonfiore.
Questo può aiutare a localizzare l’area dell’intestino più colpita e a differenziare l’enterite da altre condizioni gastrointestinali che potrebbero presentare sintomi simili.
In alcuni casi, potrebbe essere necessario effettuare una percussione addominale o un ascolto dei rumori intestinali mediante auscultazione per valutare la presenza di gas o liquidi nell’intestino. Un altro aspetto importante dell’esame obiettivo è la valutazione dello stato di idratazione del paziente.
La presenza di sintomi come diarrea e vomito può portare a disidratazione, che può manifestarsi con segni come pelle secca, occhi infossati, tachicardia o ipotensione.
In casi gravi, la disidratazione può portare a confusione mentale e alterazioni dello stato di coscienza, che richiedono un intervento medico immediato. Oltre all’addome e allo stato di idratazione, potrebbe essere necessario esaminare altre parti del corpo, come la pelle e le mucose, per identificare eventuali segni di infezione o infiammazione sistemica.
Ad esempio, eruzioni cutanee o artralgia potrebbero essere presenti in caso di enterite causata da infezioni sistemiche o malattie autoimmuni.
Esami di laboratorio
Dopo un esame fisico, che può includere la palpazione dell’addome per valutare la presenza di dolore o gonfiore, il clinico potrebbe richiedere una serie di esami di laboratorio.
Uno degli esami più comuni è l’analisi delle feci. Questo test può rivelare la presenza di batteri patogeni, virus o parassiti che potrebbero essere la causa di un’enterite infettiva. Inoltre, l’analisi delle feci può includere la ricerca di sangue occulto, che potrebbe essere un indicatore di un danno intestinale più grave o di altre condizioni gastrointestinali.
Un emocromo completo può rivelare segni di anemia o infiammazione, mentre la formula leucocitaria può fornire indizi sulla natura dell’infezione, differenziando, ad esempio, un’infezione batterica da una virale.
Altri marker infiammatori come la proteina C-reattiva (PCR) o la velocità di eritrosedimentazione (VES) possono essere utili per valutare la gravità dell’infiammazione.
In alcuni casi, potrebbe essere necessario effettuare esami più specifici, come la coltura delle feci per identificare specifici ceppi batterici e la loro sensibilità agli antibiotici, o test molecolari come la reazione a catena della polimerasi (PCR) per identificare virus o batteri non rilevabili attraverso metodi di coltura tradizionali. Se l’enterite è sospettata di avere una causa non infettiva, come una malattia infiammatoria intestinale o una reazione allergica, altri test potrebbero essere indicati. Ad esempio, test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici o test allergologici come il dosaggio degli IgE specifici possono fornire ulteriori informazioni diagnostiche. In casi più complessi o gravi, potrebbe essere necessario effettuare ulteriori esami, come un esame del liquido intestinale prelevato durante una endoscopia, per una valutazione istologica e microbiologica più dettagliata.
Diagnostica strumentale
La diagnostica strumentale rappresenta un altro pilastro fondamentale nella valutazione delle enteriti, specialmente quando la causa sottostante non è chiaramente identificabile attraverso l’anamnesi, l’esame obiettivo e gli esami di laboratorio. Questi strumenti diagnostici possono fornire una visione dettagliata della struttura e della funzione dell’intestino, contribuendo a una diagnosi più accurata e a un piano di trattamento più mirato. L’ecografia addominale è spesso il primo esame di imaging ad essere eseguito, in quanto è non invasivo e facilmente accessibile. Può rivelare segni di infiammazione intestinale, come ispessimento della parete intestinale, e può anche aiutare a escludere altre patologie addominali che potrebbero mimare i sintomi dell’enterite. La tomografia computerizzata (TC) addominale è un altro strumento diagnostico utile, specialmente quando si sospettano complicanze come un ascesso o un’occlusione intestinale. La TC può fornire immagini dettagliate delle strutture interne e può essere particolarmente utile in situazioni acute o gravi. Anche se meno comunemente utilizzata rispetto alla TC, la risonanza magnetica (RM) può fornire immagini ad alta risoluzione dell’intestino e delle strutture circostanti senza l’uso di radiazioni ionizzanti. Può essere particolarmente utile nella valutazione di forme croniche di enterite o di enterite associata a malattie infiammatorie intestinali.
Endoscopia intestinale
L’endoscopia è spesso considerata l’esame diagnostico di riferimento quando si tratta di valutare la mucosa intestinale in casi di enterite. Questo esame non invasivo permette al medico di osservare direttamente l’interno dell’intestino attraverso un tubo flessibile dotato di una telecamera, fornendo così immagini dettagliate che possono rivelare segni di infiammazione, ulcere, o altre anomalie.
Uno degli aspetti più vantaggiosi dell’endoscopia è la possibilità di effettuare una biopsia durante lo stesso esame. Il prelievo di campioni di tessuto dalla mucosa intestinale può essere fondamentale per comprendere la natura dell’infiammazione.
Questi campioni possono essere analizzati istologicamente per identificare la presenza di cellule infiammatorie, infezioni batteriche o virali, o addirittura neoplasie, che potrebbero essere la causa sottostante dell’enterite.
Tuttavia, l’endoscopia ha alcune limitazioni, soprattutto quando si tratta di esplorare il piccolo intestino, una regione meno accessibile con gli endoscopi tradizionali.
In questi casi, la videocapsula endoscopica sta emergendo come una tecnologia complementare molto promettente. Questa innovativa procedura implica l’ingestione di una piccola capsula dotata di una telecamera.
Mentre la capsula attraversa il sistema gastrointestinale, essa trasmette immagini in tempo reale a un dispositivo esterno, permettendo così una valutazione completa del piccolo intestino. Questo è particolarmente utile quando si sospettano patologie che colpiscono specificamente questa parte dell’intestino, o quando i risultati dell’endoscopia tradizionale sono inconcludenti.
L’endoscopia e la videocapsula endoscopica rappresentano strumenti diagnostici essenziali nella valutazione delle enteriti. Entrambi gli esami offrono vantaggi unici e possono essere utilizzati in modo complementare per fornire una diagnosi accurata e dettagliata, guidando così il medico nella scelta del trattamento più appropriato.
Come si cura l’enterite?
Se i sintomi sono gravi o persistenti, o se il paziente è a rischio di complicanze come disidratazione o shock, potrebbe essere necessario un ricovero ospedaliero per una valutazione e un trattamento più approfonditi.
La diagnosi differenziale è un elemento chiave nel processo diagnostico dell’enterite, poiché i sintomi possono sovrapporsi a quelli di altre condizioni gastrointestinali, la colite e le sindromi del malassorbimento. Pertanto, una diagnosi accurata è fondamentale per guidare un trattamento efficace e ridurre il rischio di complicanze.
Il trattamento delle enterite varia notevolmente in base all’eziologia della condizione. Una diagnosi accurata è quindi fondamentale per determinare il piano di trattamento più efficace in base alla diversa eziologia.
Enterite Batterica
Nel caso di enterite causata da un’infezione batterica, gli antibiotici rappresentano il pilastro del trattamento. La scelta dell’antibiotico dipenderà dal tipo di batterio identificato attraverso esami di laboratorio e dalla sua sensibilità agli antibiotici.
Alcuni degli antibiotici più comunemente utilizzati includono ciprofloxacina, azitromicina e ceftriaxone. È fondamentale completare l’intero ciclo di antibiotici prescritti, anche se i sintomi migliorano, per prevenire la resistenza batterica. In alcuni casi, potrebbe essere necessario un trattamento ospedaliero, specialmente se il paziente è a rischio di complicanze come la disidratazione grave.
Enterite Virale
Le enteriti virali sono generalmente autolimitanti e il trattamento è sintomatico. L’obiettivo principale è prevenire la disidratazione attraverso la reidratazione orale.
In alcuni casi, potrebbero essere utilizzati antivirali, ma questo è meno comune. L’uso di farmaci antivirali è generalmente limitato e riservato a casi specifici, come infezioni da citomegalovirus o enterite da rotavirus in pazienti immunocompromessi.
In questi casi, farmaci come il ganciclovir per il citomegalovirus o il palivizumab per il rotavirus possono essere utilizzati.
Enterite Parassitaria
Nel caso di enterite causata da parassiti, il trattamento di scelta sono gli antiparassitari. Come per le infezioni batteriche, la scelta del farmaco dipenderà dal tipo di parassita identificato.
Enterite da radiazioni (Iatrogena)
Nel caso di enterite iatrogena causata da radioterapia, il trattamento è principalmente sintomatico e potrebbe includere l’uso di antinfiammatori e agenti protettivi della mucosa intestinale. In alcuni casi, potrebbe essere necessario interrompere temporaneamente la radioterapia.
Enterite autoimmune o allergica
Per le enteriti causate da reazioni autoimmuni o allergiche, il trattamento potrebbe includere corticosteroidi o altri immunosoppressori. Inoltre, potrebbe essere necessario un intervento dietetico per identificare e eliminare gli alimenti scatenanti.
Enterite da farmaci
Se l’enterite è indotta da farmaci, la prima linea di trattamento è la sospensione del farmaco responsabile, seguita da un trattamento sintomatico per alleviare l’infiammazione e i sintomi associati.
In tutti i casi, il trattamento delle enteriti deve essere personalizzato in base alle esigenze specifiche del paziente, tenendo conto di fattori come l’età, lo stato di salute generale e la presenza di altre condizioni mediche che andranno trattate a prescindere dalla singola eziologia alla base dell’enterite e che spesso si presentano indistintamente in tutti i casi.
A ragione di ciò, ci sono alcune opzioni farmacologiche che andranno considerate per alleviare i sintomi e migliorare il benessere del paziente. Tra cui:
Reidratazione
La priorità nel trattamento dell’enterite è la prevenzione o il trattamento della disidratazione. Soluzioni di reidratazione orale contenenti elettroliti sono spesso sufficienti per i casi lievi. Nei casi più gravi, specialmente quando c’è un elevato grado di disidratazione o vomito persistente, può essere necessaria la reidratazione endovenosa.
Antidiarroici
Farmaci come la loperamide possono essere utilizzati con cautela per controllare la diarrea. Tuttavia, questi farmaci sono generalmente sconsigliati nei bambini e in presenza di febbre elevata o diarrea sanguinolenta, poiché potrebbero peggiorare la condizione o addirittura innescare al contrario una stipsi a dose elevate.
Antiemetici
Gli antiemetici come l’ondansetrone possono essere utilizzati per controllare il vomito, ma solo sotto stretta supervisione medica.
Analgesici
Gli analgesici come il paracetamolo o l’ibuprofene possono essere utilizzati per alleviare il dolore o la febbre. Tuttavia, è importante consultare un medico prima di iniziare qualsiasi trattamento con analgesici, specialmente in presenza di altre condizioni mediche.
Probiotici
Anche se il loro uso è ancora oggetto di discussione, alcuni studi suggeriscono che i probiotici possono essere utili nel ridurre la durata dei sintomi.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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