La pancreatite è un’infiammazione del pancreas che può presentarsi in forma acuta o cronica, con sintomi intensi e traumatici come forte dolore addominale, vomito e nausea. Le cause più comuni includono calcoli biliari e abuso di alcol.
In questo articolo vedremo come si manifesta, quali sono le principali cause, come si diagnostica e quali trattamenti sono disponibili per gestire efficacemente la pancreatite.
Indice
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Infermiere – Manuale per i concorsi e la formazione
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Definizione di pancreatite
La pancreatite è la condizione clinica in cui è presente un’infiammazione del pancreas, ghiandola fondamentale per la digestione e la regolazione della glicemia.
Può manifestarsi come pancreatite acuta, che insorge improvvisamente con sintomi quali intenso dolore addominale, nausea e vomito, spesso causata da malattie delle vie biliari come i calcoli della cistifellea.
Oppure come pancreatite cronica, un’infiammazione persistente che può causare danni permanenti al pancreas, con sintomi come dolore addominale, dimagrimento e complicanze come il diabete.
Le origini della pancreatite variano, includendo malattie biliari, abuso di alcol, alti livelli di trigliceridi, traumi e certi farmaci. Se non gestita correttamente, può evolvere in una situazione critica e potenzialmente mortale.
Eziologia della pancreatite
Gli enzimi digestivi del pancreas, come le proteasi, sono prodotti in forma inattiva per proteggere le cellule pancreatiche. Quando rilasciati nel duodeno, si attivano per la digestione.
Nelle pancreatiti, un’attivazione precoce di questi enzimi nel pancreas causa infiammazione e potenziali danni al tessuto, come autodigestione e necrosi vascolare, compromettendo progressivamente la funzionalità dell’organo.
In Italia, si stimano circa 6 casi di pancreatite all’anno ogni 100mila persone, anche se i dati epidemiologici sono incerti e probabilmente sottostimati, in quanto risultano in crescita negli studi più recenti a seguito dello sviluppo di migliori metodiche di diagnostica.
Le cause più comuni di pancreatite acuta sono assoggettabili a calcoli biliari e abuso di alcool, e insieme sono responsabili del 70% dei casi.
I calcoli biliari sono tra i principali responsabili dei casi di pancreatite acuta. Questi depositi solidi si formano nella cistifellea e possono talvolta muoversi, ostruendo il dotto biliare comune che la cistifellea condivide con il pancreas.
In condizioni normali, il pancreas rilascia il liquido pancreatico, ricco di enzimi digestivi, nel duodeno attraverso il dotto pancreatico per aiutare la digestione.
Quando un calcolo biliare blocca lo sfintere di Oddi, l’apertura del dotto pancreatico nel duodeno, il flusso del liquido pancreatico viene interrotto. Se l’ostruzione è breve, può causare danni minori che vengono prontamente riparati.
Tuttavia, se l’ostruzione persiste, gli enzimi si accumulano nel pancreas, iniziando a digerire le sue cellule e provocando un’infiammazione intensa. In seconda posizione, il consumo eccessivo di alcol è tra i principali responsabili dei casi di pancreatite acuta.
La probabilità di sviluppare questa condizione aumenta proporzionalmente alla quantità di alcol ingerita. Nonostante ciò, solo una piccola percentuale di chi beve alcol regolarmente manifesta pancreatite acuta, indicando la presenza di altri fattori che potrebbero contribuire.
La modalità esatta con cui l’alcol provoca pancreatite, attualmente, non è comunque chiara. Le restanti cause in percentuale si dividono tra malattie genetiche che predispongono allo sviluppo della pancreatite come la fibrosi cistica, raramente per l’uso di alcuni farmaci di uso comune come gli ACE-inibitori e la furosemide e le infezioni di alcuni virus come il virus della parotite e il citomegalovirus.
Le cause di pancreatite cronica sono molto simili a quelle acute. Ad esempio nei paesi occidentali e ad alto reddito, l’abuso di alcol è responsabile di gran parte dei casi di pancreatite cronica.
Il fumo di sigaretta aumenta ulteriormente il rischio di questa condizione. Altre cause meno frequenti sono legate a disturbi genetici, come la fibrosi cistica, la pancreatite ereditaria o quella autoimmune.
In pochi casi, una grave pancreatite acuta può causare una cicatrizzazione irreversibile del pancreas, evolvendo in pancreatite cronica. Per alcune persone, la condizione si manifesta a seguito dell’ostruzione del dotto pancreatico, causata da calcoli o tumori lasciando dietro di sé una curva infiammatoria che prosegue nel tempo e che distrugge il tessuto pancreatico con notevoli danni all’organismo.
Sintomi nel paziente affetto da pancreatite
La sintomatologia della pancreatite, soprattutto acuta, è estremamente traumatica per il paziente in quanto caratterizzata da improvvisi e violenti dolori addominali che persistono in maniera stabile e intensa per diversi giorni e che si irradiano verso la schiena nella metà dei casi.
In molti casi, il dolore è resistente persino ai farmaci antalgici iniettati per endovena, e se il paziente può trovare sollievo dall’assumere una posizione antalgica, basta un colpo di tosse o una respirazione profondo ad acuire le sofferenze.
La maggior parte dei pazienti presenta nausea e vomito, con conati persistenti. L’infiammazione intestinale può indurre e contribuire alla sospensione della peristalsi con conseguente interruzione del movimento intestinale e meteorismo (ileo), con ulteriore incremento del dolore addominale che si irradia su tutto l’addome e non solo sulla parte superiore.
Insieme a questa grave sintomatologia, spesso si presentano segni di shock come polso debole e veloce, iperventilazione affannosa e ipotensione posturale, soprattutto ortostatica. Dopo qualche ora dall’esordio dei sintomi è possibile il presentarsi di febbre e segni di sub-ittero sclerale.
La pancreatite acuta si risolve per la maggior parte delle volte entro pochi giorni o settimane senza lasciare effetti duraturi. Il dolore associato, che può essere intenso, tende ad aumentare progressivamente, mantenendosi forte per un periodo prolungato prima di ridursi lentamente.
Tuttavia, in alcune situazioni, la pancreatite acuta può manifestarsi in modo severo, dando origine a gravi complicazioni e, in alcuni casi, può essere persino fatale a causa del fatto che il danno al pancreas può portare all’ingresso di enzimi attivati e tossine, come le citochine, nel circolo sanguigno.
Questo può causare una diminuzione della pressione sanguigna e danneggiare ulteriormente altri organi, tra cui polmoni e reni. In alcuni individui con pancreatite acuta, questo danno può estendersi a organi come reni, polmoni o cuore, provocando insufficienze che possono portare alla morte.
La pancreatite cronica è caratterizzata da vari sintomi. Il più comune è il dolore addominale, che si localizza nella parte superiore dell’addome e può irradiarsi alla schiena, variando in intensità e durata.
Con la progressione della malattia, la produzione di enzimi pancreatici diminuisce, causando problemi digestivi come difficoltà nella digestione dei grassi, feci untuose e diarrea. Questo può portare a malassorbimento e, di conseguenza, alla perdita di peso.
La malattia può anche danneggiare le cellule produttrici di insulina, causando diabete mellito. In alcuni casi, l’infiammazione può restringere il dotto biliare comune, causando ittero, evidenziato da una colorazione gialla della pelle e degli occhi. Altri sintomi includono nausea, vomito, gonfiore e distensione addominale dovuti alla produzione di gas e ritenzione di liquidi.
Diagnosi di pancreatite
Il medico di fronte alla sintomatologia così violenta e tipica, è spinto al sospetto diagnostico di pancreatite, soprattutto se sono presenti alcuni fattori di rischio come precedenti malattie dei dotti biliari o elevati consumi di alcol e fumo. I principali esami si basano su esame obiettivo, esami di laboratorio e diagnostica per immagini.
Una volta individuata la sintomatologia algica, e auscultato l’assenza di peristalsi addominale potrebbero essere prescritti alcuni esami ematici come le amilasi e le lipasi, che da sole non pongono diritto alla diagnosi ma un loro aumento può sostenere il sospetto di pancreatite acuta. Anche la presenza di tripsinogeno nelle urine può indicare pancreatite ma neanche questo da solo è sufficiente alla diagnosi.
Dalle RX addominali è possibile il riscontro di dilatazione delle anse intestinali, la presenza di calcoli se radio-opachi o accumulo di liquido nelle cavità toraciche e addominali. L’ecografia dell’addome può riscontrare la presenza di calcoli nella colecisti e nel dotto biliare e mostrare le dimensioni del tessuto pancreatico.
In casi particolarmente difficili possono essere utilizzate tecniche di imaging più sofisticate come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RM). L’uso della colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP) è utile per valutare la presenza di calcoli ed eventualmente rimuoverli nella stessa seduta.
Se i segni e i sintomi sono suggestivi di infezione, è possibile raccogliere un campione del materiale liquido presente nel pancreas e analizzarlo per stabilirne la natura.
Trattamento della pancreatite acuta e cronica
La presentazione dei sintomi tipici richiede un ricovero a prescindere dall’entità della pancreatite acuta e in base alla sua gravità, sono previste diverse misure terapeutiche.
Nel complesso il ricovero si baserà sulla somministrazione di fluidi e farmaci analgesici per via endovenosa, verrà preservata la nutrizione e in alcune circostanze, verranno messe in campo procedure endoscopiche o chirurgiche.
Nei casi di pancreatite acuta di lieve entità, solitamente si prevede un periodo di ricovero ospedaliero di breve durata. Durante questo periodo, vengono somministrati farmaci analgesici e fluidi per via endovenosa e il paziente viene posto a digiuno per mettere a riposo il pancreas.
Una volta stabilizzato e in assenza di sintomi come nausea o vomito, al paziente viene introdotta una dieta specifica, caratterizzata da un basso contenuto di grassi e da alimenti di consistenza molle.
Per i pazienti che manifestano una forma moderatamente grave di pancreatite acuta, il periodo di ricovero ospedaliero tende ad essere più prolungato. Durante la convalescenza, se i pazienti sono in grado di tollerare l’assunzione di cibo e bevande, viene ripristinata la normale alimentazione.
In caso contrario, si ricorre alla nutrizione attraverso sondino gastrico. I sintomi, come il dolore e la nausea, sono gestiti attraverso la somministrazione di farmaci EV e, in presenza di infezioni, vengono prescritti antibiotici.
I pazienti con una forma grave di pancreatite acuta necessitano di un ricovero in unità di terapia intensiva. Qui, vengono monitorati costantemente i parametri vitali sensibili alla circostanza clinica, come pressione arteriosa, frequenza respiratoria e frequenza cardiaca. Viene anche tenuta sotto controllo la produzione di urina e vengono effettuati regolari prelievi di sangue per monitorare diversi parametri ematici.
Nei casi di concomitante ileo intestinale, viene inserito un sondino nasogastrico per eliminare liquidi e aria dallo stomaco. In presenza di un calo della pressione sanguigna o di uno stato di shock, vengono somministrati liquidi e farmaci per via endovenosa per stabilizzare il paziente. Alcuni pazienti potrebbero necessitare di ossigeno supplementare o, nei casi più gravi, di un ventilatore.
Infine, quando la causa della pancreatite acuta è legata alla presenza di calcoli biliari, il trattamento varia in base alla gravità della situazione.
Se i calcoli non vengono espulsi spontaneamente, potrebbe essere necessario un intervento endoscopico (ERCP) per rimuoverli. Se agli esiti della pancreatite acuta sopravvivono zone di necrosi e infezioni del tessuto pancreatico, sarà necessario la rimozione endoscopica o chirurgica dei tessuti e la somministrazione di antibiotici per via endovenosa.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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