Nel contesto dell’assistenza infermieristica, la rilevazione della frequenza respiratoria rappresenta un atto semplice solo in apparenza. Si tratta in realtà di una procedura fondamentale, che richiede metodo, attenzione e consapevolezza clinica.
Comprendere come eseguire correttamente questa rilevazione non è solo un gesto tecnico, ma un passaggio critico per costruire un quadro clinico affidabile del paziente. In questo articolo analizziamo la procedura per rilevare la FR passo dopo passo, e come contestualizzare i valori normali e quelli patologici della funzionalità respiratoria.
Indice
- Cenni di anatomia e fisiologia polmonare
- Che cos’è la frequenza respiratoria
- La respirazione e la differenza tra toracica e diaframmatica
- Procedura per la rilevazione della frequenza respiratoria
- Frequenza respiratoria: valori normali, anomalie della FR e contestualizzazione clinica
- Anomalie della FR da segnalare al medico o da tenere sotto osservazione
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Cenni di anatomia e fisiologia polmonare
Il parenchima polmonare costituisce la parte funzionale del polmone responsabile degli scambi gassosi. Ha una consistenza elastica e spugnosa, fondamentale per consentire l’espansione e il ritorno elastico del polmone durante i movimenti respiratori.
I polmoni sono due, alloggiati ai lati del mediastino, e separati dal cuore e dai grossi vasi. Il polmone destro è suddiviso in tre lobi (superiore, medio e inferiore) mentre il polmone sinistro, adattandosi alla presenza del cuore, ne possiede solo due (superiore e inferiore).
Ogni lobo è delimitato da profonde scissure e suddiviso ulteriormente in numerosi lobuli polmonari, le vere unità funzionali dell’organo. Ciascun lobulo polmonare riceve un bronchiolo terminale che, addentrandosi nel tessuto polmonare, si ramifica in ulteriori bronchioli respiratori e successivamente in dotti alveolari e alveoli.
Gli alveoli polmonari sono minuscole sacche semipermeabili, a parete sottile, disposte a grappolo; è in queste strutture che si realizza l’incontro tra l’aria inspirata e il sangue capillare. Qui avvengono scambi gassosi fondamentali: l’ossigeno diffonde dall’aria alveolare nel sangue, mentre l’anidride carbonica compie il percorso inverso per essere eliminata all’esterno.
Questa architettura fitta e ramificata assicura un’ampia superficie di contatto tra aria e sangue fino a 70 m² in un adulto sano. Gli scambi gassosi nei polmoni si realizzano grazie al continuo movimento dell’aria nello spazio alveolare, regolato dalla meccanica respiratoria.
L’atto respiratorio si divide in due fasi principali: inspirazione ed espirazione. Durante l’inspirazione, la contrazione dei muscoli intercostali e l’abbassamento del diaframma creano una pressione negativa nella cavità toracica che attira aria nei polmoni. L’espirazione avviene invece per rilassamento di questi muscoli e risalita del diaframma, che determinano una pressione positiva e l’espulsione dell’aria.
Esistono due modalità con cui una persona abitualmente compie l’atto respiratorio: la respirazione toracica, in cui prevale l’uso dei muscoli intercostali e l’espansione della parte superiore del torace, e la respirazione diaframmatica (o addominale), in cui il diaframma si abbassa, espandendo la cavità addominale.
Ogni inspirazione normale introduce circa 500 ml di aria, ma solo circa 350 ml raggiungono gli alveoli e partecipano agli scambi, mentre 150 ml restano nelle vie aeree di conduzione (spazio morto anatomico). Gli scambi di ossigeno e anidride carbonica avvengono per diffusione, in base alle differenze di pressione parziale tra aria alveolare e sangue capillare.
L’efficacia di questi scambi dipende da vari fattori, inclusi la frequenza e la profondità degli atti respiratori. Alterazioni in questi parametri, così come nella funzione respiratoria in generale, influenzano rapidamente l’ossigenazione dei tessuti e l’eliminazione della CO₂.
La stretta relazione tra attività respiratoria e cardiaca si manifesta chiaramente durante l’esercizio fisico, quando l’organismo aumenta sia la frequenza respiratoria sia quella cardiaca, non solo per aumentare l’apporto di ossigeno, ma anche per eliminare l’anidride carbonica in eccesso prodotta dal metabolismo.
Che cos’è la frequenza respiratoria
Con frequenza respiratoria si intende il numero di atti respiratori compiuti in un minuto e costituisce insieme agli altri parametri vitali (come la temperatura, la frequenza cardiaca, il dolore e la pressione arteriosa), uno dei principali indicatori vitali, essenziale per valutare lo stato di salute generale di un paziente.
In condizioni di riposo, la frequenza respiratoria normale è compresa generalmente tra i 12 e i 20 atti al minuto in un adulto, nei neonati avere valori dai 30 ai 60 atti/minuto e via via rallentarsi al crescere con l’età, fino ad assestarsi a quella di un adulto.
La respirazione e la differenza tra toracica e diaframmatica
L’atto respiratorio avviene in due fasi: inspirazione ed espirazione. La contrazione dei muscoli della cassa toracica e l’abbassamento del diaframma costringe i polmoni ad espandersi e richiamare dall’esterno, per pressione negativa, aria ambiente aspirata, attuando l’inspirazione.
Il rilassamento dei muscoli e il ritorno del diaframma in posizione comporta una pressione positiva che spinge l’aria inspirata ad essere espulsa comportando così l’espirazione.
Ma esistono due tipologie di respirazione, in base ad un diverso uso dei mezzi muscolari: parleremo di respirazione toracica quando si utilizzano per lo più i muscoli intercostali, espandendo la parte alta del torace, parliamo di respirazione diaframmatica (o respirazione addominale) quando è prevalente l’uso del diaframma, ciclo respiratorio che si manifesta con un respiro che espande l’addome (perché il diaframma si abbassa e spinge le visceri che si fanno largo verso l’addome).
Procedura per la rilevazione della frequenza respiratoria
La rilevazione della frequenza respiratoria va eseguita osservando o palpando i movimenti del torace o dell’addome (in base al tipo di respirazione del paziente), contando il numero di inspirazioni (o espirazioni) in un minuto.
È possibile in prima istanza non informare immediatamente il paziente del rilevamento, per evitare alterazioni dovute a una respirazione volontaria. Per far ciò è possibile rilevare la respirazione dopo aver rilevati altri parametri vitali, di solito l’uso dell’orologio dopo il rilevamento della frequenza cardiaca può aiutare a focalizzare il torace tramite osservazione:
- Dopo aver rilevato la frequenza cardiaca, mantenere il focus sui movimenti respiratori del paziente.
- Una volta concluso un intero ciclo respiratorio (inspirazione ed espirazione) iniziare a contare il numero di cicli respiratori completi nell’arco di 60 secondi.
- Oltre al numero di cicli respiratori valutare anche:
- Ritmo inteso come la regolarità degli intervalli temporali
- Profondità, ovvero se il respiro è superficiale o profondo
- Presenza di rumori come rantoli o sibili
- Annotare mentalmente frequenza e caratteristiche del respiro
- Informare il paziente di aver valutato anche la frequenza respiratoria
- Registrare i valori ottenuti e segnalare anomalie della frequenza, della profondità e del ritmo respiratorio.
Frequenza respiratoria: valori normali, anomalie della FR e contestualizzazione clinica
Una respirazione nella norma viene chiamata eupnea ed è la condizione di normalità con una respirazione ritmica, regolare, tranquilla e senza sforzo.
Quando la frequenza respiratoria aumenta e supera i valori normali si parla di tachipnea: quando non fisiologica (ad es. dovuta ad attività fisica) può essere indicativa di febbre, ansia, scompenso cardiaco, patologie polmonari o shock.
All’opposto, quando una frequenza respiratoria diminuisce e diventa inferiore alla norma prende il nome di bradipnea, tipica di condizioni come la depressione respiratoria da farmaci, traumi cranici o altre patologie.
La dispnea (difficoltà respiratoria) può manifestarsi sia in caso di tachipnea che di bradipnea, e si riconosce da segni come retrazione dei muscoli intercostali, cianosi o uso dei muscoli accessori.
Un elemento importante nella valutazione è distinguere la tachipnea dalla iperventilazione: nella tachipnea il respiro è rapido ma superficiale, mentre nell’iperventilazione, pur con frequenza aumentata (oltre 20 atti/minuto), la profondità del respiro rimane conservata.
L’iperventilazione può essere fisiologica (ad esempio dopo sforzi intensi, per eliminare CO₂), oppure associata a condizioni patologiche come l’acidosi metabolica.
Infine, l’apnea è l’assenza di atti respiratori per oltre 15 secondi: può essere volontaria, oppure legata all’uso di sedativi, o indicare una situazione patologica grave. In presenza di apnea involontaria, è indispensabile avvisare immediatamente l’infermiere (se sei un OSS o un assistente infermiere) e/o il medico (se l’infermiere sei tu).
A ragione di ciò, le apnee notturne anche se differibili, comportano un grave rischio di salute per il paziente, ma se le apnee si presentano con la veglia con il paziente possibilmente anche cosciente e vigile, è possibile che ci siano in corso condizioni patologiche che coinvolgono a livello neuronale i centri del respiro.
Anomalie della FR da segnalare al medico o da tenere sotto osservazione
Nel contesto assistenziale, in caso di anomalie respiratorie di uno qualsiasi delle caratteristiche della FR, il paziente andrebbe monitorato attentamente o in caso di gravità andrebbe segnalata la sintomatologia al medico di riferimento.
Un elenco, non esaustivo, di tutte le anomalie e le situazioni cliniche che richiedono un aumentato livello di allerta e monitoraggio:
- Respirazione superficiale
- Respirazione irregolare, aritmica o con movimenti muscolari anomali/paradossi (es. alternanza tra respirazione toracica e diaframmatica, uso di muscoli accessori)
- Dispnea o evidente difficoltà respiratoria
- Rifiuto del paziente a sottoporsi alla rilevazione, presenza di ansia, iperventilazione da stress o recente assunzione di sostanze stimolanti
- Presenza di rumori respiratori anomali (rantoli, sibili, crepitii, stridori)
- Valori fuori dai range di normalità o riscontro di anomalie quali apnee (sia diurne che notturne)
- Dolore toracico associato alla respirazione
- Qualsiasi altro segno o sintomo rilevato durante la rilevazione della FR
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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