I principali dispositivi di somministrazione dell’ossigenoterapia

Scarica PDF Stampa
L’ossigeno (O2) è l’unico ed il più importante elemento richiesto dagli esseri umani per vivere. L’ossigeno viene prodotto e venduto come gas medicinale ed è un farmaco a tutti gli effetti (D.Lgs 219/06) e come gli altri farmaci necessita di prescrizione medica.

I principali dispositivi di somministrazione dell’ossigenoterapia

L’impiego di tali dispositivi prevede la presenza di attività respiratoria spontanea del paziente.

  • Cannule nasali.
  • Maschera facciale semplice.
  • Maschera con reservoir.
  • Maschera con reservoir senza ”rebreathing”.
  • Maschera Venturi (ventimask).

Sistemi di O2T a basso flusso

Cannula nasale, maschera facciale semplice e maschera con reservoir fanno parte dei sistemi di erogazione a basso flusso, cioè quello in cui il flusso è inadeguato alle richieste inspiratorie del paziente, per cui una porzione del gas inspirato è composta di aria ambiente: la risultante FIO2 è un bilanciamento fra i gas ottenuti tra queste due sorgenti.

Un sistema di questo tipo è efficace soltanto per pazienti con vie aeree superiori intatte, modello di respirazione stabile e frequenza respiratorie stabile.

Sistemi di O2T ad alto flusso

I sistemi ad alto flusso, invece, riescono a soddisfare completamente le esigenze del paziente. Il flusso erogato supera di circa 4 volte quello richiesto. In questi casi quindi la FiO2 è garantita al valore prefissato. Fa parte del sistema ad alto flusso la Maschera di Venturi

Maschera di Venturi

Maschera morbida per ossigenoterapia a concentrazione variabile. E’ il sistema più efficiente e sicuro per la somministrazione di O2 a percentuali controllate. La caratteristica di questa maschera è costituita da una restrizione nel punto in cui l’aria ambiente si mescola con l’ossigeno, erogando così una miscela secondo le necessità richieste dal paziente.

Questa maschera sfrutta, per erogare concentrazioni di O2 costanti, l’effetto Venturi: l’O2 sotto pressione passa attraverso uno stretto orifizio che determina un aumento della velocità delle particelle e una riduzione della pressione determinando una pressione sub-atmosferica che risucchia l’aria ambiente dentro il sistema.

Pertanto il 100% dell’aria inspirata in un sistema simile, è sufficiente a compensare tutta la domanda inspiratoria del paziente dal momento che il flusso inspiratorio di ossigeno rimarrà costante. Sulla maschera ogni colore corrisponde ad una percentuale di ossigeno erogabile (sulla base dei litri al minuto forniti indicati dalla casa).

Potremmo fare un esempio:
BLU = 24% a 2 litri/minuto
BIANCO = 28% a 4 litri/minuto
ARANCIO = 31% a 6 litri/minuto
GIALLO = 35% a 8 litri/minuto
ROSSO = 40% a 8 litri/minuto
ROSA = 50% a 12 litri/minuto
VERDE = 60% a 15 litri/minuto

Questa maschera è indicata in pazienti in cui è importante conoscere la FiO2 (frazione inspirata di ossigeno) da erogare, come i portatori di BPCO ma non è indicata in emergenza in quanto non permette di avere concentrazioni elevate di O2.

Nel caso sia necessario somministrare livelli elevati di ossigeno dovranno essere usati sistemi ad alto flusso come la maschera di reservoir.

Maschera con reservoir

Maschera morbida per ossigenoterapia ad alta concentrazione completa di sacchetto RESERVOIR. Somministra concentrazioni di ossigeno comprese tra 60 e 90% se utilizzate con flussi compresi tra 10-15 litri/minuto.

La concentrazione di ossigeno erogata non è precisa e dipende dal flusso di ossigeno e dal drive ventilatorio del paziente. Il reservoir è separato dalla maschera da una valvola a una via che impedisce il re-breathing (quando il flusso dell’ossigeno non è sufficiente a “lavare” via dalla maschera la CO2 che il paziente continua a respirare).

Altre valvole ricoprono i fori laterali impedendo l’entrata di aria durante l’inspirazione. Ad un minimo flusso di 15 L/min, se il reservoir è ben riempito e l’aderenza è buona questa maschera può assicurare il 75% di FiO2. È la maschera da utilizzare in caso di emergenza. Il serbatoio (sacchetto) si riempie con l’alto flusso di ossigeno.

Maschera semplice

E’ la comune maschera per ossigeno in plastica trasparente ormai un disuso. La maschera semplice crea una riserva attraverso cui l’02 è introdotto e l’aria ambiente è mescolata per mezzo di aperture laterali dalle quali proviene l’atmosfera inspirata.

I vantaggi sono costituiti dal fatto che con essa possono essere erogate più elevate concentrazioni di ossigeno, mentre per un corretto funzionamento si impone una perfetta aderenza al viso del paziente.

È in grado di somministrare una FiO2 dal 35 al 55% tenendo un flusso tra i 6 e i 10 L/min. Anche per la maschera facciale il raggiungimento della FiO2 desiderata dipende dalla frequenza e dal tipo di Respirazione.

Le maschere sono dotate di aperture laterali per evitare il rebreathing e per garantire l’influsso di aria ambiente. Con questo metodo è sempre necessario umidificare l’aria inspirata. Sotto i 5 litri ci possono essere fenomeni di rebreathing e aumento della CO2 inspirata. Per questi motivi non è adatta nel sospetto BPCO o nei pazienti a rischio ipercapnico.

I limiti della maschera sono:

  • attutisce la voce ed è di ostacolo nell’alimentazione,
  • scarso adattamento,
  • si dimostra ingombrante durante il sonno
  • è mal tollerata dai pazienti che preferiscono la cannula nasale.

Sondino nasale o sonda ossigeno

Il sondino nasale è molto simile ad un sondino di aspirazione, ma di solito più morbido e flessibile.

Serve a somministrare ossigeno a bassi flussi (come gli occhialini) ed è ben tollerato dai pazienti con deficit cognitivi che respirano anche con la bocca. Va inserito in faringe, in particolare nella rinofaringe.

Di norma si prende la misura della lunghezza da inserire nel naso ponendo l’estremità sulla punta del naso arrivando al lobo dell’orecchio. Questa lunghezza è appropriata per arrivare in faringe e ossigenare direttamente le vie respiratorie superiori bypassando naso e bocca.

Cannula nasale high flow

E’ costituita da un apparecchio compressore, da un miscelatore, da un umidificatore attivo, da un circuito riscaldato e dalla parte terminale – di silicone morbido e spesso – che si pone davanti alle narici del paziente. Lo scopo è

erogare ossigeno umidificato e caldo con FiO2 regolabile grazie a flussi fino a 60 l/min. Questa ossigenoterapia ha il beneficio di ridurre gli spazi morti anatomici, fornire una FiO2 costante e regolabile, garantire una buona umidificazione, ma soprattutto dare un effetto PEEP (pressione positiva di fine espirazione che recluta gli alveoli migliorando gli scambi).

Si utilizza spesso in terapia intensiva o sub intensiva, perché consiste in una buona alternativa alla ventilazione non invasiva. Il comfort non è spesso ideale per il paziente, ma i risultati clinici sono ottimi.

Se vuoi saperne di più sull’argomento dell’ossigenoterapia:

Autore: Gianluigi Romeo

Aggiornato il 26/10/2020

Fonti:

• Mattioli Editore, 2015. L’insufficienza respiratoria: basi razionali dell’ossigeno-terapia e della ventilazione meccanica. Albino Petraglia • EU Guide to Good Manufacturing Practice, Versione finale dell’allegato 6, April 2001
• Arch Bronconeumol. 2015 Jan;51(1):31-7. The debate on continuous home oxygen therapy. Díaz Lobato, García González, Mayoralas Alises.
• Semin Respir Crit Care Med. 2015 Aug;36(4):552-66. Supplemental Oxygen Therapy for Patients with Chronic Obstructive Pulmonary Disease. Barjaktarevic I., Cooper C.
• Clin Ther. 2017 Sep 18. pii: S0149-2918(17)30903-7. Efficacy and Safety of Hyperbaric Oxygen Therapy Used in Patients With Diabetic Foot: A Meta-Analysis of Randomized Clinical Trials. Zhao D, Luo S, Xu W, Hu J, Lin S, Wang N. • J Prev Med Hyg. 2017 Jun;58(2):E161-E165. Humidifiers for oxygen therapy: what risk for reusable and disposable devices? La Fauci V, Costa GB, Facciolà A, Conti A, Riso R, Squeri R.
• Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2017 Jul;21(3 Suppl):67-72. The application value of continuous nursing for home oxygen therapy of patients in the stable phase of chronic obstructive pulmonary disease. Yu YL, Zheng XS, Han XX, Sun MJ.

FORMATO CARTACEO

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Studio Infermieristico DMR

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento