L’ipertensione arteriosa è una delle patologie più diffuse e insidiose del nostro tempo. Spesso asintomatica nelle fasi iniziali, può svilupparsi silenziosamente per anni, causando danni progressivi agli organi vitali come cuore, reni e cervello.
Il controllo regolare della pressione sanguigna e una corretta educazione sanitaria sono fondamentali per la prevenzione e la gestione di questa condizione, che può essere tenuta sotto controllo attraverso modifiche dello stile di vita e, quando necessario, con l’ausilio di terapie farmacologiche mirate.
In questo articolo analizzeremo le cause, i sintomi, i criteri diagnostici e le strategie terapeutiche per gestire l’ipertensione, con un focus sulle più recenti linee guida per una gestione efficace e personalizzata.
Indice
Definizione dell’ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa (dai pazienti chiamata anche pressione alta) è una condizione caratterizzata da un aumento prolungato della pressione sanguigna nelle arterie a riposo, coinvolgendo sia la pressione massima (sistolica) che la pressione minima (diastolica), o entrambe contemporaneamente. Il ciclo cardiaco è direttamente responsabile di queste pressioni intravascolari.
Questa elevazione della pressione sanguigna rappresenta una grave condizione clinica spesso sottovalutata dai pazienti, poiché può rimanere asintomatica fino a fasi avanzate del suo sviluppo, quando i danni causati sono irreversibili, motivo per cui è talvolta chiamata “Silent Killer”.
Le cause dell’ipertensione possono essere di diversa natura, talvolta non identificabili o di origine sconosciuta (ipertensione essenziale), altre volte legate a patologie croniche come l’insufficienza renale o epatica, l’uso di determinati farmaci (ipertensione iatrogena) o possono essere correlate a fattori evolutivi come la gravidanza.
In Italia, l’ipertensione arteriosa colpisce in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne, con una prevalenza che aumenta progressivamente con l’età, interessando circa due terzi delle persone di età superiore ai 65 anni. Tuttavia, si stima che almeno la metà di coloro che soffrono di ipertensione non sia consapevole della propria condizione.
Nella maggior parte dei casi, l’ipertensione vascolare si mantiene a livelli moderati e presenta un decorso generalmente stabile nel corso degli anni o anche dei decenni. Tuttavia, nonostante questa stabilità apparente, l’ipertensione è associata a un rischio aumentato di gravi complicazioni, tra cui l’infarto miocardico acuto (IMA), l’insufficienza cardiaca e l’ictus (infarto cerebrovascolare).
Eziologia della pressione alta
L’ipertensione arteriosa può essere classificata in due forme principali: essenziale (primaria) e secondaria.
L’ipertensione essenziale rappresenta la forma più comune nella popolazione, costituendo circa il 95% di tutti i casi. La sua patogenesi è ancora incerta, ma spesso è il risultato di stili di vita scorretti in individui geneticamente predisposti.
Molti fattori ambientali contribuiscono in modo determinante all’espressione delle predisposizioni genetiche, tra cui lo stress, l’obesità, il fumo, la mancanza di attività fisica e un eccessivo consumo di sale. Studi recenti hanno anche evidenziato che eventi occorsi nei primi anni di vita, come un basso peso alla nascita, il fumo materno durante la gravidanza e l’assenza dell’allattamento al seno, possono aumentare il rischio di sviluppare questa condizione in età adulta.
L’ipertensione secondaria, invece, è determinata da cause identificabili. La malattia renale è la causa più comune di ipertensione secondaria, soprattutto nei bambini, ma esistono anche altre cause. Queste possono includere condizioni endocrine come la sindrome di Cushing, l’ipertiroidismo o l’ipotiroidismo, e l’acromegalia. Altre possibili cause comprendono l’obesità, l’apnea notturna, la gravidanza, il consumo eccessivo di liquirizia e l’assunzione di alcuni farmaci.
È fondamentale distinguere tra ipertensione essenziale e secondaria, poiché il trattamento e la gestione possono variare in base alla causa sottostante. Una diagnosi accurata è essenziale per garantire il trattamento più efficace e per prevenire complicazioni legate all’ipertensione sistemica.
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Segni e sintomi dell’ipertensione
L’ipertensione, spesso silente per anni, può infliggere danni progressivi a organi vitali come le arterie, il cuore e i reni. Inizialmente, questa condizione è asintomatica, ma nel corso del tempo, il logoramento costante causato dall’aumento della pressione sanguigna può manifestarsi attraverso sintomi indicativi del danno agli organi bersaglio.
Alcune crisi ipertensive possono portare a segni e sintomi evidenti, tra cui cefalea, epistassi (sanguinamento dal naso) e confusione. I pazienti con comorbilità cardiovascolari hanno un rischio maggiore di sviluppare complicazioni gravi come infarto miocardico e ictus cerebrale, quindi richiedono particolare attenzione e monitoraggio.
La malattia ipertensiva può ridurre significativamente la durata della vita dei pazienti, ma raramente si presenta con sintomi evidenti, generalmente viene identificata tramite screening o durante indagini mediche svolte per altre ragioni.
Tuttavia, alcune persone possono sperimentare sintomi come mal di testa, soprattutto al mattino, dolore toracico, palpitazioni, dispnea (sensazione di mancanza d’aria), epistassi, vertigini, acufene e disturbi visivi, che possono essere associati all’ipertensione, in particolare quando essa è influenzata dall’ansia.
Diagnosi
La diagnosi dell’ipertensione solitamente inizia con la misurazione regolare della pressione arteriosa, insieme ad altri parametri vitali come la frequenza cardiaca e la saturazione, seguita da un monitoraggio continuo per una o più settimane, spesso registrato in un “diario pressorio”.
Nei pazienti asintomatici con conferma di “pressione alta“, è essenziale individuare eventuali danni agli organi, che potrebbero non essere manifesti attraverso sintomi o segni evidenti. Per i pazienti con una storia clinica di elevata pressione arteriosa, è fondamentale valutare la progressione della malattia ipertensiva e le sue attuali implicazioni sugli organi. Un sintomo evidente di problemi che andrebbero indagati dal proprio medico è il dolore toracico.
Gli esami diagnostici possono comprendere l’analisi delle urine, inclusa una raccolta delle urine delle 24 ore e la ricerca di proteine, azoto ureico e creatinina.
Inoltre, possono essere effettuati test come l’elettrocardiogramma (ECG), l’ecocardiogramma e il test ergometrico, nonché esami ematici per valutare elettroliti, BNP (peptide natriuretico), funzionalità renale ed epatica, TSH, profilo lipidico e livelli glicemici.
Durante l’esame obiettivo, vengono effettuate valutazioni aggiuntive, tra cui l’auscultazione per rilevare rumori respiratori, la palpazione dei polsi periferici, la misurazione della pressione arteriosa in entrambe le braccia, la ricerca di soffi addominali, nonché l’esame obiettivo neurologico e l’esame del fondo dell’occhio.
Le società scientifiche dedicate a questa malattie, pubblicano periodicamente le loro linee guida relative ai valori normali della pressione arteriosa sistolica (PAS) e pressione arteriosa diastolica (PAD). Secondo le Linee Guida 2024 della European Society of Hypertension (ESH), la classificazione dell’ipertensione arteriosa è stata aggiornata con i seguenti criteri:
- Pressione arteriosa normale:
- Sistolica (PAS) <130 mmHg
- Diastolica (PAD) <85 mmHg
- Normale-alta:
- PAS 130-139 mmHg
- PAD 85-89 mmHg
- Ipertensione di grado 1 (Lieve):
- PAS 140-159 mmHg
- PAD 90-99 mmHg
- Ipertensione di grado 2 (Moderata):
- PAS 160-179 mmHg
- PAD 100-109 mmHg
- Ipertensione di grado 3 (Severa):
- PAS ≥180 mmHg
- PAD ≥110 mmHg
- Ipertensione sistolica isolata:
- PAS ≥140 mmHg
- PAD <90 mmHg
Secondo le Linee Guida ESH, la diagnosi di ipertensione arteriosa deve basarsi su misurazioni ripetute della pressione, effettuate in diverse occasioni per garantire un’accuratezza diagnostica ottimale. Si raccomanda di eseguire almeno tre misurazioni in giorni diversi, con un intervallo minimo di una settimana tra loro, utilizzando strumenti validati.
La misurazione in ambulatorio rimane il metodo principale, ma in alcuni casi è consigliato anche il monitoraggio domiciliare o quello delle 24 ore tramite holter pressorio per confermare la diagnosi ed escludere fenomeni come l’ipertensione da camice bianco o l’ipertensione mascherata. La diagnosi si conferma con valori di pressione arteriosa sistolica (PAS) ≥140 mmHg e/o pressione arteriosa diastolica (PAD) ≥90 mmHg, rilevati in più occasioni.
Nel caso in cui il paziente o il suo caregiver siano incaricati di monitorare la pressione arteriosa a domicilio, il personale sanitario, e se disponibile l’infermiere di famiglia o l’infermiere ADI, dovrà fornire indicazioni dettagliate sulle modalità corrette di misurazione.
È essenziale che la pressione venga rilevata in momenti precisi della giornata, come al mattino prima dell’assunzione dei farmaci e alla sera prima di coricarsi, seguendo una corretta tecnica di misurazione: il paziente deve essere seduto comodamente, bisogna attendere qualche minuto in tranquillità prima di rilevare il valore, con la schiena appoggiata su uno schienale lievemente abbassato e il braccio all’altezza del cuore, utilizzando strumenti validati e con memoria per registrare i valori. L’integrazione di questi dati con le misurazioni ambulatoriali consente una valutazione più precisa e una gestione terapeutica personalizzata.
Trattamento farmacologico dell’ipertensione
È fondamentale incoraggiare tutti i pazienti affetti da ipertensione arteriosa a intraprendere modifiche dello stile di vita come prima linea di difesa, prima di considerare un trattamento farmacologico, poiché tali cambiamenti rivestono un ruolo cruciale nella prevenzione e nel controllo dell’ipertensione.
L’educazione riguardo a una dieta equilibrata, l’esercizio fisico appropriato e la corretta misurazione e interpretazione della pressione arteriosa è essenziale. La tenuta di un diario pressorio per monitorare regolarmente i valori della pressione sanguigna aiuta il paziente a comprendere meglio la propria condizione.
Nel caso in cui sia necessario ricorrere alla terapia farmacologica, esistono diverse classi di farmaci che agiscono attraverso meccanismi vari per ridurre la pressione arteriosa. Tra questi troviamo:
- Adreno-litici: tra cui i beta-bloccanti, alfa-bloccanti, alfa-beta-bloccanti e adrenolitici periferici, bloccano il sistema simpatico, che può aumentare la pressione arteriosa durante lo stress. I beta-bloccanti sono comunemente usati, specialmente nei giovani e in coloro con problemi cardiaci o emicrania, ma possono avere effetti collaterali negli anziani. Gli alfa-bloccanti sono meno utilizzati, e gli adrenolitici periferici sono considerati come terapia aggiuntiva solo se necessaria.
- ACE inibitori: gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) agiscono dilatando le arteriole e riducono la pressione arteriosa bloccando la formazione dell’angiotensina II, una sostanza che causa la costrizione delle arteriole.
- Antagonisti del recettore per l’Angiotensina II: i bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ARB) riducono la pressione arteriosa bloccando l’azione dell’angiotensina II, simile all’effetto degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), ma con minori effetti collaterali.
- Calcio antagonisti: i calcio-antagonisti dilatano le arteriole con un meccanismo diverso e sono particolarmente utili in soggetti di origine africana e anziani. Esistono varianti a breve e lunga durata d’azione, con quest’ultime preferite per il trattamento dell’ipertensione al fine di evitare potenziali rischi cardiaci associati alle versioni a breve durata d’azione.
- Diuretici: il trattamento iniziale dell’ipertensione può comprendere diuretici tiazidici come, che promuovono la dilatazione dei vasi sanguigni e riducono la volemia e la pressione, ma possono causare la perdita di potassio. In alcuni casi, può essere necessario aggiungere un integratore di potassio o utilizzare un diuretico risparmiatore di potassio. Questa terapia è particolarmente adatta per soggetti di origine africana, anziani, obesi o con insufficienza cardiaca o malattia renale cronica.
È importante notare che queste molecole possono essere utilizzate individualmente o in combinazione per il trattamento dell’ipertensione. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che la semplice somministrazione di farmaci senza una spiegazione adeguata non costituisce un approccio educativo completo.
L’educazione è un processo intenzionale finalizzato a generare cambiamenti significativi nel paziente, pertanto, una comprensione approfondita del trattamento è essenziale per ottenere dei risultati positivi che possano portare il paziente a ridurre al minimo i rischio correlati a questa condizione pre-patologica e ad aumentare la qualità di vita.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram)
Fonti:
- Kreutz R, Brunström M, Burnier M, et al. European Society of Hypertension clinical practice guidelines for the management of arterial hypertension. Eur J Intern Med. 2024 Aug;126:1-15. doi: 10.1016/j.ejim.2024.05.033. Epub 2024 Jun 24. PMID: 38914505.
- Bakris G.L. (2023). Ipertensione. MSDManuals.com [link]
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